«Il giovane può redimersi»: così è stata ridotta la pena all’aguzzino della rugbista

Era stato condannato a 6 anni e 4 mesi che sono diventati 3 e mezzo in Appello: aveva tentato di stuprare la ragazza e poi l’aveva picchiata

«Il giovane può redimersi»: così è stata ridotta la pena all’aguzzino della rugbista
di Marcello Ianni
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Venerdì 3 Maggio 2024, 14:14

 Anche per la Corte d’Appello dell’Aquila il comportamento tenuto dall’imputato va censurato sia sotto il profilo del tentativo di violenza sessuale che della violenta aggressione ma riconosce al condannato la possibilità di potersi redimere. Significa potergli dare «un’opportunità di riscatto». Sono le premesse della riduzione della condanna, dagli iniziali 6 anni e 4 mesi di reclusione, inflitti dal gup del Tribunale, ai 3 anni e mezzo, deciso dalla Corte d’Appello del capoluogo abruzzese. È quanto si legge nella sentenza a firma del presidente della Corte, Carla De Matteis e del collega estensore, Maria Gabriella Tascone, sul tentato stupro e rapina con lesioni gravi nel centro storico, il 7 giugno dello scorso anno lungo Costa Masciarelli, traversa di piazza Duomo, nel cuore della notte, ai danni di una 32enne aquilana, rugbista. La ragazza è stata vittima prima di un tentato stupro e poi di una brutale aggressione a scopo di rapina da parte del 31enne egiziano Elhadidi Hani Rabie Abdelrahman. Giovane che, arrestato a tempo da record dagli agenti della Seconda Sezione della Squadra mobile della questura dell’Aquila mentre tentava di imbarcarsi dal porto Civitavecchia per la Tunisia o Barcellona, si era giustificato dicendo di non ricordare nulla di quei momenti, di non riuscire a focalizzare addirittura il giorno stesso dell'aggressione, sostenendo al contrario che qualcuno avesse messo qualche sostanza stupefacente all’interno della bottiglia di vino da lui consumata all’interno di una kebabberia lungo il corso stretto, dove si trovava anche la ragazza aggredita con la mamma (entrambe assistite dall’avvocato Giulio Michele Lazzaro del Foro dell’Aquila), insieme ad altri amici.

LA TESI
Nei motivi della riduzione della condanna il presidente della Corte d’Appello accoglie la tesi della parte offesa, (sia nella ricostruzione del tentativo di stupro, sia per le lesioni al volto e sul corpo, sia della rapina del portafoglio) arrivando a sostenere come l'imputato si fosse macchiato di «gravissimi reati contro la persona», beneficiando del perdono giudiziale dal Tribunale per i Minori di Roma. Basti pensare che gli inquirenti durante le indagini preliminari, avevano ritrovato a terra, tra vistose macchie di sangue, un anello dell’imputato spezzato, proprio per la forza inferta colpendo il volto della ragazza che si era opposta al rapporto sessuale, costretta per questo motivo a subire diversi interventi chirurgici.

Nei motivi della condanna, il presidente non spiega perché la condanna va ridotta, ma si limita ad evidenziare come «la valutazione complessiva dei fatti, segnatamente la scelta di dare all’imputato un’opportunità di riscatto, consente, invece, di accogliere la richiesta di riduzione della pena».

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