
Alla 1000 Miglia protagonisti i Centauri della Stradale: la cultura della sicurezza richiede caschi evoluti, giacche airbag e guanti hi-tech
“La corsa più bella del mondo” ha bisogno anche dei guardiani più attenti del mondo. Mentre cantano i motori delle auto d’epoca lungo l’itinerario che oggi, 19 giugno, da Cervia-Milano Marittima porta a Parma, collegando il mare Adriatico al Tirreno, e passando per Livorno e la Cisa, i veri eroi silenziosi sono loro: i motociclisti della Polizia Stradale. Invisibili ma fondamentali, scortano, presidiano, proteggono. In prima linea, gli oltre 25 agenti in sella che affiancano le auto storiche in gara garantiscono ordine, rispetto del codice e prevenzione. E nel farlo diventano simbolo di una presenza che va ben oltre la cornice della Mille Miglia: diventano ambasciatori di sicurezza in un’Italia che troppo spesso dimentica quanto sia fragile la vita su due ruote.
Ma quest’anno la loro presenza assume un significato ancora più profondo. Pochi giorni fa, a Brescia, città simbolo della corsa, si è tenuta, promossa dal Groc Rotary, dall’Università degli Studi di Brescia e da 1000 Miglia, la VI Conferenza sulla Sicurezza Stradale. Lì si è parlato proprio di loro: i motociclisti, professionisti e appassionati, troppo spesso protagonisti involontari di tragedie su asfalto. I dati sono allarmanti: in Europa i motociclisti rappresentano il 22% delle vittime stradali, pur costituendo meno del 10% del traffico. In Italia, solo nel 2023, sono stati 734 i centauri che non sono tornati a casa.
A dare voce a questa emergenza è stato Carlo Linetti, esperto di mobilità, motociclista convinto e testimonial della GIVI, azienda italiana leader nella produzione di caschi e accessori per due ruote. «Essere motociclisti è un atto d’amore verso la strada», ha detto, «ma non può più essere un atto di fede cieca». Non si tratta solo di tecnologia, ma di cultura. Perché la sicurezza – come dimostra la 1000 Miglia con il suo apparato di controllo e prevenzione – è il vero valore aggiunto della mobilità moderna. E oggi, grazie a giacche airbag, guanti hi-tech e caschi evoluti, può anche essere elegante e funzionale. Nel rombo delle auto storiche che solcano l’Italia, c’è allora un messaggio che va oltre la nostalgia: la bellezza della strada non deve mai costare una vita. E chi la percorre su due ruote, oggi più che mai, ha bisogno di essere visto. Protetto. Rispettato.
E in effetti, la sicurezza dei motociclisti è ancora un punto critico in Europa: secondo i dati ETSC (European Transport Safety Council), un motociclista ha un rischio di morte 20 volte superiore rispetto a un automobilista.
Per Linetti la chiave è la consapevolezza, prima ancora della tecnologia: «Il problema non è la mancanza di dispositivi, ma il fatto che troppo spesso non li si usa o li si sceglie male. C'è chi risparmia sull’equipaggiamento, chi rinuncia all’airbag perché costa troppo, chi si accontenta di caschi omologati ma senza innovazione. È una forma di disattenzione che può costare la vita».
Non si tratta solo di teoria. GIVI, azienda italiana nota per l’attenzione alla protezione in moto, è al lavoro su un casco innovativo che, in caso di incidente, potrà essere rimosso in modo sicuro e rapido. Un dettaglio tutt’altro che secondario: secondo i dati delle emergenze sanitarie, le manovre di rimozione del casco dopo un incidente sono tra le più rischiose, e in un caso su dieci possono causare danni secondari al rachide cervicale.
Nella realizzazione dei caschi la ricerca e sviluppo utilizza le tecnologie più all’avanguardia
«È una piccola rivoluzione silenziosa», aggiunge Linetti, «perché significa pensare al dopo, all’intervento dei soccorritori, a come ridurre i danni collaterali. La sicurezza non finisce al momento dell’urto. È un processo».
Eppure, la strada verso una cultura diffusa della sicurezza è ancora lunga. In Europa, solo il 12% dei motociclisti utilizza regolarmente un gilet airbag o dispositivi simili, nonostante gli studi dimostrino che riducono le lesioni toraciche gravi dell’80%.
Linetti insiste: «Bisogna cambiare mentalità. Nessuno acquisterebbe un’auto senza airbag o ESP, eppure in moto molti accettano compromessi assurdi. Ci si affida a un casco base da 80 euro e si va in giro con giacche che sembrano belle ma non proteggono nulla. Perché?».
C’è poi un problema di accessibilità economica, che la politica e le aziende dovranno affrontare: «Oggi si trovano moto economiche iper-accessoriate ma equipaggiamenti di sicurezza a prezzi esorbitanti. È una distorsione da correggere. Se davvero vogliamo azzerare le vittime, dobbiamo agevolare anche l’acquisto della protezione, non solo del mezzo».
La riflessione di Linetti tocca anche la cultura tecnica delle aziende: «La tecnologia esiste, ma se resta in laboratorio o viene venduta solo a prezzi premium, non serve. Ecco perché il lavoro di aziende come GIVI è importante: fare innovazione utile, concreta, alla portata del motociclista medio».
Un concorrente della 1000 Miglia scortato da un agente della Stradale
E per chi vede nella moto una passione, non solo uno strumento, Linetti lancia un ultimo appello: «La moto è libertà, ma la libertà va difesa con la conoscenza, con l’etica, con l’impegno. Chi produce accessori, chi li indossa, chi li racconta, ha una responsabilità sociale. Perché dietro ogni curva non c’è solo l’asfalto: c’è la vita».