La Kia Optima ibrida plug in

Niro e Optima, adesso Kia mette l'hybrid “ricaricabile”. Versione plug in per il Suv e l'ammiraglia

di Giampiero Bottino
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MILANO - Il 2017 per Kia si è chiuso nel segno della rivoluzione: questa la parola con cui il marchio coreano ha salutato l’arrivo dei suoi primi prodotti ibridi plug-in, che grazie alla possibilità di ricaricare le batterie da una normale presa di corrente sono in grado di percorrere in modalità solo elettrica, e quindi di coprire distanze sufficienti a coprire le esigenze medie (garantiscono le statistiche) di «commuting» quotidiano degli automobilisti europei senza produrre emissioni di sorta.
 

 

In realtà, a nostro avviso più che si rivoluzione sembrerebbe logico parlare di evoluzione, di uno sviluppo coerente con la strategia del brand che una quindicina di anni fa ha deciso di imboccare la strada del cambiamento, alla ricerca di un nuovo e più ambizioso posizionamento di mercato. Intenzioni presto seguite dai fatti: quello che agli albori del terzo millennio basava la sua competitività essenzialmente sul prezzo, il vero punto di forza di prodotti pur innovativi come lo Sportage – uno dei numerosi aspiranti al ruolo di capostipite della specie Suv – o la grande monovolume Carnival, è oggi un player di primo livello nella competizione globale (assieme a Hyundai costituisce il quarto gruppo automobilistico mondiale) e guadagna costantemente punti nella considerazione della clientela grazie a contenuti estetici, tecnici e qualitativi (nessun altro marchio è così sicuro di sé da offrire 7 anni di garanzia sull’intera gamma) all’altezza della concorrenza più qualificata.

Una strategia del genere, perseguita con grande determinazione, non può trascurare la mobilità prossima ventura: Kia è decisa a essere protagonista anche in questo settore, e l’arrivo in Europa delle versioni ibride plug-in del crossover compatto Niro e dell’ammiraglia Optima nella declinazione station wagon rappresenta una tappa fondamentale di un lungo cammino che dimostra come a Seul la sperimentazione delle alternative sostenibili proceda davvero a tutto campo.

Risale al Salone di Los Angeles del 2008 il concept del Borrego Fcev, versione elettrica alimentata con fuel cell a idrogeno di un Suv da oltre 4,9 metri mai commercializzato in Europa. Nel 2011 fu la volta della Optima ibrida, seguita tre anni dopo dalla multispazio urbana Soul elettrica, mentre risale al 2016 il lancio della Niro, primo modello della casa nato per essere ibrido.

L’arrivo dell’ibrido plug-in non rappresenta certo un traguardo: sono infatti alle viste la versione evoluta della Soul Ev (250 km di autonomia elettrica, che possono raddoppiare con l’ausilio di un piccolo motore termico con funzione di range extender), e un modello mild-hybrid, soluzione più semplice e meno costosa, ma capace comunque di ridurre del 10-15% i consumi. Il costruttore coreano si attrezza, quindi, per affrontare e vincere la sfida di un mercato globale che nel 2030 registrerà vendite costituite al 28% da vetture ibride, al 20% da elettriche pure e al 18% da ibride plug-in, mentre le alimentazioni convenzionali dovranno accontentarsi delle briciole, con benzina e diesel destinati a scendere rispettivamente al 25 e al 9%.

La prevista escalation dell’automobile parzialmente o totalmente a batterie rappresenta per l’amministratore delegato di Kia Motors Italia Giuseppe Bitti una sfida certamente più impegnativa di quella che attende i suoi colleghi nel resto d’Europa. A parte il fatto che la nostra legislazione non riconosce alla propulsione elettrica le stesse generose agevolazioni in vigore in altri Paesi, anche l’attenzione – davvero scarsa – rivolta alla creazione di un’adeguata infrastruttura di ricarica, indispensabile per assecondare il passaggio dall’ibrido «normale» a quello plug-in e a maggior ragione all’elettrico puro, relega l’Italia in una posizione di retroguardia.

Secondo i dati citati dallo stesso Bitti durante la presentazione congiunta delle due novità «green», i 4.207 punti di ricarica pubblici operativi a tutto ottobre 2017 collocano sì il nostro Paese al 5° posto, alle spalle dei Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e Norvegia, della graduatoria dei 12 principali mercati automobilistici continentali, ma se il raffronto passa dai numeri assoluti al peso relativo, con una colonnina ogni 14.388 abitanti scendiamo al decimo posto, davanti solo a Francia e Spagna.

In questo difficile contesto, comunque, la performance del marchio coreano appare più che confortante. In Italia, le vendite di vetture elettrificate (in larghissima maggioranza ibride) sono cresciute di quasi il 74% nei primi 11 mesi del 2017 , sfiorando le 62.000 unità. In questa particolare fetta di mercato, Kia può vantare una quota dell’8,4%, ben superiore a quella del 2,4% che le compete nel mercato complessivo. Merito soprattutto di Niro, il primo modello ibrido del marchio a sbarcare in Europa che ora può contare anche sull’apporto della versione plug-in.
 

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Martedì 23 Gennaio 2018 - Ultimo aggiornamento: 24-01-2018 11:30 | © RIPRODUZIONE RISERVATA