La Alfa Romeo Giulietta SS vincitrice del premio di Best of show a Villa d'Este

La villa dei sogni. A Cernobbio annuale edizione del prestigioso “Concorso d’Eleganza”

di Sergio Troise
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CERNOBBIO - Esclusivi, riservati ad una ristretta élite di miliardari, habitué del lusso e dei privilegi della gente che può. Così vengono definiti i grandi eventi riservati alle auto d’epoca. In parte è vero. Ma c’è anche tanto altro da scoprire. Soprattutto se gli organizzatori hanno solide basi culturali, come capita a Villa d’Este, dal 1929 sede del più prestigioso concorso del mondo. Per tradizione si chiama ancora Concorso d’eleganza, in realtà da quando, nel 1999, i tedeschi di BMW Group (BMW, Mini, Rolls Royce) hanno assunto il patrocinio della manifestazione affiancando il Grand Hotel affacciato sulle rive del lago di Como, le cose sono cambiate: ogni anno un tema diverso, capace di documentare al meglio alcuni aspetti specifici della storia e dell’evoluzione dell’auto.
 

 

L’edizione 2017 è stata dedicata al “giro del mondo in 80 giorni, viaggio nell’era dei record”. Un tema chiaramente ispirato a Jules Verne e alle avventure intraprese dai pionieri del Grand Tour sin dall’800, quando l’automobile ancora non esisteva. Più d’una mostra e d’un concorso, dunque; piuttosto un suggestivo viaggio a ritroso nel tempo, dai demoni della velocità dell’età dell’oro fino ai bolidi da competizione degli anni 50/60/70. Cinquantuno le auto in concorso, provenienti da 16 nazioni, la maggior parte dagli Usa; una trentina i marchi in passerella, con buona rappresentanza del made in Italy e, soprattutto, della Ferrari. Di estrema rarità alcuni dei gioielli in concorso, ma non necessariamente macchinoni: sotto i cofani, motori da uno a 12 cilindri, con potenze da 1,5 a 450 cavalli. La cilindrata più elevata? Quella di una Rolls-Royce, la Phantom One del 1926, con i suoi 7.668 cc, passati però in second’ordine rispetto alla originalità e all’opulenza degli interni.

Ciò detto, la Coppa d’oro è andata ad un’auto lontana anni luce dalle dimensioni e dallo sfarzo dell’inglesona simbolo del lusso su quattro ruote. La giuria ha assegnato infatti il premio alla Nibbio, minuscola quanto straordinaria auto da record costruita in tre esemplari tra il 1935 e il 1947 dal conte Giovanni Lurani: una monoposto piccola piccola, con ruote sottili, carrozzeria in alluminio, con motore Guzzi 500 monocilindrico (sono stati utilizzati anche un bicilindrico 250 aspirato e un 250 sovralimentato). Per contenere il peso – pensate - l’auto è priva di strumentazione, non ha differenziale e nemmeno i freni. Per rallentarla si usa una cinghia di cuoio comandata a mano, che sfrega sull’asse posteriore. In tutto ha ottenuto una quindicina di record. La Nibbio è stata gelosamente conservata dagli eredi del conte Lurani ed è tuttora custodita nel garage della loro tenuta a Torre Ruffi, in Piemonte: qui vivono la figlia di Lurani, Cica, e suo figlio Federico Göttsche.

Il premio di Best of show (vittoria assegnata sia dalla giuria di esperti sia dal pubblico) è andato all’Alfa Romeo Giulietta SS prototipo del 1957: un altro pezzo di storia importante, in quanto prefigura l’evoluzione dello stile delle sportive Alfa, rendendo omaggio alla memoria di Bertone e del suo designer Franco Scaglione, uno dei più autorevoli esponenti della scuola italiana di design. Erede della fortunata serie di prototipi BAT (Berlinetta Aerodinamica Tecnica), la Giulietta SS Prototipo è l’anello di congiunzione tra queste dream car e la SS di serie, entrata in produzione nel 1959.

Al di là dei premi, sono state molte le auto che hanno incantato esperti e visitatori. Tra le più ammirate, ha spopolato l’italo americana Ghia L 6.4, gran coupé costruita tra il 1960 e il 1962 in soli 26 esemplari, uno dei quali – quello esposto a Cernobbio - appartenuto a Dean Martin e da lui utilizzato anche nel film “Baciami stupido” di Billy Wilder. Particolare curioso, l’attore americano pretese una fondina per la pistola sistemata sotto al sedile di guida. Tra i pezzi più datati, ha incantato invece la monoposto Ballot 3/8 LC del 1920: conservata così com’era, mai restaurata, è l’auto che il 4 settembre 1921 vinse il primo Gran Premio d’Italia sul circuito bresciano di Montichiari. Come tradizione, a Villa d’Este s’è svolto anche il concorso riservato alle moto d’epoca: il premio più significativo, quello dedicato ai leggendari pionieri delle due ruote, è andato alla belga “Gillet Tour du Monde”: una bicilindrica 2 tempi di 350 cc che nel 1926 fu la prima motocicletta a fare il giro del mondo.

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Mercoledì 14 Giugno 2017 - Ultimo aggiornamento: 15-06-2017 19:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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