La Lancia Fulvia HF con al volante Sandro Munari che trionfò nel rally di Montecarlo del 1972

Il “Drago” e la “Fulvietta”. L'epico trionfo di Munari con la Lancia Fulvia HF nel Montecarlo del 1972

di Franco Carmignani
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A partire dalla notte tra il 27 e il 28 gennaio l’attenzione dei media italiani e di tutto il mondo è focalizzata sul Principato di Montecarlo. E’ la notte del Turini, il mitico passo alpino sopra Sospel, dove si gioca la vittoria del 41mo Rally di Montecarlo. In testa, dopo una selezione durissima, con tanto di tormenta di neve al Burzet che ha decimato i 250 partenti, ora ridotti a una quarantina, ci sono due Alpine A110, reduci dalla tripletta dell’anno precedente, con Ove Andersson e Bernard Darniche separati da soli tre secondi. I tifosi francesi sognano un nuovo successo della berlinetta bleu, che in attesa dell’omologazione della nuova motorizzazione 1.8, ha il 1.600 evoluto da 160 cv montato sul posteriore.

Ma in agguato a 10” dal vertice c’è Sandro Munari con Lancia Fulvia HF. Un binomio supercollaudato, completato da Mario Mannucci che mette subito sotto pressione l’armata blu che perde via via per uscite di strada o guai tecnici, Jean Pierre Nicolas, Ove Andersson e “Bebè” Darniche, una disfatta, nel giorno del trionfo del made in Italy. Munari e la Fulvia si sono presi il lusso di precedere la Porsche 911 S di Gérard Larrousse e la Datsun 240 Z di Rauno Aaltonen e oltre a regalare alla Lancia, un nuovo successo a Montecarlo diciotto anni dopo quello di Louis Chiron e Ciro Basadonna con l’Aurelia B20 nel 1954.

Ed è proprio grazie alla vittoria in quel “Monte” del 1972 che gli italiani scoprono il rally, fino ad allora la meno quotata delle discipline motoristiche. Si aprono così le leggende del “Drago” e della “Fulvietta”, che presto lascerà il testimone a un altro “must” come la Stratos.

La Fulvia Coupè è nata nel 1965, il design così particolare si deve a Piero Castagnero. E’ un coupè due porte “tuttoavanti”, con motore quattro cilindri 1216 cc da 80 cv. Sul finire di quell’anno l’esordio nelle corse al Tour de Corse con Leo Cella ottavo assoluto. L’anno seguente con un motore in grado di sviluppare 87 cv e il peso ridotto la Fulvia si piazza al quinto posto nel Rally di Montecarlo con Cella, affiancato da Luciano Lombardini, che poi ottengono la prima vittoria assoluta al Rally dei Fiori. Leo si ripeterà anche al San Martino di Castrozza, e vincerà quell’anno il titolo italiano rally. Insomma la Fulvia, portata in gara dall’HF che è la squadra ufficiale Lancia diretta da Cesare Fiorio, conferma tutto il suo potenziale di macchina robusta ed equilibrata.

All’inizio del ’67 la Fulvia HF equipaggiata con il nuovo motore 1.332 cc da 100 cv, sfiora il colpaccio a Montecarlo. E’ seconda con Ove Andersson che chiude a soli 13” dalla Mini Cooper S di Aaltonen-Liddon, quarta con Cella-Lombardini e quinta con Sandro Munari, in coppia con George Harris, che è un po’ l’uomo nuovo. Andersson-Davenport si ripetono anche all’Acropoli, e a fine anno vinceranno il Rally di Spagna davanti ai compagni di squadra Munari-Harris. Poi, sempre in Corsica, fa la sua apparizione una versione prototipo, alleggerita fino a 740 Kg, motore 1401cc da 127 CV, con il valore e la curva di coppia ulteriormente migliorati, ed subito al top. Munari è primo e Pauli Toivonen secondo!”

Il “Montecarlo” apre la stagione 1968, ma a farla da padrone è la sfortuna. Munari ha un incidente a Skoplje in Macedonia nel percorso di avvicinamento, nel quale perisce Luciano Lombardini, in quel momento alla guida,mentre l’assoluta mancanza di neve favorisce la più potente Porsche 911. Le note liete tornano al Rally di Sanremo con il secondo posto di una grande Pat Moss, poi l’esordio della Lancia Fulvia HF 1600, ovviamente in Corsica. Il motore della vettura opera di Ettore Zaccone, è ora un quattro cilindri da 135 CV, su cui in seguito lavorerà anche Gianni Tonti. L’HF 1.6 è una Gruppo 4, la categoria Gran Turismo elaborato, e in attesa di omologazione parteciperà al Rally del Mediterraneo, compreso nel Montecarlo 1969, riservato ai prototipi, che vince con Harry Kallström. Sarà proprio “Sputnik” il protagonista di spicco della stagione con la conquista del titolo europeo alternandosi al volante della HF 1.3 con la quale è primo al Rally Sanremo.

Il biennio ’70-’71 vede il duro confronto con Porsche e con l’Alpine Renault A110 che affermano definitivamente il concetto del motore posteriore e di una diversa ripartizione dei pesi. La “Fulvietta” si difende e allunga il suo cospicuo curriculum, gioca anche la carta del Safari dove però rimedia solo un piazzamento. Ma il meglio deve ancora venire con la sua evoluzione definitiva accreditata di una potenza di circa 160 cv. E’ con questa che Munari vince il “Monte” 72, Simo Lampinen il Rally del Marocco, e Amilcare Ballestrieri il Sanremo, consegnando alla Lancia, che entrata in orbita Fiat, il titolo costruttori. E nella sua ultima stagione piena, il 1973, è ancora capace d’imporsi nel Campionato Europeo Piloti con il suo pilota simbolo Sandro Munari, che poi l’anno seguente firma anche il terzo posto al Safari, con il quale la “Fulvietta” passerà il testimone alla sua erede designata: la Stratos.

 

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Mercoledì 24 Gennaio 2018 - Ultimo aggiornamento: 05-02-2018 01:08 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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