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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Il team Holykart Junior Roma che ha partecipato a The 24, la 24 Ore di Kart di Ottobiano. Da sinistra: Francesco Ursicino, Daniele Costanzo, Samuele Riso, Elisa Ursicino, Riccardo Bucci e Andrea Schiavelli

Kart, il fascino di una 24 Ore. Un team Junior romano all'assalto della sfida di Ottobiano

di Giorgio Ursicino

Ventiquattro ore a tutto gas. Senza mollare mai, uniti per un obiettivo comune. Sei ragazzi della Capitale del team Junior Holykart Roma, in piena fase adolescenziale, hanno accettato la sfida di confrontarsi in una gara “open” con piloti molto più maturi ed esperti di loro. Le Mans e Daytona, Nurburbring e Spa. Quattro località da sole racchiudono tutto il fascino delle “24 Ore”. Da quando, il 26 maggio 1923, i francesi decisero di correre nella campagna vicino Parigi per un giorno intero, il motorsport si è arricchito di una nuova gemma. C’è il fascino della velocità pura, che vede al vertice il Mondiale di Formula 1. E ci sono la corse di “durata” che mettono alla prova, oltre alla rapidità di guida sempre rilevante, molte altre doti ritenute indispensabili.

 

Per gli equipaggi, i team ed i mezzi meccanici: robustezza, durata, affidabilità, equilibrio, sapersi gestire e, perché no, lo spirito di squadra. Se si è carenti in una di queste caratteristiche, è parecchio difficile che una 24 Ore possa sceglierti come vincitore. Nella prima Le Mans, disputata più di un secolo fa, i trionfatori percorsero, su un tracciato che era quattro rettilinei raccordati da altrettante curve, poco più di duemila chilometri. Una distanza molto simile a quella che attualmente riescono a coprire i kartisti con un ragnetto dotato di un motore di poche centinaia di cc su una pista che è un autentico toboga, con una piega dietro l’altra. I nomi celebri fanno storia a se, da Porsche a Ferrari, da Audi a Jaguar.

Ma il fascino dell’Endurance, da parecchio tempo, ha coinvolto anche il mondo del kart: un mezzo che sembra antitetico per affrontare certi sforzi e difficoltà. E invece, la miscela è ancora più esplosiva, il legame forte, lo spettacolo altamente emozionante. La 24 Ore di kart è merce rara: non è facile trovare qualcuno che abbia la fantasia di organizzarla. Quando viene messa in calendario, però, non è facile resistere alla tentazione. Anche per piloti dal calibro sopraffino. Che sono pronti ad abbandonare per una volta i frullanti due tempi ancora protagonisti delle principali categorie mondiali, per confrontarsi con i più robusti quattro tempi. Questo weekend ci sono stati due eventi in proposito che meritano il faro dei riflettori.

Sul circuito Paul Richard di Le Castellet, parecchio a sud di Le Mans, in Provenza, Philippe Bianchi, il papà del compianto Jules, ha organizzato un intero weekend a tutto gas al fine di raccogliere fondi per l’Associazione dedicata al figlio concentrata su attività di beneficenza. Non è la prima edizione della maratona lunga dal venerdì alla domenica per un totale di 42 ore, 19 minuti e 50 secondi che non si fa troppa fatica a ricollegare ai 42 chilometri e 195 metri della gara regina delle Olimpiadi. Philippe, ogni anno, calendarizza il grande evento quando la F1 riposa perché l’ospite d’onore impegnato in pista è Charles Leclerc, il Principino, attuale driver di punta della Ferrari, che era amico fraterno del compianto Jules scomparso durante un tragico Gran Premio di Suzuka nel 2014.

I due predestinati hanno trascorso l’infanzia insieme nel circuito di kart di Brignoles mostrando poi tutto il loro talento nella categoria regina dell’automobilismo sportivo. Charles, nel weekend fra la vittoria a Monza e il secondo posto in Azerbaigian, non è restato in relax, ma è andato al Paul Richard per riabbracciare il suo vecchio amore e correre in onore di Jules. Il Principino ci ha pure dato dentro visto che, con la sua equipe di amici fra i quali c’erano anche il fotografo Antonie Truchet e l’imprenditore Riccardo Beretta, ha trionfato per la seconda volta di fila nella maratona provenzale portando alla causa i 50 mila euro che l’Associazione

devolverà.

A non molta distanza, nello stesso momento, si è corsa una 24 ore in kart. L’ottima organizzazione era tricolore, ma la rilevanza assolutamente continentale. Se la pole position è stata agguantata da un team italico, infatti, sui due gradini più alti del podio si sono piazzate due squadre estere, dando conferma dell’estrema professionalità dei contendenti scesi in pista per sfruttare tutte le pieghe del regolamento. Paolo Donzelli, il giovane e competente promoter capitolino, ha scelto il mezzo migliore per dare spettacolo, garantendo il più possibile la parità fra i bolidi in modo da esaltare la battaglia consentendo alle capacità dei driver di emergere. Il kart scelto era senza protezioni periferiche in modo da non consentire ai vari piloti di “appoggiarsi” ai rivali con eccessiva nonchalance.

Con questa soluzione si deve adottare uno stile di guida simile alle monoposto, pena di finire con facilità fuori pista. Il motore era un collaudatissimo Honda 390 cc opportunamente modificato per avere il 30% di potenza in più, da 14 a 18 cavalli, senza perdere assolutamente in affidabilità, anche sulle 24 Ore. Il circuito teatro della sfida è stato quello di Ottobiano, fra le risaie del pavese, al confine con l’alessandrino piemontese, la terra delle mondine. La pista è operativa da oltre un quarto di secolo ed è una delle più probanti ed impegnative del panorama nazionale. Lunga 1.380 metri, ha una parte iniziale e finale molto veloce, divise da una centrale mista parecchio guidata. Al via 35 equipaggi per oltre 200 piloti, molti di loro provenienti dell’estero, con alcuni driver più che promesse.

Le squadre Junior, con protagonisti minorenni ma che abbiano festeggiato il 14° compleanno, erano solo due: una del Nord Italia, l’altra romana, dell’Holykart team. Sei i rappresentanti di questa equipe, con Elisa Ursicino, una delle poche donne al via e la più giovane in assoluto del parco partenti avendo da poco festeggiato i 14 anni. Insieme a lei sul kart numero 16 (lo stesso numero di Leclerc...) si sono alternati al volante il fratello-gemello Francesco ed altri quattro validissimi driver. Andrea Schiavelli e Daniele Costanzo hanno evidenziato notevoli doti di combattività e regolarità sul passo, indispensabili per una 24 Ore. Mentre Samuele Riso e Riccardo Bucci hanno mostrato qualità velocistiche di assoluto rilievo, il primo sull’asciutto, il secondo, in particolar modo, sul bagnato.

Proprio la pioggia, che è caduta più volte durante la gara, ha caratterizzato la 24 Ore (“THE 24”). Più che normali precipitazioni, si è trattato di veri nubifragi che hanno del tutto allagato la pista piatta come un bigliardo. In più il regolamento non prevedeva l’utilizzo di pneumatici intagliati e si è dovuto affrontare l’acquitrino con le slick. E qui sono emersi i vari aspetti di una gara di durata con condizioni al limite. I ragazzi del team Holykart si sono perfettamente comportati emulando i colleghi di Le Mans e Daytona. Per prima cosa sono riusciti a smorzare l’entusiasmo giovanile tenendo presente le raccomandazioni dei due team manager (Andrea Costanzo e Gianluca Riso) che puntavano a portare il kart al traguardo.

Anche con l’asfalto trasformato in una risaia, gli holykartini hanno pennellato le curve con circospezione, guadagnando molte posizioni durante la notte, fino a risalire ad un lusinghiero 22° posto. Al mattino, complice l’età, la stanchezza ed un contatto troppo ravvicinato con avversario, il kart 16 è stato man mano risucchiato indietro. Ammirevole il senso di collaborazione nel team con i piloti un po’ più esperti che teleguidavano via interfono dalla tribuna i compagni, in particolare la giovane Elisa che adottava al millimetro le traiettorie che gli venivano consigliate sul fondo mutevole per l’acqua. Interessanti anche i meeting, in piena battaglia, fra i giovani piloti ai box che cercavano di decidere la fondamentale pressione degli pneumatici da adeguare alle condizioni della pista secondo le informazioni riferite del compagno in quel frangente al volante.

Particolarmente difficile la gestione dei sorpassi che bisognava subire da alcuni rivali che lottavano per la vittoria assoluta, quindi non disposti ad attendere. Proprio in una di queste manovre al limite, in piena bomba d’acqua, due kart si sono toccati ed il doppiato ha avuto la peggio finendo fuori pista e picchiando contro le protezioni. Immediato l’intervento della direzione gara e la corsa fermata con bandiera rossa per consentire ai mezzi di soccorso di intervenire rapidamente e in totale sicurezza. Fortunatamente nulla di grave, la gara ripartiva ma l’evento con la pioggia imperversante ha contribuito a rendere più pesante l’atmosfera. Anche in questa situazione i ragazzi romani si sono comportati con maturità mantenendo sempre la calma anche nella guida.

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Martedì 17 Settembre 2024 - Ultimo aggiornamento: 13:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA