Sergio Marchionne, numero uno di Fiat e Chrysler

Marchionne, dopo l'Italia sprona il Canada:
«In questo business serve coraggio»

di Diodato Pirone
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TORONTO - “Il Canada non si può permettere di essere un piccolo pesce in acque infestate dagli squali. Questo non è un gioco per chi non ha coraggio". Sergio Marchionne, con lo stile che noi italiani abbiamo imparato a conoscere, ha sferzato così il pubblico, in massima parte canadese, accorso all’inaugurazione dell’Auto Show di Toronto.

L’amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, che ha il doppio passaporto italiano e canadese, ha sfruttato un appuntamento fissato mesi fa per lanciare un messaggio chiarissimo: sono pronto ad investire massicciamente ma a patto che ci siano condizioni favorevoli. E per condizioni favorevoli Marchionne intende sussidi pubblici e infrastrutture (e forse più in là anche condizioni di lavoro) che rendano conveniente al nuovo colosso automobilistico produrre automobili “da esportare in tutto il mondo”. Marchionne ieri non ha fatto cifre ma dalle indiscrezioni della stampa canadese si sa che FCA intende investire circa 3,5 miliardi di dollari canadesi (2,2 miliardi di euro) in Canada in più anni per ristrutturare le sua fabbriche.

Sul piatto della bilancia Marchionne ha messo un modello strategico come il minivan (il Voyager fu inventato da Chrysler negli anni Ottanta) che dovrebbe essere assemblato solo in Canada e da lì esportato in tutto il mondo. Un boccone ghiotto per un paese che – esattamente come l’Italia – da anni assiste al declino della sua manifattura e che mantiene in piedi la bilancia commerciale solo perché è dotato di immense riserve di materie prime.

Nei giorni scorsi, Jim Flaherty, ministro canadese ha detto che Marchionne sta facendo richieste "sostanziali" ma ha fatto capire i rischi legati a un mancato accordo. Secondo DesRosiers Automotive Consultants, dal 2000 il Paese ha perso oltre 51.000 posti di lavoro nel settore delle quattro ruote e si prepara a perdere un impianto di assemblaggio di General Motors, che va verso lo snellimento delle sue strutture nella città canadese di Oshawa. "Dobbiamo stare molto attenti a quello che facciamo prima di lasciare andare via dall'Ontario uno dei principali produttori di auto", ha aggiunto Flaherty riconoscendo il ruolo "fondamentale" del settore auto nell'economia canadese.

Marchionne ieri ha ribadito che molte amministrazioni americane e messicane (entrambi stati federali) sarebbero disposti a assicurare abbondanti sussidi a FCA pur di assicurarsi gli investimenti. E ha fatto l’esempio del Brasile che finanzia a basso tasso d’interesse l’85% della nuova maxifabbrica di Pernambuco. Finora il canada aveva assicurato finanziameni pubblici pari al 20% per piccoli investimenti (130 milioni) assicurati da Ford. Ora il governo di Ottawa ha già deciso di stanziare 500 milioni di dollari per il 2014 e il 2015 e ha trovatio i fondi per un nuovo ponte che snellirà i collegamenti stradali con Detroit. Basterà tutto questo a convincere FCA a dare il via libera al maxi-investimento in Canada?

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Venerdì 14 Febbraio 2014 - Ultimo aggiornamento: 15-02-2014 21:33 | © RIPRODUZIONE RISERVATA