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MILLERUOTE
di Giorgio Ursicino
Alessandra Zanardi con la sua tuta della Bmw

Solo chi cade può risorgere: la filosofia di Alessandro Zanardi, l'uomo dalle sfide impossibili

di Giorgio Ursicino

Alex Zanardi, l’uomo dalle sfide impossibili. Poche altre persone come lui, in poco più di mezzo secolo di vita, sono cadute così tante volte, trovando dentro se stessi la forza di risorgere. Sempre più forte di prima. Un atleta diventato leggenda inanellando un’impresa superba dietro l’altra, ai limiti dell’incredibile. Un personaggio solare, sempre pronto alla battuta ed al sorriso, che è diventato un simbolo per tutte le persone con problemi gravi: basta crederci e si può raggiungere quello che sembra impossibile. Un ragazzo talmente speciale che è arrivato a dire come l’incidente nel quale ha perso entrambe le gambe gli abbia cambiato la vita. In meglio.

Solo in questa nuova dimensione, infatti, ha potuto assaporare sensazioni mai provate in precedenza, vivere esperienze nuove, mettersi al collo l’oro paralimpico ad oltre quarant’anni. Ieri, Alex aveva un altro appuntamento col destino che a volte sa essere beffardo. Era in handbike per partecipare ad una manifestazione non lontanissimo da casa, quando sulle colline senesi è stato agganciato da un camion. Il trasporto in elicottero in ospedale e la difficile operazione alla testa. Un cosa è certa: fino a che ci sarà un filo di speranza, Zanardi non mollerà, neanche di un millimetro.

La sua carriera lo dimostra. Anzi le sue carriere, perché Alex ne ha scritte ben più di una, anche parallele. Già da bambino ha mostrato la sua passione per la velocità e l’amore per il rischio. Ma spesso, quando era ad un passo dalla gloria massima, arrivava qualche pesante delusione sportiva. Il ragazzo bolognese inizia con il kart, poi la F3 e la Formula 3000 dove nel 1993 fu costretto a lasciare il Campionato a Christian Fittipaldi, nonostante fosse partito 8 volte in prima fila su 10 gare. La spettacolare stagione, però, gli valse la chiamata in F1. Sembrava l’iniziò di un percorso glorioso, invece c’era da faticare.

Dopo l’esordio nel finale del 1991, l’anno successivo fu a intermittenza e non ebbe modo di mostrare il suo valore. Poi due anni alla Lotus (93-94) ancora con pochi risultati (1 solo punto) e fu costretto a lasciare il circo dorato della velocità. Molti, a 28 anni, si sarebbero fermati lì. Non certo Alex. Una stagione di pausa e partì alla conquista dell’America, corse per uomini coraggiosi su circuiti spesso meno sicuri della F1 e sugli ovali dove è difficile correre se non ci sei nato. Dopo essere stato il miglior rookie nel 1996, arrivò la gloria con due titoli consecutivi Cart, dominando il Campionato in lungo e in largo. L’apoteosi.

Il ragazzo venuto dall’Italia aveva gli States ai suoi piedi, una pensione dorata a poco più di 30 anni. Smettere? Nemmeno per sogno. C’era un nuova sfida da affrontare, con tutti gli onori lo richiamava la F1 che lo aveva scaricato. Corre in una delle squadre più prestigiose, la Williams, ma in fase calante. Per Alex, atteso da tutti, fu una grande delusione: zero punti a fine stagione e di nuovo nella polvere. Dopo il solito anno di riflessione, Alex torna al suo amore ma nell’agghiacciante incidente in Germania perde entrambe le gambe.

A 33 anni su una sedia a rotelle, sembrava il pit stop definitivo, ma Zanardi riparte ancora. Torna a correre in macchina e a vincere. Ma soprattutto si trasforma in un handbike eccezionale che domina due Olimpiadi, a Londra nel 2012 e a Rio nel 2016. È uomo immagine della Bmw, per la sicurezza stradale, e proprio ieri la casa bavarese aveva annunciato che Zanardi sarebbe tornato in pista con M6 GT3. Invece Alex si deve impegnare ancora una volta nella sfida più importante, quella per la vita.

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Sabato 20 Giugno 2020 - Ultimo aggiornamento: 14:02 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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