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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La Ferrari di Charles Leclerc ad Imola

Ferrari, la batosta di Imola è dipesa dai piloti: Charles e Carlos non possono più sbagliare se vogliono il Mondiale

di Giorgio Ursicino

Sono arrivati da trionfatori, sono venuti via da Imola come pulcini bagnati. Più di un bagno di folla è stato un tuffo nella presunzione. Cosa che non bisogna mai fare in un campionato lungo 23 tappe con diverse Cime Coppi disseminate sul percorso. Cosa sta succedendo nella fabbrica dell’eccellenza nel cuore della Motor Valley? Niente. Niente di non prevedibile. Per vincere un Mondiale servono parecchie cose. E, mai come quest’anno la Scuderia di Maranello, che è anche la più antica e prestigiosa del mondo, sente di poterle sparare tutte. Sarà vero? Crediamo di sì. La macchina è bella e consistente, tanto che Charles l’ha soprannominata la “bestia” (forse era meglio belva...). Il nuovo regolamento con i “canali Venturi” sembra interpretato al meglio, la power unit si è dimostrata potente e affidabilissima. L’aerodinamica c’è anche se come velocità di punta (dipende anche dai circuiti) la Red Bull è messa un po’ meglio.

Anche il feeling con i Pirelli è soddisfacente, sia come finestra di funzionamento sia come durata, anche se ad Imola si è visto un po’ di “graining” di cui l’avversario di punta è stato esente. Poi ci sono i weekend come quello di Melbourne in grado di gonfiare l’ego che possono sortire un effetto ubriacatura se non si tengono i piedi ben piantati per terra. Leclerc è arrivato sul Santerno a mille e non è facile per uno come lui, essendo assolutamente convinto di essere il migliore, non partire con l’unico obiettivo della vittoria. Sia chiaro, quest’aspetto non è un difetto. Deve esserci nel Dna di ogni fuoriclasse, ancor più che nei piloti. Provate a chiedere a Hamilton chi è il migliore od anche a Verstappen. Non hanno il minimo dubbio. Quindi, che lo pensi anche Leclerc, che è giovane ed ha un talento smisurato, non c’è nulla di strano.

Ma qui viene il difficile. Anche il driver più formidabile non può sempre vincere e la sfida non deve essere quella di spaccare il mondo, ma di ottenere sempre il massimo in ogni circostanza. Il “vecchio” Lewis ne ha fatto una filosofia di vita che ormai non gli consente di buttare il cuore oltre l’ostacolo, facendo la figura del pirla per guadagnare un punticino. Cosa che invece fa magnificamente il suo erede britannico Russel. L’altro sulla griglia di partenza assolutamente certo di saperlo fare è sicuramente Verstappen. Max è sempre stato velocissimo già da minorenne. Ma chi ci vede lungo si è subito accorto che aveva anche questa dote esclusiva propria dei piloti più navigati (certo qualche svarione all’inizio l’ha fatto anche lui). Poi lo scorso anno c’è stata la certificazione finale, esternata dal duello con Lewis a chi portava la pelle al traguardo anche prendendosi a ruotate.

Un titolo in bilico si può acciuffare solo così. I ragazzi di Maranello certo sono promettenti. Da buon condottiero Binotto li ha spesso definiti la «coppia migliore». Può darsi che sia vero, ma deve essere ancora dimostrato. Questo cinismo proprio degli uomini di ghiaccio, per esempio, non ha dimostrato di averlo Sebastian Vettel che da giovanissimo, quando aveva fra le mani la monoposto migliore, ha vinto con merito 4 Mondiali. Finito il periodo magico, niente più. Bastonato dai compagni di squadra con monoposto uguale alla sua (prima Ricciardo in Red Bull, poi Leclerc in Ferrari) è sempre stato accompagnato alla porta dai team che lo avevano scelto. Se la Rossa dovesse rimanere un filo sopra alla concorrenza, non c’è dubbio che, soprattutto Charles è capacissimo di riportare l’iride a Maranello dopo tre lustri.

Se invece due o più monoposto dovessero essere sullo stesso livello, saranno i piloti a dover dimostrare di non sprecare nemmeno un punto. Quest’anno, almeno finora, non è avvenuto e se la Red Bull deve recriminare per problemi di affidabilità intollerabili per uno squadrone al suo livello, la Ferrari deve mettere in conto tre errori dei piloti (due Carlos, uno Charles) sicuramente evitabili. Poiché tre sono stati i cedimenti dei bibitari, la situazione nel mondiale Costruttori si è fatta equilibrata, con una differenza che non consente distrazioni (124 a 113). Proprio questo intendeva il team principal quando ha lanciato il consiglio: «Non è il momento di rischiare, ma di consolidare...».

Non gli hanno dato retta, ma non è facile imporre ai piloti cosa debbono fare quando l’adrenalina è a mille sotto il casco e l’asfalto fradicio sotto la ruote. Ora si andrà a Miami dove non si è mai corso e i driver dovranno tornare a timbrare il cartellino dei punti pesanti in ogni occasione. All’Enzo e Dino Ferrari almeno due posti nei primi quattro erano prenotati e tornare in sede con un solo sesto posto perché i ragazzi hanno osato un po’ troppo lascia l’amaro in bocca

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Martedì 26 Aprile 2022 - Ultimo aggiornamento: 27-04-2022 17:35 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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