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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Charles Leclerc con la Ferrari sui cordoli di Imola

Imola amara per le Ferrari: Leclerc tradito da un cordolo, Verstappen perfetto è inarrivabile

di Giorgio Ursicino

Non è andata. O meglio, è andata male. Sul circuito intitolato a Enzo e Dino Ferrari, il Cavallino non ripete la prova maiuscola dell’Australia, complici manovre non proprio impeccabili dei piloti. In più, la squadra da temere in ottica campionato fa uno dei suoi passi avanti in termini di sviluppo e si prende anche le briciole del Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna dimostrando che, anche se i ferraristi non avessero sbagliato, sarebbe stato impossibile strappare il primo posto al giovane campione del mondo olandese. Max ha replicato da par suo allo spolvero australiano di Leclerc, acchiappando anche lui un prestigioso “Grand Chelèm” sui saliscendi nel cuore della Motor Valley: pole, vittoria e giro veloce. Verstappen ha rafforzato il ricco banchetto con il trionfo nella “qualifying race” di sabato.

Cosa non banale in ottica futura, anche se queste F1 sono sensibilissime al tipo di tracciato e alle condizioni ambientali, è il feeling che la Red Bull ha instaurato con le Pirelli, soprattutto quelle di mescola più morbida. La velocità di punta esuberante, anche con un ottimo ritmo di gara, è un’arma in più per affrontare e difendersi dai sorpassi che le nuove astronavi ad “effetto suolo” consentono. Il figlio d’arte ha risposto a modo suo, un format che gli ha consentito di vincere 22 gare nel campionato più ambito del motorsport. Cinico, autorevole, concreto e, se serve, anche poco spettacolare massimizzando sempre il risultato. Ora è secondo in classifica alle spalle di Charles, ma è riuscito a contenere il divario nonostante la sua Red Bull si sia ammutolita due volte.

Si può vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma tutti sanno che Super Max ha dominato tutte le gare in cui ha visto il traguardo. I ferraristi, invece, fanno un po’ mea culpa, poiché entrambi possono recriminare sul loro comportamento. Da questo punto di vista, forse, il tulipano è l’unico a livello del maestro Hamilton che, almeno finora, a 37 anni e più di 100 vittorie in bacheca (oltre a 7 titoli iridati), è sempre riuscito a prendere il massimo da quello che le circostanze gli hanno propinato. Mattia Binotto, stratega sopraffino che non arriccia mai un sopracciglio, conosce bene i suoi puledri di razza è ieri aveva lanciato un diplomatico “warning”, misurando le temperatura dei piloti a bordo della SF-75, soprattutto davanti ad oltre centomila tifosi in festa.

«È più importate consolidare che rischiare...» aveva tuonato con fare dolce (almeno in pubblico) il team principal nato in Svizzera. Tradotto dal politichese, il capo voleva dire che forse Imola non era il campo per andare all’attacco, ma bisognava accontentarsi mettendo fieno in cascina. I rampolli rampanti non lo sono stati completamente a sentire e quella che poteva essere una partita giocata in difesa si è trasformata in una Caporetto. Charles e Carlos, questa volta, non sono stati perfetti e ognuno lo ha esternato a modo suo. Anche se è il secondo di fila, e lo ha costretto nelle ultime due gare a finire nella ghiaia dopo pochi metri, il fallo dello spagnolo non è da cartellino perché in partenza Ricciardo, con la sua McLaren, lo ha toccato da dietro facendolo girare. «Contatto di gara», hanno sentenziato i commissari archiviando velocemente il caso.

Più grave lo scivolone del principino che a fine gara, guardando il podio da lontano, aveva la faccia del bambino che non è stato a sentire. Il monegasco non ci stava ad essere stato bruciato dalle Red Bull al via ed aveva insistito per farsi montare le soft rosse nel finale di gara. Gli obiettivi erano due: acchiappare un’altra volta il giro veloce e mettersi almeno Perez alle spalle. Invece i punti pesanti di un podio blindato andavano in fumo alla Variante Alta ora dedicata a Fausto Gresini. Invece di prendersi un camomilla, il predestinato affrontava il cordolo in entrata con il solito morso della taratola, saltava da bravo canguro finendo in testacoda contro un mucchio di gomme. La rimonta rabbiosa dopo una sosta ai box gli consentiva di chiudere sesto, un bilancio un po’ magro per l’attuale Maranello.

Per carità, il monegasco che ha un talento smisurato fa bene a correre così, ma svarioni del genere devono essere centellinati durante la stagione perché incidono nella corsa iridata. Insomma, se vuole andare all’arrembaggio deve garantire quasi l’affidabilità di Verstappen. Sul podio è finito un eccellente Norris e, dietro di lui, il superbo connazionale Russel che è riuscito ad arpionare 4 risultati pesanti senza mai sbagliare, con una Mercedes che non è neanche l’ombra sbiadita della Freccia d’Argento campione del mondo 8 volte di fila. Ne sa qualcosa Hamilton, il Re Nero finito, non solo fuori dai punti, ma perfino doppiato dopo appena due terzi di gara trascorsa quasi tutta a combattere senza successo con l’Alpha Tauri di Gasly. Se la Stella tornerà a splendere, Lewis tornerà a ruggire, ma è triste vedere il pilota più vincente di tutti i tempi navigare nella seconda parte del gruppo, fra colleghi che non hanno mai visto una pole ne arpionato una gara.

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Lunedì 25 Aprile 2022 - Ultimo aggiornamento: 26-04-2022 10:31 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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