La nuova generazione di Mini in versione John Cooper Works

John Cooper Works, una Mini da brividi:
con 231 cavalli è la più potente di sempre

di Sergio Troise
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FIRENZE - Da quando MINI è diventato un marchio BMW (2001) la mitica macchinetta inglese inventata da sir Alec Issigonis si è trasformata in una gamma ampia e articolata di modelli, anche piuttosto lontani dalle origini storiche, come la recentissima 5 porte e la precedente Countryman, “imposte” dalla necessità di assecondare le tendenze di un mercato globale che finora ha assorbito oltre tre milioni di MINI. Ma la versione John Cooper Works, ultrasportiva derivata dalla Cooper S, no. Legata a filo doppio alla tradizione, la super MINI può vantare un legame strettissimo con il passato “corsaiolo” firmato da John Cooper (indimenticabili le tre vittorie nel Rally di Montecarlo) e ripresentarsi dunque, nella terza generazione dell’era bavarese, con le carte in regola per dettare legge nel ristretto campo delle compatte sportive ad alte prestazioni.

In questa ottica va inquadrato il lancio della nuova NINI John Cooper Works, un piccolo “mostro” con motore 2,0 litri twin power turbo da 231 cv/320 Nm, la potenza più alta mai raggiunta da una MINI di serie. Certo, parliamo di un prodotto di nicchia, riservato ad una cerchia non ampia di appassionati, che dal 2008 ha totalizzato, con il modello appena uscito di produzione, 43.100 vendite nel mondo, di cui 1.250 in Italia. Tuttavia in casa BMW non manca l’ottimismo. “Un prodotto di questo tipo – dice Carlo Bottopaola, direttore marketing di MINI Italia – può incontrare difficoltà maggiori in periodi di crisi economica acuta. Ma oggi soffia il vento della ripresa, nei primi quattro mesi del 2015 siamo cresciuti in Italia del 9,4% e cercheremo di cogliere questa opportunità con un prodotto che nella sua categoria si presenta come la massima espressione dell’esclusività e delle prestazioni”.

La nuova MINI JCW si presenta con un aspetto molto aggressivo. Paraurti, fari a led, calandra, griglia, prese d’aria, spoiler, codolini, minigonne, specchi retrovisori esterni, terminali di scarico, sono stati tutti ridisegnati, in parte a beneficio delle prestazioni, in parte solo dell’estetica. Nuovi sono i cerchi ruota, da 17 o 18 pollici (a richiesta) e l’impianto frenante fornito dall’italiana Brembo. Gli interni presentano rivestimenti specifici, sedili con poggiatesta integrato, in stoffa carbon black o pelle (optional), volante sportivo, pedaliera, battitacco, pomello cambio e chiave dedicati. Tra le dotazioni opzionali non mancano i sistemi di infotainment di ultima generazione MINI Connected, navigatore, head-up display, impianto hi-fi. Si può contare inoltre sui controlli di stabilità e di trazione, e sul differenziale a bloccaggio elettronico. Roba che sottrae un po’ dello spirito MINI e del go-kart feeling d’un tempo, ma rende la guida più efficiente e sicura, tenendo a bada, per quanto possibile, il sottosterzo.

In materia di sicurezza, il lavoro più importante lo fanno dotazioni come il Driving Assistant (con regolazione della velocità attiva supportata da una telecamera), l’avvisatore di rischio tamponamanto e investimento pedoni (con funzione di frenata automatica), il dispositivo di riconoscimento della segnaletica stradale, l’assistente di parcheggio, la telecamera di manovra: una massiccia dose di equipaggiamenti all’avanguardia, che fanno lievitare non poco il prezzo iniziale, fissato a 31.200 euro (circa 6000 euro più della Cooper S da 192 cv). Ma per chi rinuncia all’iniezione di potenza supplementare e a qualche dotazione, c’è anche una soluzione light, un po’ più economica, ovvero il kit estetico JCW, che prevede soltanto la personalizzazione della carrozzeria e degli interni.

Al volante ci si sente subito a proprio agio. La potenza è notevole, ma la nuova JCW ha un comportamento abbastanza “educato”: grazie al differenziale autobloccante elettronico non scarica brutalmente i cavalli a terra, e dunque anche nelle accelerazioni più brucianti, in particolare in uscita di curva, non si ha la sensazione di sentirsi “scappare di mano” il volante e l’avantreno, come può capitare ad una trazione anteriore dotata di tanta cavalleria. Nonostante l’inevitabile tendenza al sottosterzo, il comportamento dinamico è rassicurante, come abbiamo potuto verificare lungo strade tortuose, belle e poco trafficate, nell’entroterra toscano, tra Firenze e Siena, dove non abbiamo accusato eccessivi fenomeni di rollio e beccheggio.

Abbiamo anzi apprezzato l’ottimo compromesso tra rigidità e comfort, e una insospettabile capacità di assorbimento delle asperità della strada. Merito, con ogni probabilità, del pianale di nuova generazione (utilizzato dal gruppo BMW anche per altri modelli), della taratura specifica delle sospensioni (multilink dietro, PcPherson con bracci oscillanti avanti) e di diavolerie elettroniche che consentono di scegliere tra stili di guida diversi: grazie al Driving Mode, basta schiacciare un tasto e si passa dalla tranquilla modalità Eco alla cattivissima Sport, passando per l’intermedia Med. A segnalare la scelta, il colore delle informazioni provenienti dalla strumentazione.

In accelerazione, la MINI JCW passa da 0 a 100 km/h in 6,1 secondi e raggiunge (ove consentito) una velocità massima di 246 km/h. Piacevolissimo il sound allo scarico, anche da fermo, mentre in movimento si fa apprezzare il cambio automatico/sequenziale Steptronic a 6 marce, utilizzabile anche con paddles al volante. E’ però un optional da 1750 euro, mentre di serie viene fornito il cambio manuale, sempre a 6 marce, che rappresenta comunque un’ottima soluzione, visto che l’alternativa non è un “doppia frizione” di ultima generazione. La scelta del cambio incide però sui consumi: 6,7 litri/100 km con il cambio manuale, 5,7 con l’automatico (il 20% meno della precedente MINI JCW con motore 1.6).

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Lunedì 11 Maggio 2015 - Ultimo aggiornamento: 20-05-2015 11:32