Alain Uyttenhoven, il 55enne belga dal 2004 in Toyota e dal 2014 numero uno di Lexus in Europa.

Lexus, Uyttenhoven: «Ora siamo riconoscibili, prima volevamo non dispiacere»

di Mattia Eccheli
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GINEVRA – L'epoca del corteggiamento è finito. I costruttori vogliono clienti “farfalloni” solo quando si tratta degli altri brand. Li vogliono non solo conquistare, ma quasi travolgere: li preferiscono inevitabilmente fedeli solo al proprio marchio. E auspicano che siano estremamente motivati. Motivati all'acquisto. Non sono affatto preoccupati di urtare la sensibilità di una parte dei loro potenziali clienti con linee molto differenti rispetto al passato, anche estreme, come lascia intendere Alain Uyttenhoven, il 55enne belga dal 2004 in Toyota e dal 2014 numero uno di Lexus in Europa. Il brand di lusso del colosso giapponese, è fra quelli che ha sposato la filosofia delle polarizzazione. Gli ultimi modelli e gli ultimi concept presentano tratti “somatici” decisamente fuori dagli schemi.

Non è una politica di breve respiro: nel breve termine porta risultati, ma nel lungo?
“Vede...non è una questione di moda, ma di stile. E non è un gioco di parole. La moda passa, mentre lo stile rimane”.

Quindi non temete che il nuovo linguaggio possa allontanare clienti?
“Il fatto è questo: prima facevamo auto pensate per non dispiacere. Adesso abbiamo una identità forte, siamo altamente riconoscibili. L'obiettivo è di piacere agli automobilisti che poi vogliono anche acquistare un'auto: la nostra auto”.

Anche per la tecnologia che offrite?
“Abbiamo l'ibrido, certo, che fra l'altro vale il 97% delle nostre vendite nell'Europa Occidentale. Ed entro qualche anno avremo anche un modello a idrogeno...”.

...Una Toyota in versione Lexus?
“No, appunto. Sarà una Lexus. Ma il problema è un altro, l'infrastruttura”.

In Europa di sicuro!
“Alcuni paesi sono più avanti: in Scandinavia e più in generale le nazioni dell'Europa settentrionale o il Regno Unito. E una nazione come la Germania è più avanti dell'Italia”.

E saranno davvero auto più funzionali?
“Noi vogliamo crescere assieme alle infrastrutture, ma se vogliamo città più pulite e autonomie più importanti rispetto alle elettriche, allora l'idrogeno è la tecnologia giusta. Anche perché è dimostrato che, una volta risolte le questioni tecniche, aggiungere un impianto ad idrogeno in una stazione di servizio esistente è meno costoso che realizzare un parco per la ricarica delle auto elettriche. Senza contare che per un pieno di idrogeno bastano cinque minuti”.

Lexus sta crescendo, in Italia ed in Europa. Dove volete arrivare quest'anno?
“Settantamila. Nel 2016 abbiamo come obiettivo le 70.000 unità: vogliamo crescere del 20%. I risultati dei primi due mesi ci dicono che ci possiamo riuscire”.
 

 

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Mercoledì 9 Marzo 2016 - Ultimo aggiornamento: 16:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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