Omoda & Jaecoo, il Super Hybrid SHS fa la differenza: i consumi e l'autonomia sono da primato
La mobilità ecologica intriga. Seduce. Ci sono le inedite soluzioni tecnologiche per contenere le emissioni e, soprattutto, aumentare la sicurezza. E, cosa non affatto usuale, compaiono diversi protagonisti, costruttori emergenti e motivati che portano nel settore una ventata di aria salubre. Fra questi, almeno nel nostro paese e in tempi recentissimi, sta emergendo con autorità Omoda & Jaecoo. Innovazione certo, ma c’è anche una certa tradizione su cui puntare: il brand fa parte del gruppo cinese Chery che produce e vende due milioni e mezzo di vetture l’anno, uno dei quali destinati all’estero con grandi ambizioni di internazionalizzazione. Con questi numeri, scusate se è poco, la Corporation è la prima azienda del comparto per esportazioni in Cina, un paese che ormai rappresenta circa un terzo dell’industria e del mercato mondiale.
Chery fu fondata all’alba del 1997, era l’8 gennaio, al tramonto dello scorso millennio, a Wuhu dov’è tuttora la sede dell’headquarter. Solo lo scorso anno si è affacciata ufficialmente in Italia e, non ha caso, lo ha fatto con il giovane e dinamico marchio Omoda & Jaecoo nato apposta per rafforzare la globalizzazione. Appena un anno dopo, i risultati sono sorprendenti. Nello scorso mese di agosto, notoriamente “vacanziero”, le consegne nella Penisola hanno sfiorato le mille unità divise in parti quasi uguali fra i due “sottobrand”. L’aspetto più interessante è la quota di mercato vicina all’1,5%, davvero niente male per una realtà che 12 mesi fa ancora non esisteva. Non serve sottolineare che, con una share del genere, la società cinese si è messa alle spalle rivali noti e tradizionalmente affermati.
Ma non è stato certo un sasso nello stagno: a settembre le immatricolazioni hanno superato le 1.600 unità con una significativa presenza nelle vendite ai privati la cui performance ha raggiunto l’1% del totale anche nel cumulato. Non è azzardato ipotizzare che il prossimo anno, con l’ulteriore allargamento della gamma verso il basso, il ritmo mensile possa essere di duemila esemplari. Dopo l’estate c’è stata addirittura un’accelerazione: da una parte, la coinvolgente serata all’Alcatraz di Milano; dall’altra, la presenza di primo piano al salone di Torino. Al night party nella città del design Omoda & Jaecoo ha messo in risalto la sua strategia che si basa su un’impostazione forte e chiara. È evidente che la casa sfoggia la multitecnologia dal punto di vista delle alimentazioni ed, a fianco dell’elettrico puro e di un termico all’avanguardia, mostra il fiore all’occhiello SHS, il “Super Hybrid System”.
Che cos’è? Cos’ha di tanto speciale? I modelli dell’azienda orientale si sono fatti immediatamente apprezzare dagli automobilisti tricolori per il Super Hybrid applicato alle vetture ricaricabili, cioè plug-in. Ora il geniale sistema di recupero di energia ad alta efficienza, che garantisce funzionalità al top esaltando le prestazioni, i consumi e, quindi, l’autonomia, viene esteso anche alla vetture senza spina. Queste sono particolarmente amate nel nostro paese da tutti quei clienti che non ritengono ancora adeguata la rete di ricarica e preferiscono, almeno per il momento, fare ancora rifornimento al classico “benzinaio”.
La novità non è sicuramente di poco conto e consente pure alle full hybrid di far parte dell’ecosistema SHS aggiungendo due suffissi. P sta per “plug-in”, H appunto per “hybrid” ma “full”, quello vero, anzi “Super Hybrid” perché ha in corpo la stessa tecnologia vincente dell’affermato schema finora apprezzato sulle Omoda & Jaecoo ricaricabili. Cosa significa? Semplice, i due apparati sono parenti strettissimi e sfoggiano lo stesso tipo di chicche: propulsore termico a ciclo Miller e rendimento altissimo (sfiora il 45%), spinta elettrica e recupero di energia con doppia unità ad induzione, una riservata alla trazione, l’altra alla ricarica della batteria.
I vantaggi che le due tipologie di SHS garantiscono sono più o meno gli stessi, le auto offrono consumi sorprendentemente contenuti ed autonomia eccellente che può superare i mille chilometri, più dei migliori turbodiesel in circolazione. Le P, però, danno la possibilità di viaggiare a zero emission aumentando ulteriormente la percorrenza, mentre le H rendono “liberi” dalla sindrome da ricarica ancora molto diffusa nel Belpaese.

