Il gozzo elettrico Positano 23 del cantiere Esposito

Positano 23, ecco l’eco-gozzo elettrico. Costruito dal cantiere Esposito, ha autonomia fino a 7 ore

di Sergio Troise
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NAPOLI - Da sempre il mondo della nautica è diviso tra velisti e resto del mondo. I primi sono considerati i puristi del mare, più vicini alla natura e rispettosi dell’ambiente, gli altri vengono spesso additati come maniaci della velocità, irrispettosi dell’ambiente, della salute e della sicurezza altrui. In realtà si può essere amanti del mare e della natura anche navigando a motore. E se questo motore è elettrico, può addirittura competere “ad armi pari” con coloro che si affidano alla sola propulsione del vento. Anzi, con la barca a emissioni zero si può rinunciare persino al piccolo propulsore ausiliario utilizzato dalle barche a vela per manovrare nei porti. E, particolare non trascurabile, si può accedere senza problemi alle aree marine protette, spesso i luoghi più belli delle nostre coste e delle nostre isole.

E’ partendo da queste considerazioni che dal mondo della “piccola nautica” arriva ogni tanto qualche coraggiosa proposta mirata ad introdurre le motorizzazioni elettriche anche a bordo di barche da diporto di piccole dimensioni. Più che operazioni commerciali sono proposte d’innovazione, coraggiose ma non velleitarie, non sostenute da apparati tecnologici e da investimenti adeguati, come usa nell’industria automobilistica, ma di certo interessanti. In alcuni casi molto interessanti.

L’ultima novità in ordine di tempo è stata presentata a Navigare, esposizione autunnale di barche svoltasi a Napoli, nelle acque del Circolo Posillipo, dal 21 al 29 ottobre. L’ha proposta il cantiere Esposito di Castellammare di Stabia, specializzato da anni in gozzi (dislocanti e plananti) costruiti in vtr e legno nel solco della tradizione dei maestri d’ascia sorrentini e diventato uno dei punti di riferimento del mercato nautico, soprattutto nel Sud. Ebbene, dopo aver avviato la sperimentazione con il Positano 27 (“troppo grande e dunque troppo costoso per imporsi sul mercato”) questa piccola realtà artigianale s’è inventata un gozzetto di 6,5 metri, il Positano 23, a propulsione totalmente elettrica, e lo ha presentato nella rassegna napoletana.

Con quali ambizioni? «Dimostrare – spiega Stanislao Esposito - che nel campo dell’elettrificazione si possono fare grandi cose senza essere necessariamente un colosso dell’automotive come Nissan, Tesla o Toyota. Loro possono investire ingenti capitali e impegnare legioni di tecnici e ingegneri nelle attività di ricerca e sviluppo, noi ci affidiamo a idee giuste, volontà e ingegno e ad un sano spirito pionieristico».

Il progetto dell’ecogozzo è nato dunque nel golfo di Napoli, sull’asse Castellammare-Ischia, dall’idea di un affezionato cliente ischitano del cantiere Esposito, che a sua volta ha coinvolto nell’operazione la società Fratelli Migliaccio Motori, conosciutissima nell’isola verde per i lavori di meccanica su qualsiasi tipo di motore marino. «Il nostro obiettivo – ha spiegato Gianni Pezzillo (il diportista che ha ispirato e coordinato il progetto realizzato dal cantiere Esposito) era fare qualcosa di utile non solo per la nautica, ma anche per l’ambiente marino. Si parla tanto di inquinamento atmosferico e di problemi causati dalla circolazione delle auto, ma mai nessuno fa qualcosa per il mare, non si muovono né i colossi dell’industria nautica né la politica, se non per imporre divieti e rendere inaccessibili le aree marine protette. Noi lanciamo dunque questa proposta che viene dal basso, ma che può aprire la strada ad un nuovo modo di andar per mare».

Il gozzo elettrico presentato a Napoli – vale la pena ricordarlo – non è una imbarcazione di lusso né propone soluzioni hi-tech fondate sull’innovazione più spinta. «Per contenere i costi adottiamo batterie tradizionali, non agli ioni di litio. Ciò vuol dire che con il tempo le batterie possono usurarsi e richiedere la sostituzione. Ma i costi di gestione del gozzo elettrico sono ridotti a zero, la ricarica alla colonnina costa un’inezia e non c’è bisogno di manutenzione né di altro» spiegano i responsabili del progetto.

Le batterie utilizzate sono 8 GM da 236 ampere, più due necessarie per alimentare i servizi. La potenza del motore elettrico è di 6 KW, con tensione di alimentazione a 96 Volt. L’autonomia è di 4 ore navigando alla velocità di 6 nodi. Ma il cantiere assicura che utilizzando la barca con il 70% della sua potenzialità propulsiva, cioè a 4 nodi, “si ottiene un’autonomia di 5 ore, cioè 20 miglia senza tema di smentita”. E ancora: secondo i calcoli del cantiere, l’autonomia può arrivare fino a 7 ore navigando a 2/3 nodi, ovvero alla velocità richiesta per la pesca al traino a esca viva.

Il tempo richiesto per una ricarica al 100% è di 4 ore, ma c’è la possibilità di montare a bordo un generatore che rende l’autonomia infinita, nel senso che la ricarica può avvenire autonomamente, senza attraccare alla banchina di un porto. In tal caso scatta un sovrapprezzo di circa 6.000 euro, mentre senza generatore la barca viene a costare 30.000 euro (più Iva), circa 2.000 euro in più con alcuni accessori irrinunciabili.

Quanto alla tenuta di mare, è ovvio che con una barca di 6,5 metri, con carena dislocante, murata bassa e priva di cabina, non si possono affrontare traversate avventurose e bisogna privilegiare le tranquille navigazioni sotto costa, tra l’altro rese particolarmente confortevoli dall’assoluto silenzio, assai simile al delicato fruscio delle navigazioni a vela. Ciò detto, il cantiere assicura comunque che “il motore elettrico certamente non ostacola la sicurezza di navigazione anche in condizioni di mare formato”. E invita tutti a “provare per credere”.

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Venerdì 3 Novembre 2017 - Ultimo aggiornamento: 05-11-2017 12:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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