Il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini è preoccupato per il futuro di Mirafiori, ma frena sulla soluzione cinese su cui punta da un po' di tempo il suo collega di governo Adolfo Urso per aumentare la produzione di auto in Italia. «Sono per il libero mercato, ma non possiamo diventare una colonia della Cina. Della trattativa si occupa il ministro Urso. Io penso che dobbiamo permettere all'industria italiana di lavorare, poi arrivano i cinesi e ognuno è libero di scegliere» spiega al Salone dell'Auto di Torino, dove i costruttori cinesi hanno un ruolo di primo piano. Sono presenti alcune delle case più importanti a partire da Dongfeng Motor Coroporation che lunedì aprirà a Moncalieri, alle porte di Torino, il primo concessionario pilota d'Europa, ma ha negato l'intenzione di avere in programma, almeno nell'immediato, l'avvio di una fabbrica proprio in Piemonte.
Al Salone ci sono anche Byd, che ha scelto Alfredo Altavilla per il mercato europeo, Mg, Chery Automobile, Omoda e c'è anche l'italiana Dr Automobiles Groupe che ha una partnership con Dongfeng. Non manca un botta e risposta tra il ministro e Stellantis che al Salone ha una presenza importante con modelli di tutti i nove brand. Salvini suggerisce ai giornalisti di chiedere ai proprietari come siano stati utilizzati «i miliardi e miliardi di euro di finanziamento e di contributi pubblici negli anni e quale sia il futuro industriale». L'azienda replica invitando il ministro a visitare gli stabilimenti italiani, «per valutare di persona» gli investimenti che sta effettuando per superare questa fase di transizione per garantire all'Italia un futuro all'insegna di sostenibilità, tecnologia e innovazione. «Lunga vita al Salone dell'auto di Torino, spero con marchi italiani», afferma il ministro che chiede all'Europa di fare retromarcia sullo stop alle auto con motore tradizionale, a benzina e diesel, nel 2035. «La settimana prossima sarò a Budapest con i colleghi ministri dei trasporti europei - afferma - per far tornare il buonsenso e farlo prevalere rispetto all'ideologia. Noi siamo per la neutralità tecnologica che vuol dire che da qui ai prossimi 30 anni si può comprare l'auto elettrica, ma mettere fuori legge e fuori mercato tra 10 anni le auto a combustione interna, benzina e diesel, è un suicidio economico, sociale, industriale e ambientale senza nessun senso».
Per il ministro «l'obiettivo è tutelare l'ambiente, ma anche milioni di lavoratori del settore. Difendo il lavoro e l'industria italiana legata ai motori, dalle follie ideologiche di Bruxelles e della sinistra. Come ministro dei Trasporti, come Lega e come governo ce la metteremo tutta per fermarli». Il Salone di Torino, dove sono presenti 43 case automobilistiche con 150 vetture esposte, si rivela subito un grande successo e punta a raggiungere nei tre giorni i 500.000 visitatori. La formula ideata da Andrea Levy, patron della kermesse, è del tutto diversa da quella dei Saloni tradizionali che attraggono sempre meno i costruttori: stand uguali per tutti, allestimenti minimal, prezzi accessibili. Piace anche al pubblico che non paga il biglietto, ammira i modelli girando per il centro della città e ha a disposizione tanti test drive.