Luca de Meo, ceo di Renault al recente Salone di Parigi

Rivoluzione de Meo per Renault, le e-car vanno in Borsa. Nascono due società, il termico con i cinesi di Geely. La crescita di Alpine

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PARIGI - Rivoluzione in casa Renault: in occasione del Capital Investor Day a Parigi, il ceo italiano del gruppo Luca De Meo ha presentato il vasto progetto di riorganizzazione dello storico marchio Made in France, con la creazione di due entità separate per le attività elettriche e termiche. Questo nuovo capitolo del cosiddetto piano ‘Renaulution’ punta ad un margine operativo superiore all’8% nel 2025 e al 10% nel 2030. Una strategia- ha spiegato De Meo - che rappresenta una «metamorfosi» e che farà entrare Renault nella «prossima generazione» di costruttori. Indebolita dal ritiro dal mercato russo per la guerra in Ucraina, l’azienda ha bisogno di massicci investimenti per finanziare la sua conversione all’elettrico. La strategia poggia, in estrema sintesi, su tre pilastri fondamentali: lanciare il polo e-car in Borsa per raccogliere un massimo di investimenti, cooperare con i cinesi di Geely per i motori termici, accelerare la crescita del marchio di lusso Alpine.

Punta di diamante della strategia è "Ampere", nuova filiale da 10.000 dipendenti in Francia che avrà l’obiettivo di sviluppare la produzione di e-car. Se le condizioni di mercato lo consentiranno - Ampere verrà quotata alla borsa di Parigi (indice Euronext) non prima del secondo semestre 2023. Renault intende comunque mantenere una forte quota di maggioranza nonché il supporto di potenziali investitori strategici (inclusa Qualcomm Technologies, Inc.). La sfida è oltre il 30% di crescita annuale nei prossimi otto anni. Di recente, anche Ford ha annunciato la creazione di una filiale elettrica, ‘Model È, mentre i tedeschi di Volkswagen hanno portato in Borsa il marchio Porsche. Tra i pionieri dell’elettrico, Renault vuole tornare a correre su questo comparto divenuto cruciale dopo lo storico via libera dell’Unione europea al divieto di auto nuove a motore termico dal 2035 in nome della lotta al Co2. Ma la ‘Régiè scommette anche sulla persistenza dei motori tradizionali al di fuori dei confini a zero emissioni dell’Ue. Per questo, Renault si unisce al colosso cinese Geely, già proprietario di Volvo Cars e Lotus, per la creazione di una seconda entità paritaria (50/50) chiamata ‘Horsè.

Quest’ultima continuerà a sviluppare veicoli termici e ibridi innovativi a basse emissioni con i marchi Renault, Dacia e Renault LCV (veicoli commerciali leggeri), ognuna con una propria organizzazione e governance dedicata. Il tandem franco-cinese conterà 19.000 lavoratori in Europa (Spagna, Romania e Svezia), in Cina e Sudamerica, con 17 stabilimenti e cinque centri condivisi di Ricerca e Sviluppo. Una nuova entità battezzata ‘Power’ (potenza), riunisce infine l’insieme delle attività termiche e ibride (‘Horsè, ma anche benzina e diesel del marchio Renault, le utilitarie e Dacia). Questo nuovo slancio nei motori convenzionali punta a proteggere Renault da «ogni rischio sulle materie prime che potrebbe impattare lo sviluppo dell’elettrico», ha spiegato il presidente del gruppo, Jean-Dominique Senard. Ma come dichiarato dal direttore finanziario, Thierry Piéton, Ampere è «il futuro del marchio Renault». La nuova entità produrrà un milione di veicoli elettrici col marchio Renault, tra cui la nuova R5. Ma non mancano i timori dei sindacati. CFE-CGC dice di comprendere «le sfide di questa trasformazione» ma deplora che «questa presentazione dell’evoluzione strategica non affronti in alcun momento l’aspetto sociale».

I dipendenti «aspettano altri elementi concreti come la ripartizione degli effettivi nelle diverse entità, la forma giuridica di queste ultime, i relativi organigrammi, come anche la strutturazione del corpo sociale». Ieri, l’azione di Renault ha ceduto in apertura alla Borsa di Parigi, prima di stabilizzarsi a 31 euro intorno alle undici del mattino. Mentre resta in sospeso la questione legata al futuro del’Alleanza con Nissan e Mitsubishi. Dopo 23 anni, Renault potrebbe ridurre la sua quota in Nissan, passando dall’attuale 43% al 15%, stravolgendo così la storica unione sancita nel 1999 con i giapponesi. Questione che verrà affrontata «nelle prossime settimane», ha detto De Meo.

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Giovedì 10 Novembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 11-11-2022 09:39 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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