La Fiat 131 Abarth di Marku Alen al Monte del 1980

Montecarlo, il mito che si ripete: un salto nel passato del “tradizionale” overture del WRC

di Franco Carmignani
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ROMA - Archiviata la Dakar saudita, che ha tenuto banco nelle settimane passate, ecco il Rally di Montecarlo tradizionale overture del WRC. Il “Monte” è da sempre con la 24 Ore di Le Mans e la 500 Miglia di Indianapolis la “gara”per eccellenza. Questa edizione 2020 ha illustri precedenti.

Nel 1960 trionfò per la prima volta una macchina tedesca. E non poteva che essere una Mercedes. La casa della stella, dopo il ritiro dalla F1 alla fine del 1955, trova il suo sbocco nelle maratone stradali, dove la mitica 300 SL vince di seguito la Liegi-Roma-Liegi nel 1955 e 1956 con Olivier Gendedien e Willy Mairesse, due grandi che ritroveremo poi con le Ferrari 250 GT nell'albo d'oro del Tour de France, e anche in F1.

Ed eccoci al “Monte” 1960. Il 23 gennaio di sessant'anni fa la Mercedes 220SE, il berlinone ben diverso dalla “ali di gabbiano” di Gendebien e Mairesse, festeggia a Montecarlo una clamorosa tripletta realizzata dal nucleo storico dei rallymen della stella: 1° Walter Shock, già campione d'Europa nel 1956, destinato a ripetersi proprio nel '60, 2° Ernst Bohringer, che il titolo lo vincerà nel '62,di professione cuoco e albergatore, personaggio centrale della squadra della quale è anche direttore sportivo dopo il ritiro di Alfred Neubaur, 3° Eberhard Mahle, figlio del fondatore assieme a Helmuth Hirt dell'omonimo gruppo industriale famoso per i suoi pistoni.

Il successo della Mercedes è netto e meritato con quattro macchine tra le prime cinque – quinto è infatti la 220 SE dell'olandese Hans Tack, mentre la Coppa delle Dame va alla giovane Pat Moss, la sorella del grand Stirling, già signora Carlsson – ma ci sono grandi polemiche per i tanti errori dei cronometrisi che hanno penalizzato diversi equipaggi, da Jean Rolland (Peugeot 203) a Henri Marang (Citroen DS19) in lotta per il terzo posto.

Altrettanto storica è l'edizione 1980. Finalmente è la Fiat a presentarsi per prima nel Principato dopo due secondi posti – Hannu Mikkola con la 124 Abarth nel 1975 e Jean Clude Andruet con la 131 nel1977 – e un terzo con Markku Alen, sempre il “trentuno” l'anno prima. L'unica vittoria della casa torinese è finora quella della 509 di Jacques Bignand nel 1926, ma siamo nella preistoria dei rally. Per la 131 Abarth è un po' l'ultimo appello, ma a guidare l'assalto al “Monte” è Walter Rohrl, forse il pilota più forte di sempre, che impone un ritmo insostenibile da parte degli avversari molti dei quali rompono o vanno foristrada. All'uscita dal Col de la Couiolle, l'ultima prova speciale in programma, l'ex segretario della sede vescovile di Monaco di Baviera, vanta più di dieci minuti sulla Stratos di Bernard Darniche, primo l'anno passato, mentre Bijorn Waldegaard completa il podio tutto italiano con una seconda 131, e uno straordinario Attilio Bettega è sesto con la Ritmo 75 Abarth. La Coppa delle Dame è pure targata 131 con Michéle Mouton, che ripete il settimo posto assoluto del 79.

Rohrl diventerà poi l'autentico “Re di Montecarlo”, capace di un poker sempre con macchine – Fiat 131, Opel Ascona 400, Lancia Rally e Audi Quattro – diverse.

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Martedì 21 Gennaio 2020 - Ultimo aggiornamento: 22-01-2020 19:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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