Lo stabilimento Fca di Melfi

Mercato auto, l’Europa tiene ma crolla il diesel. Fca conferma quota nel Vecchio Continente e avanza in Usa

di Giorgio Ursicino
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DETROIT - Due mercati dell’auyo stabili, ma con un’atmosfera diversa. Ieri l’Acea, l’associazione dei costruttori europei, ha diffuso i dati di vendita 2018 nel continente. Nei 28 paesi Ue e nei 3 Efta le vendite sono rimaste stabili con una flessione di appena lo 0,04%, solo seimila vetture in meno rispetto all’anno precedente: nel 2017 erano state immatricolate 15.630.555, nel 2018 sono state 15.624.486. Negli Usa il segno è stato leggermente positivo (0,3%), ma i volumi più consistenti poiché fra vetture e light truck, i veicoli di maggior successo che vengono in gran parte utilizzati per il trasporto persone e per l’uso privato, le consegne hanno raggiunto 17.274.250 unità rispetto a 17.230.436.

Ma da queste parti il mercato cresce da oltre un decennio ed ha ormai raggiunto livelli record, mentre da noi nel periodo è stato più altalenante e alcuni paesi, primo fra tutti l’Italia, sono ancora lontani dai livelli di prima della grande crisi. Sia come sia, in Europa poteva anche andare peggio, poiché gli ostacoli sul percorso sono stati numerosi e anche di rilievo. La Brexit certo non ha aiutato (la Gran Bretagna è uno dei mercati che ha frenato di più), al pari del quadro economico generale; ma sul settore ha inciso molto anche l’accanita e in gran parte ingiustificata lotta al diesel e il cambio della procedura di omologazione per le emissioni che ha costretto tutti i costruttori ad un corposo lavoro supplementare ed un rallentamento della produzione. Oltre la metà dei paesi, in ogni caso, hanno registrato segno positivo e anche fra i big five che rappresentano più del 70% delle vendite totali solo Regno Unito (-6,8%) e Italia (-3,1%) hanno rallentato. La locomotiva d’Europa, la Germania, ha tenuto il passo (-0,2%) chiudendo con appena 5 mila vendite in meno su livelli da primato (quasi 3,5 milioni di immatricolazioni), in crescita Francia (3%) e, soprattutto, Spagna (7%).

Quello che più impressiona è l’andamento del diesel bersagliato in tutti i paesi. In Francia ha perso 10 punti di quota scendendo al 38,9% (nel 2016 era oltre la metà delle vendite), in Spagna si è attestato al 32,3%, in Gran Bretagna al 31,7% (calo del 30%, perdita di oltre 10 punti di quota), in Germania al 32,3%. In questa corsa al ribasso l’Italia è il fanalino di coda e questo non fa ben sperare per il futuro prossimo. Da noi la quota delle vetture a gasolio è rimasta sopra la metà del mercato (51,5%) nonostante il crollo del 12,3% che si è accentuato negli ultimi mesi (-19% a dicembre). Preoccupa anche lo stock delle vetture a gasolio autoimmatricolate: alla fine dello scorso agosto era di quasi 125 mila auto, il 70% del totale. Gli addetti al lavori non sono ottimisti. «Le prospettive per il 2019 indicate dai principali analisti europei - ha dichiarato il presidente di Unrae Michele Crisci - vedono un andamento delle vendite piatto, ma la maggior parte dei rischi sono al ribasso e interessano in particolare le incertezze legate alla Brexit. L’Italia, alle condizioni attuali e alla luce delle nuove tassazioni, non sembra poter dare il suo contributo positivo».

In Europa stabile la quota del costruttore nazionale (dal 6,7 al 6,5, oltre un milione di auto consegnate) con una forte crescita di Jeep (55,6%). Fca è stata la protagonista del mercato Usa dove ha guadagnato quasi il 10% e si è avvicinata al podio delle vendite visto che tutti e tre i costruttori che la precedono hanno registrato un segno meno.
 

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Giovedì 17 Gennaio 2019 - Ultimo aggiornamento: 18-01-2019 12:38 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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