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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La Formula 1 sbarca a Las Vegas

A 350 km/h passeggiando sullo Strip: dopo 40 anni la F1 torna a Las Vegas. E' il terzo GP negli Usa

di Giorgio Ursicino

La Formula 1 scopre l’America. Anzi la riscopre. Il prossimo anno i gran premi a stelle e strisce diventeranno tre. A fianco dell’affermata gara di Austin sul Circuito delle Americhe, e a quella di Miami che esordisce proprio questa stagione l’8 maggio, nel 2023 sarà in calendario un GP anche fra le luci di Las Vegas. Non è una gara qualsiasi. La città notturna del Nevada, capitale mondiale dell’intrattenimento e del “gioco”, rappresenta una cartina al tornasole per il successo del Circus. Quando una manifestazione sbarca nel deserto vicino al Pacifico vuol dire che ha il vento in poppa. E mai come ora l’università della velocità ha avuto tanto audience da affermarsi anche nel “nuovo mondo” che ha interpretato il motorsport a modo suo. Un pianeta dove lo spirito agonistico è sempre subordinato allo spettacolo e gli idoli sono quelli che volano sui circuiti ovali ad oltre 300 di media, con le monoposto o con le stock car fa lo stesso.

L’attuale F1, pero, sembra aver fatto breccia, capace di attrarre anche i anche i cow boy con i duelli fra campioni che hanno l’ambizione di ergersi al ruolo di guerrieri. In più, la carovana è diventata uno sport “social” dove i protagonisti sono delle vere superstar con milioni di followers. Non ultimo c’è il fatto che il “promoter”, Liberty Media, è un’azienda Usa, dallo scorso anno magnificamente guidata da Stefano Domenicali, il manager italiano con una vita in F1. La migliore garanzia per miscelare i due mondi: lo show con il rigore dell’ingegneria e della tecnologia. Anche il tracciato sarà tutto votato all’adrenalina, un nastro d’asfalto che si snoda intorno alla “Strip”, il Las Vegas Boulevard che è il cuore pulsante del circuito e della città stessa. I chilometri quadrati planetari dove circolano più soldi. In contanti.

La pista sarà lunga oltre 6 chilometri, seconda solo a Spa, e in questa speciale classifica avrebbe scalzato Jeddah se dal prossimo anno il GP dell’Arabia Saudita non emigrasse in un altro impianto, molto più permanente e meno improvvisato. La pista cittadina avrà tre rettilinei principali dove si potrà usare l’ala mobile e 14 curve. Le monoposto ad effetto suolo che sono velocissime sul dritto dovrebbero avvinarsi a 350 km/h. Il gruppone sarà chiamato sabato 25 novembre a percorrere, chiaramente con le luci artificiali (in Europa sarà la mattina del giorno dopo), 50 giri. L’orologio torna indietro di 40 anni. Il paddock aveva già piantato le tende da queste parti all’inizio degli anni ‘80, ma erano altri tempi. E l’esperienza duro solo un biennio.

I bolidi dell’epoca davano spettacolo nel parcheggio del Caesar Palace, l’albergo che ospitava i principali match di pugilato. Nell’81 vinse l’australiano Alan Jones e Nelson Piquet conquistò il campionato. Nell’82 toccò a Michele Alboreto con la Tyrell del “boscaiolo” Ken. Il GP degli Stati Uniti, con qualche breve interruzione, si disputa dalla fine degli anni Cinquanta ed è stato spesso itinerante. Sebring, Riverside, Watkins Glen, con puntate a Dallas, Phoenix, Detroit (la città dell’automotive) e qualche volta c’è stata la seconda gara a Long Beach. All’inizio del nuovo millennio, per otto anni, si è corso nel tempio della velocità di Indianapolis dove, nel lontano 1911, si disputò la prima gara in circuito del mondo.

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Domenica 3 Aprile 2022 - Ultimo aggiornamento: 04-04-2022 20:52 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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