Un momento della massacrante competizione

Freccia alpina, 2^ edizione della “20quattro ore delle Alpi” Audi: quasi 1.400 km no-stop da Sestriere a San Cassiano

di Giorgio Ursicino
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SAN CASSIANO - E due. Quella dello scorso anno non era affatto una tantum, un evento speciale per ricordare che Audi considera la catena montuosa più importante d’Europa (e più bella del mondo) una “Land of quattro”. È cosa nota che le vetture di Ingolstadt, specialmente quelle dotate della raffinata trazione integrale quattro, hanno un feeling molto stretto con tutti fondi a scarsa aderenza e il brand bavarese è partner di prestigiose manifestazioni non solo sportive (la Coppa del Mondo di sci su tutte) legate alla neve e al ghiaccio. Con queste premesse si è disputata la seconda edizione della “20quattro ore delle Alpi”, una vera e propria gara di regolarità fortemente voluta e organizzata da Audi Italia che dà valore nel nostro paese al posizionamento e alle strategie della casa madre. E quale evento migliore della 20quattro ore per far emergere l’avanguardia tecnologica delle signore con i quattro anelli.
 

 

Le auto del brand sono delle stradiste, delle gran viaggiatrici. Amano i posti esclusivi e incontaminati come le stazioni invernali dell’arco alpino (molte delle quali sono “Home of quattro”) e sono legate a doppio filo al concetto di 24 Ore visto che hanno dominato 13 volte in 15 anni quella di Le Mans (un record assoluto), la gara di durata più difficile e ambita del pianeta. Lo spirito è simile, le performance molto diverse. Ma sempre di una competizione si tratta, organizzata in conformità al Codice Sportivo Internazionale della Fia e regolarmente iscritta nel calendario di Aci Sport. Non una gara di velocità, non una corsa contro il tempo, ma “con il tempo” poiché l’abilità degli equipaggi consiste nel rispettare al secondo la tabella di marcia imposta ad una velocità media di 56,4 km/h. E farlo d’inverno e anche di notte, su strade strette, piene di curve e con grandi variazioni altimetriche, non è affatto facile.


«È una formula molto interessante - ha dichiarato il presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani - i giornalisti sono più coinvolti rispetto a una normale prova su strada o in pista, l’impegno è maggiore. Il fascino della 24 Ore, poi, è una sfida sempre avvincente che mette a dura prova l’abilità di uomini e macchine, per di più sulle Alpi. Lo stress meccanico e quello fisico sono ulteriori ostacoli da superare, servono performance, ma anche affidabilità».
Le equipe impegnate nella maratona erano cinque, ciascuna composta da quattro giornalisti al volante e da altrettanti driver professionisti sul sedile del navigatore. Ciascuna coppia doveva condurre l’auto per sei ore e consegnarla, intatta e senza mai spegnere il motore, ai compagni di squadra nei pit stop previsti.
Dopo le A4 Avant protagoniste dell’edizione 2016, questa volta sono state messe alla prova le A4 Allroad, una tipologia di vettura perfetta per un percorso del genere, inarrestabile come un Suv e agile come una sportiva.
 

La partenza è avvenuta a mezzogiorno a Sestriere, nel cuore della Vialattea, sulle Alpi Occidentali. L’arrivo il giorno successivo alla stessa ora a San Cassiano, in Alta Badia, sulle Alpi Orientali. Nel mezzo i più bei scenari montuosi di Francia, Svizzera e Italia. La prima tappa di 360 chilometri si è conclusa a Chamonix, ai piedi del Monte Bianco. La seconda, di 325, è arrivata a San Bernardino. La terza (282 km), dopo un passaggio a St. Moritz dove erano in corso i Mondiali di Sci, è terminata con una splendida alba a Madonna di Campiglio. La quarta era la più lunga, 370 chilometri.

Ci sono dei giorni più fortunati di altri e a noi è stato affidato l’onore-onere di effettuare la tappa più breve, ma anche quella più impegnativa poiché completamente di notte (dalla 24 alle 6) e con tre passi da favola, uno addirittura il più alto dell’intera 20quattro ore. Come se non bastasse sul sedile del passeggero ci siamo ritrovati non un pilota incaricato di leggere il roodbook e gestire la tabella di marcia, ma la principessa dei navigatori, la donna più brava e vincente nella storia dei rally, un monumento vivente per tutti gli appassionati di controsterzi. Fabrizia Pons è una navigatrice con pochi rivali, ma sa anche guidare visto che ha conquistato punti nel Mondiale pure come pilota (nona al Rally di Sanremo del 1978). I sui trionfi più grandi, però, sono stati nel sedile di fianco visto che ha navigato a tutte le latitudini autentici fenomeni come Michel Mouton, Ari Vatanen, Piero Liatti (ci ha vinto il Montecarlo un quarto di secolo fa) e Jutta Kleinschmidt.

Nel suo anno d’oro, il 1982, ha sfiorato il Mondiale con l’Audi quattro e, insieme alla Mouton vinse tre gare e fu preceduta solo da Walter Rohrl di appena 12 punti (109 a 97). Fabrizia ha un rapporto speciale con il Gruppo Volkswagen e in particolare con Audi poiché ha corso a lungo con la mitica quattro (che ha dato il nome alla celebre trazione) e con il Touareg alla Dakar. Affrontare, prima del Tonale, il passo Julier (2.284) e il Bernina (2.328, cima Coppi della 20quattro ore) al volante della A4 Allroad e con sua maestà Pons che legge le note è un’emozione non facile da descrivere.

Le cinque A4 Allroad hanno percorso 1.392 km ciascuna senza accusare il minimo problema, in totale sicurezza. L’intero percorso è stato filmato da telecamere GoPro sistemate all’esterno e all’interno delle vetture, gli equipaggi hanno potuto contare su un abbigliamento tecnico realizzato per l’occasione dalla Kappa.

 

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Martedì 28 Marzo 2017 - Ultimo aggiornamento: 13-05-2017 19:56 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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