
Ferrari, il podio di Leclerc non basta: la Rossa non ha graffiato neanche sul passo gara
Il Campionato è ancora giovane, ma a Barcellona la McLaren mette una seria ipoteca su entrambi i Titoli. L’aspetto preoccupante è che il Gran Premio di Spagna era atteso da molti come «la svolta della stagione» grazie all’introduzione della nuova normativa federale per limitare la flessibilità delle ali. Forse c’è chi credeva veramente che la netta superiorità delle monoposto papaya potesse interamente dipendere dai baffi programmati per piegarsi ai limiti del consentito. Così non è stato e il sogno è svanito in un assolato pomeriggio di inizio giugno in quel di Catalogna. L’unico sette volte campione del mondo in circolazione aveva spiegato già sabato come stavano realmente le cose: «Rifare le ali più rigide è stato solo buttare i soldi: non è assolutamente cambiato nulla...».
Purtroppo la sentenza emessa da Lewis è senza appello perché l’astronave di Woking ha continuato a volare alto come niente fosse accaduto e anche tutte le altre scuderie non si sono lamentate ne hanno perso prestazioni. In più, Barcellona è una pista tecnica, considerata «una cartina al tornasole infallibile» per valutare quale sia la monoposto migliore. E la McLaren ha dominato in lungo e in largo, sia nel giro secco nelle prove e in qualifica, sia sul passo in condizione da gara. Le due papaya hanno occupato l’intera prima fila e poi hanno avuto sempre in mano le sorti della gara. In palio c’era solo il terzo posto ed era saldamente in mano a super Max prima dell’ingresso della safety car che ha rimescolato le carte nei giri finali dando una mano a Charles ad alla Ferrari.
La squadra inglese centra la quarta doppietta dell’anno, vince la settima corsa su 9, cinque delle quali sono finite nella bacheca di Piastri che con il primo posto di ieri ha rafforzato la leadership nella generale. Oscar ora ha 10 punti di vantaggio sul compagno Lando, 186 a 176, ma Verstappen (137) è staccato di quasi 2 gare perché ha 49 punti di ritardo dalla vetta. Seguono Russell e Leclerc rispettivamente a 111 e 94. Ancora più disarmante è il quadro fra i Costruttori dove i britannici sono gli unici che al momento possono contare su due vere punte: 362 punti, più del doppio della rivale più immediata diventata la Ferrari (165) in grado di scavalcare la Mercedes (159) e la Red Bull (144) sospinta dal solo campione del mondo. Una Stella e tre comprimarie in lotta fra loro per la poca consolante posizione di “seconda forza”.
Ieri la corsa è stata un po’ noiosa, tenuta sveglia solo dall’olandese che, sapendo che nulla avrebbe potuto contro la McLaren con le strategie classiche, è partito per scompigliare lo scenario: 3 soste invece delle normali 2. La brava ingegnera britannica Hannah Schmitz, che è responsabile delle strategie della Red Bull, sapendo che può contare su un autentico fenomeno ha messo a punto una formula d’assalto capace di funzionare perfettamente: a soste terminate per tutti, Max era saldamente terzo e Leclerc quarto faticava con le medie nel finale, mentre tutti gli altri avevano la soft rosse. Quando è entrata la safety car per la rottura del motore di Antonelli, tutti hanno effettuato un altro stop non previsto per montare soft ancora più fresche, ma Verstappen non le aveva più ed è stato costretto a mettere sotto le dure bianche: una follia, anzi un suicidio.
Alla ripartenza nulla ha potuto contro i rivali, lo ha passato Charles e anche George e lui, per resistere, ha fatto a ruotate con tutti e due. I commissari lo hanno penalizzato di 10 secondi retrocedendolo al decimo posto e togliendogli 2 punti sulla patente che diventa a rischio ritiro (salterebbe una gara). Hannah questa volta ha sbagliato, il pilota doveva essere lasciato in pista con le soft per effettuare i pochi giri rimasti. E, visto quanto è tosto, avrebbe forse potuto battagliare per vincere. La Ferrari non ha entusiasmato mostrando un buon passo solo nel primo stint perché Leclerc è scattato con i pneumatici nuovi che aveva risparmiato in Q3. Charles ha difeso una sua scelta sbagliata perché in gara le rosse sono andate meglio delle gialle con cui ha corso il monegasco: «Non sono pentito, la strategia ha funzionato, ci aveva permesso di agguantare il quarto posto...». Che poi è diventato un podio grazie al supporto della vettura di sicurezza. Hamilton nel finale è stato infilato dalla Sauber di Hulkenberg che all’ultimo pit stop aveva ancora un treno di rosse nuove.