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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Le Ferrari di Leclerc e Sainz a Zandvoort in Olanda

Ferrari, in estate perso il grip in gara: adesso è la terza forza del Campionato. Incredibile recupero della Mercedes

di Giorgio Ursicino

La Ferrari ha perso smalto. Una tendenza, partita diverse settimane fa, è esplosa con tutto il suo fragore proprio alla vigilia del GP d’Italia. Nell’amata Monza che domenica festeggia il suo primo secolo di storia gloriosa, con un anno di anticipo sulle prestigiosa Le Mans, patria della “24 Ore”. Per usare un eufemismo, è lecito dire «proprio non ci voleva». L’autorità con cui Maranello aveva iniziato la nuova “era tecnica”, con il ripristino dell’effetto suolo e dei tubi Venturi che aspirano le vetture verso terra, lasciava immaginare un fine estate diverso. Molto più dolce. Si pensava di lottare per il Mondiale dopo un digiuno di 15 anni. O, quanto meno, fare tappa nel Parco con i favori del pronostico per rivedere la marea rossa sul rettilineo più veloce del mondiale, l’unico sovrastato dal podio. Invece, nulla di tutto questo.

Intendiamoci, sognatori o no, nessuno dei ragazzi del Cavallino sarebbe disposto a firmare neanche per un doppio podio se non accompagnato da una vittoria al GP d’Italia. Qualsiasi altro risultato, che in trasferta farebbe sorridere, a Monza diventa una cocente sconfitta. Anche perché, dopo la pandemia e i due anni sabbatici presi dalla Rossa lontano dallo champagne, la febbre ferrarista non è mai stata così alta. L’Autodromo è già tutto occupato da mesi, caricato a pallettoni dalle dichiarazioni di guerra di Leclerc, il più amato dei piloti della nazionale rossa eletto all’unanimità (ma senza “portafoglio”...) prima guida.

La Formula 1 moderna, si sa, vive di mille alchimie ed, anche chi sembra spacciato, con la ricetta giusta, può sperare in un colpo di coda. Specialmente se dispone di una SF-75 che, nella prima parte della stagione, al netto del talento immenso di Verstappen, tutti i tecnici avevano indicato come la «miglior monoposto del 2022». Assetto, gomme, stato della meccanica, configurazione aerodinamica diventata ancor più complessa nel mix fra sopra e sotto. Azzeccando questa alchimia magica, ciascuno dei tre top team potrebbe uscire dal tracciato più veloce del pianeta con la coppa del vincitore. Analizzando la battaglia con il metro “tecnico”, le cose stanno diversamente e ci vorrebbe un miracolo per fare avverare il miraggio.

Per ritrovare l’ultima pole in rosso bisogna risalire al 23 luglio, al GP di Francia a Le Castelet. Per l’ultimo trionfo in gara, ancora più indietro, due mesi fa, il 10 luglio al GP d’Austria a Zeltweg, nella tana della Red Bull. Da allora, le quattro gare sono state vinte tutte da Max che ha vidimato un Campionato ampiamente opzionato, confermando il titolo dell’anno scorso. Proprio a Spielberg Charles e la SF-75 hanno per l’ultima volta dimostrato la loro superiorità in corsa, gestendo magistralmente le Pirelli. Poi il buio, si è spenta la luce. E lo stesso team principal, che parla sempre con molta trasparenza, ha candidamente ammesso che i motivi sono ancora ignoti. Il box di Maranello sembra piombato nella nebbia più fitta che avvolgeva nei primi gp quello di Stoccarda, ignaro di cosa avesse trasformato in un brutto anatroccolo il cigno più belle della storia della F1, capace di vincere otto titoli consecutivi.

All’improvviso la Ferrari non ha avuto più grip. In prova passi, sopperiscono i pneumatici morbidi. Sul ritmo di gare, quando bisogna usare i più duri gialli e bianchi, il Cavallino va progressivamente in difficoltà e non riesce a tenere il passo delle Red Bull e, nemmeno, delle Mercedes. Con una situazione del genere non c’è escamotage, anche ottime qualifiche non servono a niente se si ha un passo gara di oltre un secondo più lento, come è avvenuto nel pur breve Zandvoort. Situazione opposta per le Frecce d’Argento che, nell’ultimo periodo, sono cresciute di gara in gara, più in corsa che sul giro singolo. Hamilton è sicuro che anche quest’anno si chiuderà con una sua pole ed una sua vittoria, che porteranno il totale a 16, tutti gli anni della sua carriera. Forse il record più difficile da battere visto che nessuno dei piloti attualmente in attività, compresi i giovani fenomeni, può ambirci.

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Martedì 6 Settembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 07-09-2022 13:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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