Sicuramente gli avrà telefonato Re Carlo. E un trillo l’avrà fatto pure Keir Starmer, dalla scorsa settimana nuovo premier della corona britannica. L’intera isola è ai suoi piedi. Il baronetto Lewis manda in delirio i connazionali assiepati sulle tribune del prestigioso circuito di Silverstone. Un tracciato in cui, tre quarti di secolo fa, iniziò l’audace avventura nel Mondiale di F1. Un Campionato di cui Hamilton è il pilota simbolo, il più vincente di tutti i tempi. Ieri, sembrerà impossibile, l’Imperatore è tornato sul trono, sul gradino più alto del podio dal quale mancava da quasi tre anni, un periodo lunghissimo per un asso come lui.
Dietro al campionissimo, in scia, è arrivato il suo erede, quel Max Verstappen diventato improvvisamente cannibale da quando Lewis non ha imperversato più. La scena appariva quella di un film, un kolossal. Con una trama strappa lacrime a lieto fine. Scontato che il grande sogno del fenomeno era di interrompere il lungo digiuno proprio sulla pista di casa. Una tana in cui Hamilton aveva già trionfato otto volte e, con l’ultima impresa, scrive un altra pagina da brividi nella storia della velocità. Uno dei record che l’inglese condivideva con Schumacher era aver vinto otto volte sullo stesso circuito. Ora i trionfi diventano nove e le vittorie in carriera salgono a quota 104. E per come si sono messe le cose attualmente, la collana si potrebbe ulteriormente allungare prima di vestirsi di rosso e saltare in groppa al Cavallino.
La Mercedes, infatti, non solo è risorta, ma ha mostrato una condizione veramente notevole su una delle piste più selettive, considerata l’università della F1. «Le cose sono incredibili - ha spigato colmo di soddisfazione il TP della Stella Toto Wolff - fino a cinque gare fa non eravamo mai saliti sul podio, oggi siamo stati la vettura più veloce dello schieramento, abbiamo conquistato la pole, l’intera prima fila e due vittorie consecutive in una settimana». Le aspettative di ripetere l’impresa, dunque sono parecchio elevate, anche perché era tanto tempo che l’olandese volante non perdesse due corride di fila. Wolff è stato sibillino è sfrenatamente ambizioso sul girone di ritorno della sfida: «Il Mondiale? Ora come ora non abbiamo possibilità, ma non è la prima volta che l’impossibile diventa possibile...».
Il manager austriaco conclude con una battuta su un argomento che gli sta molto a cuore. Nonostante le chance di portare Verstappen sulla Stella di Hamilton siano quasi zero, lui non si rassegna. Dopo la bandiera a scacchi tutti hanno scortato il vincitore per complimentarsi del superbo colpo di reni, in primis l’orange che era arrivato alle sue spalle. «Certo gli ha detto bravo, ma pure “quando va alla Mercedes...”». La corsa è stata molto appassionante, indecisa fino all’ultimo come non accadeva da tempo. A pochi giri dalla fine erano almeno tre piloti su altrettante macchine diverse a contendersi il primo posto con chi era dietro che andava più veloce.
Mercedes, Red Bull e McLaren, infatti, erano quasi sullo stesso piano e nelle varie fasi prevalevano secondo le condizioni ambientali che cambiavano repentinamente, soprattutto con la pioggia che andava e veniva. Una tipica giornate estiva inglese. Le Frecce di Russell ed Hamilton avevano un passo migliore con le medie e pista asciutta. Quando è arrivato lo scroscio, sono emerse le monoposto papaya che riescono a mantenere le gomme più calde quando si abbassa la temperatura. Nel finale, un po’ a sorpresa, le rosse soft non andavano e la Red Bull del cannibale con le hard bianche era più rapida di Lando e Lewis.
Il super campione ha dato tutto, estratto fino a l’ultima goccia dal pacchetto. Il team di Woking, invece, ha buttato ancora una volta l’occasione facendo molti errori strategici. Optando per scelta diverse il team di Andrea Stella avrebbe addirittura potuto fare doppietta. Delusione in casa Ferrari, adesso ufficialmente quarta forza e in difficoltà per conservare il secondo posto nel Campionato Costruttori. Carlos ha fatto una corsa gagliarda, senza poter andare oltre il quinto posto. Charles ha chiuso per la seconda volta di fila fuori dai punti. La cosa preoccupante è che è arrivata la sentenza che i più recenti sviluppi non vanno nella direzione sperata, quindi il divario più che ridursi si amplia.