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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Il circuito di Marina Bay a singapore che ospita il GP di F1

GP di Singapore, la FIA grazia un super Perez. Due Ferrari sul podio, ma il Cavallino non sorride

di Giorgio Ursicino

Non si passa. Vince Perez. Proprio come nel salotto del Principe, su quel toboga di Montecarlo. Nella scintillante serata tropicale di Singapore, l’esperto messicano tiene la testa del gruppone dalla prima curva alla bandiera a scacchi e conquista il quarto trionfo delle sua dignitosa carriera. Per il prossimo anno, infatti, Sergio ha ancora il contratto con la Red Bull e, se tutto filerà liscio, supererà i 250 GP che gli valgono la “top ten” nella graduatoria delle gare disputate in carriera. La Ferrari mastica amaro perché, ancora una volta, non riesce a salire sul gradino più alto del podio. Come in qualifica, ci sono due Rosse nelle tre migliori posizioni finali, ma Charles e Carlos non riescono a sfruttare al meglio le buone piazzole sulla griglia e sono costretti a fare i valletti all’americano.

Sainz non è stato particolarmente graffiante, si è limitato nella prima parte della gara a tenere dietro un buon Hamilton che non aveva la velocità per tentare l’affondo su un tracciato tanto scorbutico. Lo spagnolo ha ammesso di non sentire feeling con l’asfalto allagato, mentre si è trovato meglio nel finale con le slick e la pista umida. Chi ha lo sguardo cupo come un bambino a un passo dalle caramelle è il predestinato che sentiva la preda a tiro per interrompere un’astinenza iniziata in Austria, nel mese di luglio. Non capita spesso di scattare dalla pole su un circuito dove è impossibile superare e quel diavolo di Verstappen relegato a metà schieramento. «Questa volta la vittoria è alla nostra portata. Ci credo». Aveva commentato il monegasco con il ruotino Pirelli della pole position in mano.

Si vede che aveva fiducia perché ha disputato una gara impeccabile e spettacolare, rimanendo sempre incollato alla Red Bull di Checo e staccando ad ogni ripartenza dopo la tante safety car il compagno di squadra. La guida di Charles è stata aggressiva, di cuore e di talento, con controsterzi e traversi sul fondo infido, senza mai sbagliare di un millimetro. Di più proprio non poteva fare. Come sarebbe andata se le ruote posteriori del Cavallino non avessero pattinato troppo al semaforo? Chi può dirlo. Ma le chance sarebbero state consistenti. I più critici non evitano di far notare alcuni dettagli che riporterebbero i piedi per terra. A guidare l’astronave di Newey non c’era l’ex bambino prodigio, ma il tranquillo messicano; il campione del mondo olandese aveva dimostrato in qualifica di avare un ritmo stellare. E poi, nei giri finali, la SF-75 del principino ha dovuto alzare bandiera bianca con i pneumatici anteriori senza più grip. E questa non è mai una buona cosa.

Leclerc ha poca voglia di parlare. Più loquace Carlos: «Non sono riuscito a tenere il passo di Sergio e Charles, non sentivo il posteriore, non mi fidavo a spingere di più. L’aspetto importante è aver portato la macchina al traguardo, non era affatto facile dopo un battaglia durata due ore nel corso della quale molti hanno sbagliato». Scuro in volto anche Mattia Binotto che però non perde minimamente il suo aplomb. La lentezza della Federazione è sempre un po’ nel mirino, non solo per il dossier “budget cup”: «Sono deluso, ci serviva la vittoria e se lo scatto iniziale fosse andato meglio era alla nostra portata. Complimenti a Perez, ha fatto una bella gara. Ma la doppia infrazione dietro alla safety car mi è sembrata palese, non capisco perché non sono intervenuti durate la gara».

Il vincitore, infatti, quando era dietro la Mercedes rossa di Maylander, ha infranto due volte il regolamento distaccandosi troppo anche se non ha falsato l’essenza della gare. Ma le regole vanno rispettate e le punizioni affibbiate. Alla fine, la Federazione, come spesso fa, ha deciso di non decidere. Ha penalizzato di 5 secondi il messicano che lasciano inalterate le posizioni. Ai piedi del podio un divino Norris che è ancora più forte quando le condizioni si fanno impossibili. La McLaren ha approfittato del doppio ritiro Alpine ed ha portato pure Ricciardo al quinto posto. Dietro a Stroll, tre campionissimi: Verstappen, Vettel e Hamilton.

Max ha fatto il possibile domando una posizione sulla griglia anomala, una partenza disastrosa e un “lungo” nel momento topico, quando sentiva odore di podio: «L’avevo detto che sarebbe stata una gara difficile, qui non si passa. Singapore non è Spa o Monza, non è il posto per fare rimonte». Che la corrida sia stata un noioso trenino costellato solo da errori lo conferma Lewis, un campione che non sbaglia quasi mai: «Ero più veloce di Sainz, ma inutile tentare il sorpasso, quando ci ho provato sono andato contro le barriere. La vettura, comunque, non era a posto, speravo meglio». Ora una settimana di fuoco, le polemiche sulle regole e la vicenda budget cup. Poi domenica, nell’affascinate Suzuka tana della Honda, Max si giocherà il secondo match ball e questa volta potrebbe fare centro. FIA permettendo...

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Lunedì 3 Ottobre 2022 - Ultimo aggiornamento: 04-10-2022 12:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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