
Hamilton e Ferrari, spettacolo a Shanghai: due legende riscrivono la storia
Zitto zitto, piazza il primo colpo. Al suo secondo weekend con la Ferrari, dopo il mezzo naufragio australiano, Sir Lewis Hamilton mette tutti in fila. Andiamoci piano, si tratta solo delle qualifiche per la prima gara Sprint dell’anno (alle 4 nella notte tra venerdì e sabato, domani Gp alle 8). Ma i canacci c’erano tutti e, mai come in questa stagione in cui la lotta si annuncia serratissima, nessuno è disposto a concedere nulla agli avversari. In realtà, il sette volte campione del mondo non era atteso all’exploit. La Rossa aveva faticato a Melbourne, Lewis era sembrato ancora lontano dal metabolizzare gli automatismi necessari per governare monoposto come queste.
Domenica scorsa aveva perso addirittura le staffe con il suo ingegnere che, come è logico, suggeriva via radio nel casco le manovre migliori da fare per domare il Cavallino le cui reazioni sono magari diverse dalla Freccia che Hamilton era abituato a guidare. Tutti si aspettavano la McLaren che domenica scorsa volava sull’acqua. O super Max che nel taschino ha sempre qualcosa in più e la usa non solo per demolire i compagni di squadra. Al limite c’era Charles. Se la SF-25 fosse improvvisamente risorta il principino sarebbe stato abilissimo nel giro secco poiché è in grado di guidare una F1 di Maranello anche bendato, forte dei suoi sei anni d’esperienza nel team.
Invece, come per incanto, si è acceso il britannico che ha messo immediatamente a frutto gli assetti studiati nei simulatori in sede e, pare, abbia dato pure qualche dritta nell’unica ora di prove libere per bilanciare ulteriormente il bolide. Sia come sia, senza dare troppo nell’occhio, la coppia SF-25-Lewis si e messa a funzionare immediatamente sull’asfalto completamente rifatto di Shanghai che garantiva un grip eccezionale, particolarmente gradito a chi non ha tutto il carico aerodinamico che è in grado di sprigionare la McLaren. L’inglese ci ha messo sicuramente del suo. Corre in Cina dal 2007, ha vinto ben sei volte e, a suo dire, quel tracciato gli piace particolarmente. Hamilton è stato il più rapido nella Q1, si è piazzato quarto nelle Q2 e ha conquistato la pole nel Q3.
Leclerc è sempre stato più lento di lui e lo ha riconosciuto con uno sguardo un po’ mogio nonostante la seconda fila a soli due decimi dal compagno. Subito si cercano frizioni o attriti per il momento inesistenti. È assolutamente di routine che Lewis abbia chiesto di passare Charles mentre quest’ultimo era nel giro di raffreddamento e lui in quello di lancio, fondamentale per tenere nella giusta finestra di funzionamento i performanti ma delicati Pirelli rossi. In Formula 1 non è detto che sia il più rapido quello più veloce al volante. Chi corre troppo può mandare in tilt le gomme e nella parte finale del giro pagare con gli interessi l’andatura forsennata dell’inizio.
Un po’ quello che è successo alla McLaren che, a dire di tutti, aveva tutta la prima fila in mano e invece si è dovuta accontentare di una sola vettura nelle prime due file. L’auto papaya è sicuramente un razzo, ma spinge i piloti all’errore e Lando e Oscar hanno effettuato sicuramente delle sbavature nella fase topica della battaglia. In più ci si è messo anche un azzardo del team che ha mandato in pista i driver con la benzina per fare due tentativi con lo stesso treno di gomme. Erano talmente certi della loro superiorità che hanno preferito avere un doppio colpo in canna per evitare qualsiasi problema accettando di non essere mai nelle condizioni ottimali: o con troppa benzina a bordo o con le coperture già utilizzate.
Lewis, come un computer, si è tenuto lontano da tutto questo: un giro solo, senza possibilità di sbagliare. E non ha sbagliato nulla. Vedere il suo giro dalla camera car è stato uno spettacolo. Guidava così pulito da sembrare quasi lento, la macchina era sui binari. Il primo curvone, che si attorciglia su se stesso, è stato un capolavoro: teneva i punti di corda da sembrare Giotto. Nel secondo tratto è stato il più veloce di tutti, nel terzo ha tenuto. Sul traguardo quel diavolo di Verstappen è arrivato 18 millesimi dopo, Piastri 8 centesimi staccato. «Sono felice, la Ferrari ha preso vita», ha commentato felice come un bambino.