La linea di montaggio Fiat di Melfi

Fiat, per gli operai premi fino a 1.500 euro. Più alti solo nelle fabbriche più efficienti

di Diodato Pirone
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Molti soldi ma non a pioggia, anzi premi diversi da fabbrica a fabbrica. Aumenti che superano anche il 7% della paga annua ma variabili perché basati sull'aumento dell'efficienza e della riduzione dei costi (almeno il 6%) di ogni stabilimento ottenuti anche tramite le proposte dei lavoratori. E' la filosofia alla base del sistema premiale per gli 86.000 dipendenti di Fiat (auto e furgoni) e Cnh (trattori e camion) annunciato ieri al termine di un vertice azienda-sindacati.

I premi di produzione Fiat alla fine di questo mese porteranno nelle tasche degli operai di alcune fabbriche una vera e propria quattordicesima (1.476 euro lordi a Pomigliano dove si assembla la Panda) e in altri un discreto gruzzoletto che va dai 760 euro di Mirafiori Carrozzeria (Mito) e dell'abruzzese Sevel (Ducato) ai 922 di Grugliasco (Maserati) e ai 1.230 di Cassino (Alfa Romeo Giulietta). Per aver un'idea del peso del premio di produzione va ricordato che un operaio Fiat guadagna fra i 22 e i 25 mila euro lordi l'anno.


Con una scelta inusuale per i parametri italiani, circa il 3% dei dipendenti, legati a stabilimenti minori cronicamente in cassaintegrazione come la PCMA di Napoli, non riceveranno nulla se non i 330 euro annui di un altro premio legato ai risultati aziendali. I premi di produzione – che saranno pagati integralmente anche ai cassaintegrati che lavorano almeno 11 giorni nel mese o 64 nel trimestre, anche qui, dunque, non a tutti - sono più alti di circa 400 euro per i quadri mentre mediamente sono inferiori di circa 300 euro nelle aziende del gruppo Cnh.

Il meccanismo dei premi diversi da fabbrica a fabbrica non è una novità assoluta per l'Italia. E' molto diffuso, ad esempio, nelle aziende che sfornano elettrodomestici. Ma è la prima volta che viene applicato nei 46 stabilimenti Fiat, anzi FCA, che resta la prima impresa manifatturiera italiana anche se con un contratto diverso da quello Federmeccanica-Confindustria.

Quest'ultimo non è un dettaglio da poco perché il premio Fiat “esplode” mentre la classica contrattazione nazionale è impantanata. Se FCA, infatti, paga un premio di produzione variabile e non fisso è altrettanto vero che i soldi versati dal Lingotto sono nettamente di più rispetto ai 260 euro per tutti proposti da Federmeccanica al tavolo delle trattative sul rinnovo del contratto. Il premio FCA è anche decisamente più alto rispetto agli ipotetici aumenti legati all'inflazione come previsti dai contratti nazionali che, con l'attuale bassa inflazione, produrrebbero incrementi pari a 28 euro annui.

Leggendo in filigrana il premio di produzione Fiat emergono tre grandi innovazioni probabilmente dirompenti per l'ingessato sistema contrattuale italiano.

Primo: gli operai Fiat si vedono legare le prorpie buste paga non più, o meglio non solo, alla contrattazione sindacale ma al successo dei prodotti e delle strategie industriali poiché l'anno scorso la rete di stabilimenti italiani del gruppo ha sfornato 927.000 veicoli, ben 277.000 (+46%) in più rispetto al 2014, esportandone oltre 100.000 in America.

Secondo: si conferma la funzionalità della misurazione della qualità del lavoro di ogni stabilimento FCA con il sistema WCM (World Class Manufacturing) che consente una sorta di gara fra le fabbriche basata non solo sulla produttività ma anche, ad esempio, sull'assenza di infortuni sul lavoro. Infatti non a caso il premio più alto è andato a Pomigliano che gode della valutazione “oro” nella classifica WCM.

Terzo: il premio aumenta sulla base della riduzione dei costi delle singole fabbriche cui sono chiamati a contribuire gli stessi lavoratori (e i sindacati) con proposte di miglioramento e di partecipazione al processo produttivo.

La notizia del premio è stata accolta con favore dai 5 sindacati (Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione Quadri) firmatari del contratto Fiat. “Il contratto FCA sta dando i suoi frutti per i lavoratori – ha detto Rocco Palombella, segretario Uilm – L'unico rammarico riguarda la piccola percentuale di dipendenti esclusi dal premio. Ora si tratta di definire lo sviluppo della rete produttiva Fiat nell'incontro con Marchionne che terremo a marzo”. Per Ferdinando Uliano, responsabile Fiat della Fim: “Non si può che accogliere positivamente la distribuzione del premio di produzione anche perché con il vecchio sistema legato all'inflazione avremmo assicurato aumenti per 28 euro annui. Se avessimo seguito la strada del "no" sostenuta dalla Fiom, la Fiat avrebbe risparmiato 446 milioni di premi solo nel 2015”. “Siamo di fronte ad un salto di qualità della contrattazione e ad un aumento dei salari – dice Roberto Di Maulo, segretario Fismic – Aumento che sarà ancora più avvertibile con la detassazione dei premi”. Fiom, invece, vede il bicchiere mezzo vuoto. “Si tratta di un bonus non per tutti che fa risparmiare l'azienda – si legge in una nota Fiom – Noi abbiamo chiesto più volte un aumento dei minimi tabellari e invece i lavoratori si trovano bonus variabili che, tra l'altro, penalizzano i cassaintegrati alcuni dei quali non riceveranno nulla”.

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Mercoledì 3 Febbraio 2016 - Ultimo aggiornamento: 08-02-2016 12:58 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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