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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
La Ferrari di Carlos Sainz in fiamme per l'esplosione del motore in Austria

Ferrari vincente, ma per il Mondiale bisogna migliorare l'affidabilità e il clima in squadra

di Giorgio Ursicino

Sul momento magico c’è una patina di tristezza. Dopo due stagioni da dimenticare, finalmente la Rossa si è messa ad andare. Forse il digiuno troppo lungo ha esageratamente stimolato l’appetito. Molti nel team sono famelici e, quando non tutto fila liscio, la delusione è massima. Il cannibalismo è fondamentale in questo sport fatto di coraggio e audacia. E la consapevolezza di avere una monoposto, non solo sempre competitiva, ma addirittura in grado di lottare per il Mondiale, può dare un boost incredibile. C’è da restare con i piedi per terra e non vedere lo stesso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Quando esplode un motore bisogna cospargersi il capo di cenere. Quando la scena si ripete a qualche settimana di distanza c’è da stare ancora più preoccupati.

Non bisogna dimenticare, però, l’immenso lavoro fatto per recuperare in un balzo il gap enorme che penalizzava la Ferrari. Ed essere un filo indulgenti con chi ha realizzato il miracolo. Da qualche parte bisognava rischiare. Le power unit da quest’anno sono congelate per diverse stagioni, chi non ha potenza può andare in vacanza in anticipo. L’unico aspetto sul quale si può intervenire, invece, è proprio l’affidabilità e a Maranello i tecnici stanno lavorando giorno e notte per individuare il componente che cede e cercare di rimediare, il più rapidamente possibile. Quanto sta accadendo non era certo programmato, ma rientrava nell’approccio.

Binotto, che è un formidabile ingegnere motorista, aveva stabilito la strategia: cercare di essere perfetti, ma sulle performance non si può mediare perché c’è il blocco dello sviluppo. Lo stato in cui sono ridotti i poveri V6 di Charles a Baku e di Carlos a Spielberg certamente non aiuta ad individuare le cause e si rischia di lavorare su qualcosa che magari va bene. Sia come sia, il cedimento emergerà, bisogna solo sperare che il virus non colpisca altre volte perché, oltre ai punti persi e il morale da ricostruire ci sono le penalizzazioni sullo schieramento di partenza se si cambiano troppi componenti.

La parte meccanica forse preoccupa meno dell’atmosfera in squadra, la parte umana appare un po’ in attrito. Il team principal andava orgoglioso dei due piloti che sta contribuendo a far crescere e più di una volta ha sottolineato di avere le coppia di driver migliori e che vantano il miglior rapporto fra loro. Qualcuno, però, sorrideva sotto i baffi: «Facile andare d’accordo quando non c’è in palio nulla...». Ora l’atmosfera è un po’ tesa e Mattia farà di tutto per riportare il sereno, unico modo per attivare il vero gioco di squadra nella F1 moderna.

Leclerc era infuriato a Silverstone prima che il capo gli facesse lo shampoo. Sainz è sembrato infastidito in Austria, più per quello che era successo la settimana prima, che per il motore andato arrosto. Quello non è colpa di nessuno. Invece lo spagnolo è diventato serio quando il compagno vincitore gli ha teso la mano. Le prossime gare saranno fondamentali, anche perché ora le gerarchie per non sprecare punti in ottica mondiale diventano impellenti. Charles ha già fatto vedere che non è felice di aiutare Carlos. Il ragazzo di Madrid farà altrettanto? Bisogna anche vedere cosa c’è scritto nei contratti, di solito molto dettagliati.

Quando serve chiunque deve aiutare il compagno. Ci mancherebbe. La squadra viene prima di tutto. Anche Hamilton farebbe il gregario se le circostanze lo richiedessero. Leclerc vuole essere come Verstappen e la mossa di scaricare Vettel per puntare su di lui potrebbe averlo indotto a pensarlo. È necessario un chiarimento, oppure la coppia scoppia...

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Martedì 12 Luglio 2022 - Ultimo aggiornamento: 13-07-2022 19:01 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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