Pietro Gorlier, numero uno di Fca in Emea e capo di Mopar

Gorlier (Fca Emea): «Mopar una realtà globale. Arese centro di eccellenza»

di Cesare Cappa
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LAS VEGAS - Pietro Gorlier, da inizio ottobre numero uno di Fca nella regione Emea, è da tempo il responsabile di Mopar a livello globale. E il Sema di Las Vegas è casa sua.

Mopar nel mondo. Ci sono Paesi in vantaggio rispetto ad altri?
«Non vedo alcun Paese che sia più indietro rispetto ad altri. Un esempio: stiamo lavorando sulla parte di e-commerce in Europa forse di più che negli Usa. Nonostante il mercato sia molto grande anche in Nordamerica. Questo perché ci sono di mezzo dei fattori di priorità, di canali. Mentre tutta la parte che riguarda il web e Mopar è stata sviluppata pressoché insieme su tutti i mercati. È dal 2011 che abbiamo un’organizzazione globale, che fondamentalmente replica le stesse cose in mercati diversi con esigenze differenti».

Mopar negli Stati Uniti e Mopar in Europa. Quali sono i punti di contatto?
«Mopar non è soltanto componentistica e accessori. Ma è anche tutta la parte di relazione con il cliente. Dal punto di vista di customer service, di call-center, Mopar in Europa è persino più avanti rispetto agli States. Ad Arese, abbiamo un centro che viene considerato un’eccellenza all’interno del Gruppo. Aperto tempo fa, è in grado di dialogare con il cliente in oltre 20 lingue differenti, tant’è che segue tutto il mercato Europeo. Siamo in procinto di lanciare in Europa il modello dell’express service che negli Stati Uniti abbiamo diffuso da tempo. Infatti in Nordamerica abbiamo 1.300 punti. E adesso che partirà anche in Europa, avremo modo di dare la possibilità ai nostri clienti di accedere ad un service con particolari standard».

In Europa quali sono le “realtà” più ricettive al fenomeno del tuning?
«Normalmente i mercati del Nord Europa, soprattutto quelli scandinavi, oltre a Germania e Svizzera, tendono ad essere la “dorsale” più ricca. Ma se guardiamo al modello Wrangler, allora si scopre che si tratta di una vettura unica al mondo per l’appeal che suscita. Perché è un’auto che si “diffonde” un po’ dappertutto in termini di customizzazione. In generale i numeri del mercato aftermaket sono da considerarsi buoni, tenendo presente i limiti imposti dalle normative al montaggio di certi accessori. Da questo punto di vista le cose negli anni non sono cambiate, ecco perché per affrontare questo tipo di problema ci dedichiamo alla realizzazione di prodotti conformi alle leggi, che siano quindi omologabili. Per esempio la serie di 1.000 pezzi del Mopar One (su base Wrangler) è proprio un modo per rispondere a queste esigenze».

Come si concretizza il successo di Mopar in concessionaria?
«Noi facciamo una formazione ai venditori specifica sugli accessori. Perché la vendita dell’accessorio è fatta di tre componenti: chi vende deve saper offrire e proporre l’accessorio; chi gestisce la parte ricambi deve avere gli accessori a stock e l’officina deve essere in grado di installarli. Io insisto sempre con le concessionarie di tutto il mondo per avere le vetture accessoriate in showroom. Abbiamo statistiche provate: tutte le auto accessoriate in showroom hanno una rotazione più rapida rispetto alle altre».

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Martedì 25 Dicembre 2018 - Ultimo aggiornamento: 20:23 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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