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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Charles Leclerc dopo l'arrivo vincente del Gran Premio del Bahrain

Ferrari, il Mondiale non è un sogno: motore, equilibrio, affidabilità per piegare Verstappen e Hamilton

di Giorgio Ursicino

La soddisfazione si taglia con il coltello. La fiducia in se stessi anche. Ma il lavoro fatto quest’anno dalla Ferrari non ha tralasciato alcun dettaglio. Non solo quello tecnico sul progetto tutto nuovo, pure quello “comportamentale” attuato del direttore d’orchestra Mattia Binotto e totalmente condiviso dai vertici dell’azienda. È vero, ha suonato un po’ strano che, mentre a Maranello partivano i caroselli di auto per festeggiare con drappi rossi, risuonavano per assenza le dichiarazioni pubbliche del presidente e dell’amministratore delegato, quest’ultimo per la prima volta in groppa ad un Cavallino altamente dominante. Nulla è stato lasciato al caso. La diabolica regia prevedeva un bagno di umiltà per un team restato quasi mille giorni lontano dalla Coppa più ambita. Per la squadra regina del Mondiale vincere le gare deve essere una routine. Il brindisi tutti insieme si fa per il Titolo o quando la supremazia emerge evidente. E non è ancora giunto il momento.

John Elkann, che conosce molto bene la F1, sa che sarebbe imbarazzante partire forte e farsi rimontare dai rivali. E Red Bull e Mercedes metteranno in campo tutte le risorse per cercare di cancellare la sverniciata Rossa. Il Team Principal è equilibrato per carattere: con tono pacato si è complimentato con Charles, poi è andato modestamente a ritirare il Trofeo. L’unico che ha “tradito” il “low profile” è stato quel puledro di razza del “predestinato”. Con l’adrenalina ancora a mille per una corsa tutta in testa, si è lasciato sfuggire: «Ora andiamo a prenderci questo Mondiale...». Sia come sia, i ferraristi hanno la certezza di avere fra le mani una delle monoposto più competitive, forse la migliore. Mattia fa ancora da pompiere: calma, la Red Bull potrebbe essere ancora un filo avanti. Sahkir ha detto molto, ma parecchio c’è ancora da scoprire. E, per avere certezza di essere tornati in pianta stabile fra i grandi, serve ancora tempo.

Le piste sono molto diverse fra loro, alcune equipe hanno dimostrato nel tempo di avere una straordinaria capacità di reazione e le vetture completamente nuove devono ancora mostrare il loro volto. Veniamo alle certezze. Il team sembra agguerrito e in possesso della coppia di piloti più performanti. Leclerc e Sainz vanno forte e sbagliano poco, sono giovani, ma già molto esperti. I cambi gomme in Bahrain sono stati uno spettacolo. Tutti impeccabili. Poi, una cosa su cui tutti scommettono: l’affidabilità che invece è clamorosamente mancata alla Red Bull e, soprattutto, alla Honda. Tre delle quattro vetture motorizzate dai giapponesi non hanno visto il traguardo (problemi di alimentazione e l’Alpha Tauri addirittura a fuoco), mentre la Ferrari ha spinto le sei vetture equipaggiate ai primi 11 posti (2 in testa, 3 fra i primi 5).

La power unit potrebbe essere un punto forte. Non come potenza, ancora non si sa (la Rossa nel Golfo ha avuto velocità di punta non impressionanti), ma come robustezza ed erogazione che, complice un’ottima trazione della F1-75, ha consentito al monegasco di rispondere in accelerazione ai sorpassi di Verstappen effettuati sul dritto. Altra arma di Maranello quest’anno sembra l’allineamento perfetto fra gli strumenti di simulazione in fabbrica con i riscontri dinamici in pista. Un vantaggio enorme per far evolvere le vetture durante la stagione durante la quale si mettono le ruote in terra solo durante le gare. Cardile e Sanchez pare abbiano interpretato al meglio i canali “Venturi” che generano l’effetto suolo: la Ferrari è l’auto che ha domato per prima il problema del “proposing”, cioè del saltellamento ad alta velocità.

Il tutto senza avere la necessità di toccare l’altezza che su queste monoposto deve sfiorare l’asfalto per creare l’effetto ventosa del fondo. Ma le Rosse hanno un eccellente equilibrio anche fra avantreno e retrotreno, cosa che patisce stranamente la nuova Mercedes. I tecnici di Stoccarda, però, continuano a pensare di avere un’astronave con un potenziale elevato. Fra tre giorni i motori si accenderanno di nuovo nella vicina Jeddah e quasi nessuno avrà tempo di preparare evoluzioni. Il circuito è diverso, molto veloce e con meno accelerazioni. E potrebbe premiare il bolide del campione del mondo che avrà il dente avvelenato (domenica ha accusato pure noie ai freni). Non sembra invece ancora il momento di Hamilton che ha il target di contenere il ritardo in attesa che la Stella torni a brillare.

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Martedì 22 Marzo 2022 - Ultimo aggiornamento: 24-03-2022 10:18 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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