Auto benzina e diesel, salta lo stop dal 2035: i dubbi dell'Europa sulla «rivoluzione green»

Auto, nuovo rinvio Ue sullo stop (dal 2035) ai motori a combustione. Svolta green, cosa accade adesso

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Il voto sullo stop alla vendita di veicoli di nuova immatricolazione a benzina o diesel dal 2035 è stato rinviato a data da destinarsi e non è dunque entrato nell'agenda dei lavori della riunione dei Rappresentanti Permanenti aggiunti dei 27. Dunque, rinviata l'adozione del regolamento sulle emissioni di Co2 per auto e furgoni nuovi dal 7 marzo a un prossimo Consiglio senza fissare una data. Lo ha annunciato la presidenza di turno retta dalla Svezia precisando che 'non è stata confermata alcuna datà. Il regolamento prevede lo stop dell'immatricolazione dal 2035: il testo concordato con il Parlamento europeo era già stato approvato in linea di principio con il voto contrario di Polonia e l'astensione della Bulgaria. A Polonia e Ungheria si è ultimamente allineata l'Italia, che aveva finora dato il suo assenso. Restava la Germania in bilico: il partito liberale che fa parte della coalizione di governo ha frenato sulla decisione aprendo un problema nella maggioranza (di cui fanno parte Spd e verdi). In sostanza si temporeggia per trovare una soluzione o nell'attesa che a Berlino il governo trovi una soluzione di compromesso all'interno della coalizione.

Auto benzina e diesel, stop nel 2035. Proteste del governo, ma i carburanti ecologici sono lontani

Il fatto è che rispetto a ieri sera, quando già ventilava con sempre maggior forza l'ipotesi del rinvio, nulla è cambiato e l'impasse da Berlino non è stato superato. Che i governi in sede di Consiglio si trovino in una situazione simile, alle prese con il rischio di bocciatura di un accordo su un testo legislativo concordato con il Parlamento europeo (che l'ha pure votato in via definitiva) e già passato al vaglio preliminare del Coreper e dei ministri interessati, è evento abbastanza raro. Fino al 24 febbraio, quando la presidenza svedese della Ue aveva indicato che l'adozione sarebbe passata (dopo una riunione finale del Coreper) come punto senza discussione nella riunione del Consiglio educazione martedì prossimo, il no polacco e l'astensione bulgara, che equivale a un no nel conteggio dei dissensi, non facevano presagire alcun problema. Poi è arrivato, quattro giorni dopo il no secco del governo italiano, sostanzialmente con le stesse motivazioni del ministro dei trasporti tedesco - il liberale Wissing -, che aveva annunciato la frenata tedesca. Sostanzialmente si vuole lasciare la porta aperta alla possibilità di immatricolazione di nuovi auto e furgoni oltre il 2035 a patto che siano alimentati da carburanti sintetici, gli 'e-fuel' (carburanti puliti). La posizione italiana ha rafforzato il fronte anti-stop dal 2035, riflettendo le forti preoccupazioni più per il settore dell'indotto (componentistica) che per il settore 'direttò dell'automobile: sarebbero a rischio secondo le organizzazioni di categoria 67 mila posti di lavoro entro i prossimi 7 anni. E riflettendo anche la preoccupazione per la dipendenza dalle materie prime: la Cina produce tre quarti delle batterie prodotte nel mondo. Degli oltre 130 siti produttivi per le batterie al litio esistenti attualmente nel mondo, cento si trovano in Cina. Il governo Meloni, che pure aveva dato il suo assenso anche a livello ministeriale subito dopo il suo insediamento, ha deciso di giocare la partita guardando certamente al regolamento del '2035' ma anche -, e 'soprattuttò, ha detto ieri il ministro dell'Industria Urso - ad altri dossier sui quali ritiene 'ideologichè le scelte della Commissione europea: non solo sulla mobilità per forzare la svolta ecologica, ma anche su imballaggi, settore tessile. Il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida ha parlato l'altro giorno a Bruxelles di »criminalizzazione del sistema Italia in Europa. La posizione sullo stop ai motori a combustione interna è condivisa da diversi settori politici e dell'industria, sebbene sia un fatto che la maggior parte delle case automobilistiche sia impegnata in un'accelerazione della transizione all'elettrico anche rispetto al 2035.

Secondo una fonte europea è possibile che ora la Germania punti a ottenere una dichiarazione di pieno e chiaro sostegno allo sviluppo degli e-fuel. Per ora c'è un pòdi confusione sul modo in cui possa essere superata l«impassè. Sarebbe un'assoluta novità che su un tema così importante per l'industria tedesca il governo cambiasse radicalmente impostazione allontanando l'obiettivo del 2035: d'altra parte una parte del settore auto tedesco è fortemente impegnato ad accelerare la transizione all'elettrico su scala nazionale e globale e non al contrario (salvo Bmw). Come d'altra parte altri produttori in Europa: Ford, Honda, Renault, Stellantis, Volvo (controllata dalla cinese Zhejiang Geely Holding). Oggi la stampa tedesca manifesta più stupore e critica alla frenata che non consenso. La Frankfurter Allgemeine Zeitung accusa di populismo il ministro dei trasporti Wissing indicando che, minimo, 'non ha prestato sufficiente attenzione al processo (di approvazione del regolamento) dall'estate e ora è sorpresò. Le mille cautele della Germania nei rapporti con la Cina vanno nella direzione opposta a un 'decoupling'e si spiegano anche e soprattutto con le strette relazioni industriali e con la necessità di garantire un sistema lineare degli approvvigionamenti. C'è da controbilanciare in Cina anche la forza della cinese Byd a detrimento del ruolo leader della Volkswagen. Quella dell'elettrico è una partita chiave su scala globale. Sulla Suddeutsche Zeitung Christina Kunker scrive che 'i combustibili sintetici sono importanti per raggiungere gli obiettivi climatici. Tuttavia, non fermeranno la fine del motore a combustione, anche se il ministro dei Trasporti Wissing lo vorrebbè. Handelsblatt interviene dal lato americano della questione. Parlando degli incontri del cancelliere Scholz alla Casa Bianca, indica chèci sono segni di un compromesso sulla controversa questione della produzione di batteriè. Sarebbe alle viste 'una partnership sulle materie prime che potrebbe facilitare l'accesso dei produttori europei di batterie al mercato statunitensèsuperando lo scontro sugli effetti sleali dell'Inflation Reduction Act verso le produzioni europee. Tutti segnali che indicano come la Germania stia cercando una risposta globale ai problemi posti dalla transizione al motore elettrico, non di frenarla. L'accordo sancito con il Parlamento europeo include un riferimento ai combustibili neutri in termini di emissioni di Co2 e prevede che, previa consultazione dei portatori di interessi, la Commissione presenti una proposta relativa all'immatricolazione di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di Co2 dopo il 2035 in conformità del diritto Ue, al di fuori dell'ambito di applicazione delle norme relative al parco veicoli, e in conformità con l'obiettivo della neutralità climatica. In questi giorni si lavorerà al modo in cui rendere pienamente vincolante l'impegno in tal senso. Le risposte della Commissione europea in questi giorni sono state molto secche ed escludevano ripensamenti: evidentemente Palazzo Berlaymont, dove ha sede, non si riteneva possibile che la fase finale dell'adozione del regolamento si ingarbugliasse. Ora si vedrà.

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Venerdì 3 Marzo 2023 - Ultimo aggiornamento: 04-03-2023 14:26 | © RIPRODUZIONE RISERVATA