Le difficoltà che hanno coinvolto tutto il mondo dell’auto, in particolare in Europa, stanno creando notevoli problemi a Stellantis. Il Ceo Carlos Tavares, che lo scorso anno aveva riportato risultati finanziari da favola, si trova con pesantissimi dossier sulla scrivania, quasi tutti di difficile soluzione. Il manager portoghese ha un discorso aperto con il Ministro dell’Industria e del Made in Italy Adoldo Urso e la prossima settimana avrà un’audizione parlamentare. Il numero uno operativo del gigante transatlantico interverrà in Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo venerdì 11 ottobre alle 13 e, come ha spigato in una nota l’azienda, «illustrerà il meglio possibile i dettagli di una vicenda complessa, in costante e veloce evoluzione».
Che il quadro non sia statico lo confermano novità quotidiane. Ieri è stato annunciato un nuovo stop dello stabilimento di Mirafiori. Il fermo delle attività produttive secondo i sindacati riguarderà entrambe le linee, sia quella della 500e che quella delle Maserati. Non è ancora certo se gli operai potranno tornare in fabbrica nel mese di novembre. I rappresentati dei lavoratori si sono anche lamentati di non essere stati coinvolti dall’Ad che incontrerà solo i parlamentari e hanno rilanciato allarmi anche per altri impianti. A Cassino sono confermati nuovi fermi produttivi per le unità di stampaggio lamiera e plastica nonostante proprio Tavares abbia ufficializzato la produzione sulla nuova piattaforma nativa elettrica Stla delle prossime Giulia e Stelvio attese per il 2025-2026.
Anche Pomigliano, dove si producono Fiat Panda e Alfa Romeo Tonale, fa ricorso agli ammortizzatori sociali e il calo degli esemplari assemblati ha messo in grave difficoltà i fornitori dell’indotto. Sul tutto pesa la sciopero del comparto automotive con relativa manifestazione a Roma il venerdì successivo, il 18 ottobre. Se nel nostro paese la situazione non è allegra, all’estero gli affari vanno addirittura peggio. Dopo il tonfo in Europa nel mese di agosto, marcato in contrazione del 16,5% Stellantis giù del 28,7%, ieri sono arrivati i primi dati di settembre e nei due marcati domestici del Gruppo il business è andato maluccio: in Italia -34% in un mercato che scende “solo” del 10,7% (quota precipitata al 24% dal 33% di settembre 2023), in Francia -17,5% con le vendite totali in contrazione del 11%.
Ma l’aspetto più preoccupante, potrà sembrare strano, riguarda l’altra parte dell’Atlantico, la gallina dalle uova d’oro per il costruttore italo-francese-americano. Il drastico taglio delle consegne e la riduzione degli stock, sommati ai bonus interni per spingere le vendite, hanno portato ad un ripensamento dei target per l’anno in corso che ha fatto evaporare i corposi risultati del 2023. Fatturato in contrazione e il margine a “doppia cifra” sperato fino a qualche giorno fa (lo scorso anno era al 15%) che potrebbe crollare fino al 5%. Dire che la borsa non ha gradito è un eufemismo. Ma il tonfo dell’altro ieri (oltre il 15%) non è stato mitigato ieri neanche con un piccolo rimbalzo: a Milano l’azione ha chiuso in sostanziale parità, mentre a Wall Street il titolo stava lasciando sul tappeto un ulteriore 2%.
Dai quasi 30 dollari di fine marzo, ora è al di sotto dei 14: -40,95% dall’inizio dell’anno, -51,34% negli ultimi sei mesi. Il confronto con l’altro titolo automotive della scuderia Exor è improponibile: Ferrari nell’ultimo anno è cresciuta del 54% ed ora capitalizza oltre 80 miliardi di dollari, quasi il doppio di Stellantis. Lo scenario certamente non aiuta la posizione di Taveres che ha il contratto in scadenza fra poco più di un anno e come vuole la prassi sono iniziate le manovre per pensare al dopo. Tutto è ancora aperto, anche un’eventuale riconferma (non si esclude la sostituzione anticipata), ma non giocano a favore del manager i consensi politici come sempre avviene in fasi di taglio di produzione e forza lavoro.
Ora contro si è schierato pure il potente sindacato USA Uaw e gli azionisti, prima entusiasti, sono diventati tiepidi perché potrebbero essere azzerati i dividendi. Intanto non si placano i rumors di eventuali alleanza o consolidamenti. Si parla con insistenza di un’eventuale fusione con Renault che porterebbe in dote in futuro Ceo che sarebbe l’apprezzato italiano Luca de Meo attuale presidente dell’Associazione dei Costruttori Europei. Altre ipotesi coinvolgono anche la Bmw con la nascita di un Airbus dell’auto. Il 15 di questo mese, al salone di Parigi, i tre ceo interessati (Tavares, de Meo e Zipse) saranno protagonisti di una tavola rotonda. Per il momento non c’è nulla di più concreto, a parte le smentite, e mettersi insieme quando c’è da tagliare potrebbe amplificare il problema.