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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Auto in stock in attesa di essere vendute

Auto, arrivano gli incentivi: bonus in ribasso anche per le Euro 6 benzina e diesel

di Giorgio Ursicino

L’accordo sembra trovato, ma la montagna ha partorito un topolino. Nei giorni scorsi, da più parti, si era parlato di una cosa sensata. Invece, il provvedimento sul quale la maggioranza sembra aver trovato un accordo è un’intesa al ribasso sul target già insufficiente previsto dagli emendamenti al decreto Rilancio. Visto che al pasticcio causato dall’esecutivo sarebbe stato difficile porre rimedio in Aula, poiché le risorse già stanziate sono irrisorie, la cosa più logica era rimandare l’intervento di pochi giorni potendo contare sui nuovi fondi del decreto di luglio che vanno ad accrescere il debito (fra 15 e 20 miliardi).

Solo facendo un intervento di certo impatto sarebbe stato possibile porre fine all’emorragia delle vendite, recuperare almeno una parte del mezzo milione di vetture volate via e contenere i tre miliardi che lo Stato perderà solo d’Iva. Serviva qualche miliardo come hanno fatto Francia e Spagna e non poche centinaia di milioni. La convergenza per un’operazione senza risorse sembra si sia trovata sull’emendamento proposto da Pd, Iv e Leu. L’intervento del governo scende da 2.000 a 1.500 euro, si chiariscono alcuni particolari non secondari che non erano mai stati specificati. Le auto nuove che riceveranno l’incentivo sono quelle di una terza fascia che va da 61 g/km di CO2 a 110 g/km.

Le prime due fasce che già hanno diritto al bonus vanno da 0 a 20 g/km (le elettriche) e da 21 a 60 (le ibride plug-in). Per avere diritto a 1.500 euro pare che bisognerà rottamare un’auto con oltre 10 anni sulle spalle altrimenti la cifra si dimezza. L’intervento del costruttore-concessionario rimane di 2.000 euro come ipotizzato dall’emendamento. Qualcosa è, ma certo non può bastare. Le auto che verranno incentivate sono solo le piccole e, altra distorsione, vengono in qualche modo “premiate” le vetture a gasolio che nell’ultimo periodo sono state bersagliate in tutti i modi (è il settore più in crisi).

Le diesel, infatti (ormai lo sanno tutti), sono quelle con il rendimento più alto fra le termiche, emettono meno CO2 e, quindi, consumano meno. Che sul comparto automotive bisogna intervenire con maggior vigore, mettendo a punto un piano organico che accompagni la transizione energetica e spiani la strada alla mobilità sostenibile, fatta soprattutto di veicoli elettrici, è un fatto che tutto l’arco parlamentare sembra aver afferrato. Quindi, questo sarebbe solo un aiuto temporaneo (chissà se basterà per non far collassare il sistema) e un intervento più serio sul comparto sarebbe ipotizzato, non più nell’imminente decreto di luglio, ma nella legge di Bilancio prevista in autunno. Se fosse vero, varrebbe la pena aspettare.

Forse, affrontando il problema in modo meno emergenziale, si riuscirà a porre fine anche al paradosso delle colonnine di ricarica: come si fa a dare il contributo alle auto con la “spina” avendo fatto di tutto per non farle usare. Siamo uno dei pochi paesi a non avere un piano strategico dei punti di ricarica. Il governo dovrebbe anche ricordarsi di fare un minimo di chiarezza. Come è possibile dare ora l’incentivo ad auto che pochi mesi fa venivano bloccate per le strade della Capitale? Siccome l’incentivo le auto a gasolio se lo meritano tutto, viene il dubbio che qualcuno abbia preso una gigantesca cantonata sulla pelle degli automobilisti italiani.

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Venerdì 3 Luglio 2020 - Ultimo aggiornamento: 06-07-2020 11:31 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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