Il Lexus Sport Yacht concept

Ancora più Lexus: emozioni del lusso. Da spettacolo uno yacht da favola e un’auto del futuro

di Nicola Desiderio
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MIAMI - Un vestito, uno skateboard, un origami e una barca. Ed un marchio, che non gli basta più di stare solo sul frontale delle automobili e ha deciso di fare un salto di qualità nell’immagine, andando oltre l’eccellenza dei suoi prodotti ed esplorando nuovi orizzonti della comunicazione. Si chiama Lexus e nel 1989 fu il frutto di un’intuizione: che l’idea del lusso stava cambiando e con essa i suoi simboli e il modo in cui venivano vissuti e percepiti. Toyota lo capì prima di tutti nel pieno degli anni ’80, proprio mentre nessuno credeva che i giapponesi potessero creare qualcosa di originale, tantomeno un marchio premium da schierare contro la divina triade tedesca, ammantata dell’aura di santità automobilistica che solo storia e tradizione possono creare.
 

 

Lexus invece è diventato un caso di scuola e di strada ne ha già fatta tanta, a cominciare dai numeri di vendita che, pur essendo distanti da quelli del suddetto trio – 677mila unità nel 2016 (+4%) contro gli oltre 2 milioni di Mercedes e BMW e i quasi 1,9 milioni di Audi – ne fanno la quarta forza, ma manca ancora qualcosa, più che nel corpo nell’anima. Ha mille ragioni per farsi scegliere ma, almeno in Europa, è ancora incapace di farsi desiderare arrivando ai sensi e scatenando emozioni. Lexus insomma è un premium che, usando una similitudine alimentare, ha grandi valori nutritivi, ma manca di un pizzico di sapore. È una verità che non si nasconde neppure il presidente Akio Toyoda: «La mia impressione – disse a Detroit nel 2016 in occasione del lancio del coupé LC – è che le Lexus siano ben fatte, ma poco travolgenti da guidare. Stiamo lavorando affinché il marchio diventi più emozionale e si definisca meglio». E ad un anno la distanza sono arrivate una nuova tagline – da “creative amazing” a “experience amazing” – e tante iniziative di comunicazione incaricate di veicolare il brand, con i propri valori, in territori sconosciuti.

Lo ha fatto con un vestito, come quello presentato al Milano Design Week e fatto in agar, un materiale ottenuto dalle alghe per dimostrare come anche un oggetto sofisticato possa contenere elementi naturali e rispetto dell’ambiente. Lo ha fatto con un’automobile fatta da 1.700 origami che riproducono una Lexus IS tutta di cartone mossa da un motore elettrico, per dimostrare come la manualità e un’arte eminentemente giapponese siano ancora valori fondamentali in un mondo fatto di robot e software. Lo ha fatto anche con uno skateboard a levitazione magnetica come l’Hoverboard, per dimostrare che possono diventare realtà le invenzioni apparse in un film come “Ritorno al futuro 2”. Ed è pronta a farlo con la nuova LS. Quella che nel 1989 era stata la pietra angolare di Lexus, ha scelto di nuovo Detroit per essere l’emblema dell’evoluzione del marchio: dall’assoluto understatement ad una quinta generazione fiera, elegante e sportiva. Già altre Lexus avevano osato nello stile, ma quando lo fa anche l’ammiraglia, il segnale è preciso. Il sole di Miami invece ha fatto in contemporanea da teatro alla presentazione del Lexus Sport Yacht concept, un natante “one off” lungo 42 piedi (12,7 metri) spinto da due V8 5 litri da 449 cv presi in prestito dalle Lexus con le ruote. Idem lo scafo, in fibra di carbonio, materiale già adottato su LFA e LC, che consente di risparmiare una tonnellata di peso ricavando un corpo unico e oblò ampi e lunghi, lussi che uno yacht in vetroresina da 43 nodi non potrebbe mai permettersi.
 

Tutta touchscreen la strumentazione di bordo mentre per la cabina ci sono carbonio a vista, pelle di prima qualità, legno applicato a sottili listelli multicolore dagli artigiani della Yamaha e impianto audio Mark Levinson, due esclusive comuni alle Lexus col volante. Al timone, in occasione del debutto in società, c’era quello che ha il timone di tutto, Akio Toyoda, arrivato in Florida anche per presentare lo Skijet, l’auto che sarà, insieme a Dane Deehan, la star di “Valerian” il nuovo colossal di fantascienza diretto da Luc Besson e ambientato tra 700 anni.
A Nagoya l’hanno immaginata come un incrocio tra un pesce e un jet, infarcito di guida autonoma, intelligenza artificiale e propulsione a idrogeno, le stesse tecnologie che adottò anche la prima Lexus “cinematografica”, quella guidata nel 2002 da Tom Cruise in “Minority Report”, pellicola diretta da Steven Spielberg e ambientata nel 2054. Analogie ed elementi di continuità che, visto quel che bolle in pentola, hanno un significato chiaro. Ma detti con un vestito, uno skateboard, un origami e anche con una barca e un colossal di fantascienza raccontano tutta un’altra storia, sicuramente più interessante ed avvincente.

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Venerdì 27 Gennaio 2017 - Ultimo aggiornamento: 12:59 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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