La Suzuki Katana

Suzuki Katana, una spada senza tempo. La casa giapponese rilancia in chiave heritage uno dei suoi classici

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ROMA - Katana, come si sa, era la spada dei Samurai. Nel 1980 la Suzuki sceglie questo nome per lanciare la sua ultima novità, la Katana 1100-750, una moto dal design avveniristico, fin troppo in anticipo sui tempi. Nel 2017 da un progetto della Engines Engineering su disegno dell’italiano Rodolfo Frascoli, anche con la collaborazione della rivista Motociclismo, nasce una sorta di proposta-revival, esposta in anteprima a EICMA 2017. Il successo dell’idea ha indotto la Suzuki a lanciare la nuova Katana, qui provata nella versione Jindachi (dotata di alcuni accessori speciali come lo scarico Yoshimura e il cupolino maggiorato).

Operazione riuscita? Finora per la verità il mercato italiano ha reagito in maniera tiepida, forse perché la nuova motocicletta appare meno “di rottura” rispetto all’antenata. La linea del modello 1980, infatti, era avanti dieci anni rispetto alla concorrenza (frutto della matita del designer tedesco Hans Muth), e se avesse avuto anche il monoammortizzatore posteriore avrebbe fatto invecchiare le concorrenti di altri dieci anni. Inoltre appariva come una maxi estrema da 250 all’ora.

L’attuale Katana invece si presenta più come una naked originale che come una vera superbike. Scelta certamente voluta dal marketing Suzuki ma che annacqua un po’ le potenzialità del progetto. Bisogna riconoscere infatti che, sistemi elettronici di controllo del telaio e del motore a parte, la filosofia del quattro cilindri di Hamamatsu resta la stessa: potenza esplosiva in alto, ottima coppia, erogazione vellutata e costante. Certo, nel 1980 queste doti erano un’esclusiva importante, oggi un po’ tutte le maxi offrono questo tipo di comportamento ai piloti.
Tuttavia il motore della nuova Katana, derivato dal modello 1000 K5 che equipaggiava la GSX-R 1000 del 2005, si rivela particolarmente adatto all’uso turistico-sportivo: sorvegliato da un efficiente controllo di trazione, consente un andamento aggressivo in curva, grazie alle ottime doti del telaio e dei pneumatici di primo equipaggiamento. Un’altra dote importante è la posizione di guida, molto comoda per una naked sportiva: offre sempre gran controllo e nello stesso tempo non affatica. Solo discreta invece l’ospitalità per il passeggero.

Diverso il discorso negli spostamenti autostradali: in questo caso il riparo aerodinamico è ridotto, un po’ come accadeva per l’antenata, una delle prime moto ad adottare un’unghia aerodinamica sul faro anteriore e il dispositivo anti-dive alla forcella. Naturalmente la scelta tra queste due moto, l’attuale o la progenitrice, dipende molto dall’uso che se ne intende fare. Stabilito che nessuna delle due appare adatta ai lunghi viaggi, per innati limiti strutturali soprattutto legati al trasporto dei bagagli, si può dire questo: la nuova Katana consente sempre andature di tutto rispetto e soprattutto quella dolcezza e fluidità propria delle moderne motociclette; inoltre ha una tenuta di strada da vera maxisportiva e risponde alle ultime normative antiinquinamento.

La Katana d’epoca ha invece altre frecce al suo arco: innanzitutto - se in ottime condizioni - è destinata a rivalutarsi nel tempo; inoltre permette di presentarsi con un oggetto esclusivo alla varie rievocazioni e nei club di moto d’epoca; ma soprattutto è ancora perfettamente adatta a gite e spostamenti amatoriali, senza far rimpiangere più di tanto le moto attuali (Abs a parte). E la differenza di prezzo tra una moto nuova e una d’epoca non è poi così enorme: una bella Katana d’epoca si trova tra i 5.000 e gli 8.000 euro, quella moderna parte da un listino di 14.000 euro, ma cercando presso i concessionari si possono trovare buone occasioni a km zero ben più economiche.

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Lunedì 18 Gennaio 2021 - Ultimo aggiornamento: 19-01-2021 20:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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