
1000 Miglia 2025, 4 mila persone nella macchina organizzativa per una maratona lunga 5 giorni e 1900 chilometri
Dopo 5 giorni e 1900 chilometri, con 430 auto d'epoca e migliaia di occhi puntati lungo il percorso, la 1000 Miglia 2025 è stata come da tradizione un viaggio, una festa, un rito. Un percorso a forma di otto - come quello delle edizioni anteguerra - che ha abbracciato tutta l'Italia centrale, congiungendo Est e Ovest, il mare Adriatico e il Tirreno, la dolcezza dei colli senesi e l'asprezza dei valichi appenninici, lo splendore di Roma e il respiro ampio della campagna padana. Un vero e proprio museo viaggiante in gara tra cui la Bugatti T40 del 1927 di Carlo Cracco, la Porsche 356 1500 Speedster del 1954 di Joe Bastianich, la Mercedes 300 SLR di Marcus Breitschwerdt, numero uno del Mercedes-Benz Classic, e Elliot Moss, figlio del pilota leggendario Stirling Moss che nel 1955 con Denis Jenkinson vinse con il tempo record, rimasto imbattuto, di 10 ore, 7 minuti e 48 secondi e una media sensazionale di 157,6 km/h. E poi la mitica Alfa Romeo 6C 1750 SS del 1929 dei sei volte campioni Andrea Vesco e Fabio Salvinelli.
Tutte vetture che nel corso degli anni hanno segnato la storia dell'automobile che hanno attraversato luoghi incantevoli della Penisola fra cui il Castello Estense a Ferrara, piazza del Campo a Siena, via Veneto a Roma, il Duomo di Orvieto, l'accademia Navale di Livorno, la Versilia, le curve strette del Valico della Cisa. Un evento quello della 1000 Miglia che richiede una straordinaria macchina organizzativa. Oltre 4000 persone - tra Forze dell'Ordine, volontari lungo il percorso, staff medico, tecnico, sportivo e logistico - hanno garantito ogni giorno sicurezza, fluidità e continuità, tappa dopo tappa, chilometro dopo chilometro. Al seguito del convoglio, un mondo in movimento con 83 auto dell'organizzazione e 71 auto dello staff, tra cui 7 apripista, 10 medical car, 15 pace car, 10 vetture tecniche, 4 «scopa» e 19 post chief itineranti. 110 erano le auto dei media accreditati, 100 i veicoli tra ospiti e sponsor.
Un corteo eterogeneo che ha unito il futuro all'origine, la sfida tecnologica alla tradizione, in quella che non è più - da tempo - solo una gara di velocità, ma una prova di regolarità e di resistenza. Quella di quest'anno è stata un'Italia che ha saputo ascoltare il rombo gentile dei motori come una voce di memoria. Le strade secondarie, i paesi addormentati, le curve solitarie tra i campi hanno fatto da quinta a un evento che è soprattutto uno spettacolo collettivo con i bambini a bordo strada con le bandiere, gli anziani che ricordano i passaggi di Nuvolari, gli applausi inaspettati nei borghi dimenticati.