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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La nuova Ferrari SF-23 di Formula 1 con i tre moschettieri: da sinistra, Sainz, Vesseur e Leclerc

Ferrari SF-23, Vasseur compatta la squadra: totale sintonia Leclerc-Sainz per vincere il Mondiale

di Giorgio Ursicino

Se il buongiorno si vede dal mattino, il grande sogno potrebbe realizzarsi. In una serena giornata di mezzo inverno è andata in onda una della presentazioni più emozionanti che il Cavallino abbia mai fatto. Un evento sul quale hanno lavorato certamente molte persone: realizzare una monoposto nuova per battere la Red Bull e, soprattutto, quel diavolo di Max Verstappen. Dall’atmosfera, però, emerge l’abile regia del nuovo condottiero, il volto da duro col cuore tenero di Fred Vasseur. Il manager francese, famoso per la sua competenza ingegneristica e per il curriculum inarrivabile nelle formule minori, ha finalmente trovato il modo di confrontarsi con un ambiente vincente anche in F1. Ed ha messo in mostra il suo stile e l’approccio strategico: per poter dare il massimo, il clima in squadra deve essere disteso. Amichevole, quasi familiare. Di frizioni e adrenalina che corre ce ne sono già troppe nelle competizioni al massimo livello.

Si vede che Fred, prima di mettere il naso in profondità sugli aspetti tecnici, abbia voluto lavorare su quelli umani, uno dei punti deboli della scorsa stagione sul quale era indispensabile intervenire. La manovra sembra perfettamente riuscita. I volti, gli sguardi, i sorrisi (ed anche le dichiarazioni) non erano mai stati tanto dolci fra Carlos e Charles. Ogni dettaglio è stato curato da Vasseur che aveva già esternato il suo pensiero facendo trapelare quanto tenga all’armonia. Un passaggio stretto dove Binotto aveva un po’ faticato. Fred sa bene che per vincere in una sfida sul filo dei millesimi, mentre i guardrail ti sfiorano la faccia, bisogna dare il massimo. Tutto se stessi. E questo può avvenire solo in un clima di tranquillità e massimo comfort. Ancora una volta, il team principal ha sottolineato che in Ferrari non esistono prime guide. La Scuderia è perfettamente in grado di mettere in pista due vetture al top e devono rombare entrambe per vincere.

Diverso è il discorso a Campionato avanzato. Se uno deve aiutare l’altro per il bene comune, senz’altro si farà: «Siamo tutti qui per riportare la Ferrari a vincere, non è importate con chi». Sopraffino il lavoro con Carlos che poteva essere geloso del fatto che Leclerc ha già vinto con Fred sul muretto. Vasseur aveva già chiarito: «Balle. Ho grande stima di Sainz. È il pilota che ho tentato di prendere quando era in Renault...». Così è stato proprio Carlos il primo a fare il bagno di folla. Ed è stato anche lui a vincere il gioco della monetina per essere il primo ad accendere il motore e fare tre giri a Fiorano. L’esordiente TP, per la parità, ha rispolverato l’approccio del connazionale che vorrebbe tanto imitare. Jean Todt, il più vincente caposquadra del Cavallino, nel 1989 orchestrava la Peugeot che stava dominando la Dakar con le invincibili 405.

I due piloti, Ickx e Vatanen provenienti da categorie diverse, se le stavano dando di santa ragione fra le insidie del deserto. Era quasi certo che una corsa già vinta sarebbe finita al vento. Così, a Timbuctù, l’autoritario Jean tirò fuori la monetina e lasciò decidere la sorte chi dovesse vincere. Ieri nell’aria c’era più distensione e i due ragazzi hanno accettato con goliardia un quadretto preparato in anticipo. La speciale moneta aveva sulle due facce disegnati i numeri 16 e 55 ed è uscito quest’ultimo, dando il poco importante onore-onere allo spagnolo. Un gesto di insignificante importanza che ha un grande valore simbolico: Vasseur non tollererà capricci, dispettucci e incomprensioni fra i due driver. Sul circuito amico, a pochi metri dalla Casa dove Enzo Ferrari aveva il suo ufficio preferito, la principessa SF-23 è stata messa alla frusta da entrambi i campioni. Per pochissimi, ma significativi chilometri.

La nuova Rossa è molto bella. Curatissima in tutti i particolari e si è fatta strapazzare come fosse una veterana, confermando l’enorme lavoro fatto in galleria del vento, al simulatore e ai numerosi banchi prova dove è stata massacrata la power unit per trovare l’affidabilità che lo scorso anno è colpevolmente mancata. Le bocche, si sa, sono cucite. L’ultima cosa che i tecnici di Maranello vogliono (come tutti...) è far sapere ai rivali dove sono intervenuti e perché. La SF-23 scoprirà totalmente le sue carte solo il 4 marzo in Bahrain quando si dovrà lottare per la prima pole.

Gli ingegneri diretti da Enrico Gualtieri sembra abbiano risolto gli inconvenienti di affidabilità sui quali, sotto il controllo della FIA, si può intervenire anche se le unità che sono “congelate” fino all’inizio del 2026. Quindi niente potenza in più, ma la possibilità di recuperare quei cavalli che lo scorso anno erano stati sacrificati per evitare altre esplosioni. Per quel poco che si può vedere il disegno delle pance è rimasto simile. Rivista in profondità la sospensione anteriore che ha anche fini aerodinamici per guadagnare velocità di punta che era carente nel 2022. Tutta nuova l’ala anteriore, che ha reso il muso più corto e raffinato.

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Mercoledì 15 Febbraio 2023 - Ultimo aggiornamento: 16-02-2023 11:14 | © RIPRODUZIONE RISERVATA