La nuova Ford Mustang Convertible è arrivata in Europa

Ford, la mitica Mustang sbarca in Europa:
Fastback o Convertible non ha rivali

di Nicola Desiderio
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MONACO DI BAVIERA – Finalmente Europa, finalmente Mustang. Si sente ormai arrivare al galoppo il “cavallo selvaggio” di Ford, l’auto che da oltre 50 anni incarna l’anima sportiva dell’Ovale Blu e della bandiera a Stelle e Strisce senza mai però uscire dal suolo patrio.


Anche per lei però, come ogni Ford che si rispetti, è arrivato il momento di diventare globale e di far guidare a tutto il mondo, Italia compresa, un pezzo dell’America motoristica più autentica, una vera e propria icona che nacque nel 1964 come “pony car” e diventò “muscle car” alla fine degli anni Sessanta. Una vera yankee, eppure un po’ latina nel nome e persino un po’ europea di cuore ed italiana nei geni. L’idea di farla infatti venne ad un certo Lee Iacocca, una delle leggende del motorismo americano, figlio di Nicola e Antonietta Perrotta, emigranti da San Marco dei Cavoti (Benevento).

La Mustang che venne presentata al Salone di New York del 1964 era un’innocua cabriolet per i cosiddetti “baby boomers” con il motore V4 da 105 cv della Taunus, carrozzeria bianca e interni e capote rossa. Il suo nome derivava dal messicano “mustango” che vuol dire cavallo selvaggio. Era nata una nuova idea di automobile che gli americani definirono “pony car” non per caso. Ma a trasformarla in una selvaggia “muscle car” a suon di V8 e “cubic inches” ci pensò Carrol Shelby, uno degli artefici dello strapotere Ford alla 24 Ore di Le Mans dal 1966 al 1969.

Prima in pista e poi su strada, la Mustang fu presto sinonimo di “tanto con poco”, ma nel frattempo era diventata già una star del cinema: dalla prima apparizione in “007 Goldfinger” nell’anno del battesimo fino all’apoteosi di “Bullit” con Steve McQueen: 9 minuti e 42 secondi di inseguimento a suon di V8 sui saliscendi di San Francisco battagliando con una Dodge Charger e riproducendo una sfida che partiva dai concessionari e arrivava alle corse di “stock car”.

Era il 1968 e solo uno degli oltre 500 film dove la Mustang ci mette la faccia. Una faccia che, nonostante siano passati 10 lustri, non ha neppure una ruga e sempre i soliti lineamenti: uno squalo senza pinne, con tre branchie sul montante posteriore e riprodotti sia nei fari sia nei tre segmenti di luce che costituiscono i gruppi ottici posteriori. E poi c’è quel muso inconfondibile ad angolo acuto che sembra proprio quello di un pescecane con le fauci minacciosamente socchiuse.

Un muscolo unico solcato da tendini intorno alle spalle e sul lungo cofano che è pronto a sollevarsi all’istante in caso di urto con il pedone. È una 2+2, ma ha ben 8 airbag, e quello per le ginocchia del passeggero è sistemato nello sportellino del cassetto portaguanti mentre quelli a tendina della fastback, nella convertibile sono sistemati nei poggiatesta. La Mustang va sul sicuro anche per lo stile dell’abitacolo, semplice, immediato persino per i materiali, con vero alluminio su plastiche nere e pelle su sedili, leva del freno a mano e volante.

Quello che serve, con tocchi di nostalgia, come i comandi a cursore, alternati ad altri di contemporaneità come l’illuminazione regolabile su 6 diverse tonalità, il climatizzatore bizona, lo schermo da 8 pollici del sistema Sync2 e il volante che circonda con un bel po’ di pulsanti il cavallo selvaggio sul piantone. Selvaggia sì, ma basta il MyKey per fare dello squalo un pesce rosso da dare in mano al proprio figlio, come una Fiesta o una Focus.

La sesta Mustang della storia è anche la prima ad avere le sospensioni posteriori indipendenti, dotandosi di un sofisticato cinematismo Integral Link che forse inquina la spiritualità essenziale della Mustang, ma la fa crescere in comfort e comportamento stradale. Anche un 4 cilindri potrebbe sembrare una rinuncia, ma si tratta di un 2,3 litri turbo da ben 317 cv e con una coppia robusta (432 Nm tra 2.500 e 4.500 giri/min), capace di spingere l’americana fino a 233 km/h e farla accelerare da 0 a 100 km/h in 5,8 secondi.

Per chi vuole fare l’americano c’è il V8 5.0 – leggasi “five-point-o” – da 421 cv e 530 Nm che porta la Mustang GT fino al muro elettronico di 250 km/h con uno 0-100 km/h in 4,8 secondi e due giochini in più: il launch control e il line lock, ovvero un sistema che blocca le ruote anteriori per scatenare furiosi burn-out con quelle posteriori motrici. Entrambi i motori possono avere il cambio manuale o automatico.

Ce n’è abbastanza per continuare al galoppo una storia fatta da 9 milioni di unità vendute e di un “value for money” unico. Il listino della Ford Mustang parte infatti da 36mila euro e per la GT da 41mila euro, dunque accessibile come nessun’altra auto con motore V8 sul mercato. Da buona americana, potrà dire di nascere da noi ad una nuova vita il 4 luglio e ad attenderla in Italia, senza mai averla vista né toccata, ci sono già 100 clienti che scalpitano per poterne prendere le redini e correre sulle nostre praterie di asfalto. Finalmente.

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Lunedì 11 Maggio 2015 - Ultimo aggiornamento: 17-05-2015 19:49 | © RIPRODUZIONE RISERVATA