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TORINO - Un ampio e luminoso open space all’interno del Centro Stile Stellantis di Torino. Un ambiente nel quale tutti possono parlare con tutti, a vantaggio dello spirito di squadra e della circolazione delle idee. Qui lavora il team – non troppo numeroso, ma giovane, appassionato e fortemente motivato – chiamato a gestire il rilancio dell’Alfa Romeo sotto la guida del ceo Jean-Philippe Imparato. In questa sede abbiamo incontrato il manager francese, che di italiano non ha solo il cognome, ma anche la disinvoltura con cui parla la lingua e la simpatia istintiva affinata nei tre anni trascorsi al vertice della filiale nazionale Citroën prima di rientrare a Parigi come responsabile mondiale della marca Peugeot. Imparato era reduce dall’incontro con i concessionari organizzato per condividere il piano prodotti e il nuovo modello distributivo che entrerà in vigore dal 2023.
Quali sono i cardini del rilancio?
«Ad aprile, in occasione del lancio della Giulia Gta, avevo detto che il nostro primo obiettivo era quello di tornare a una contribuzione positiva al gruppo, perché è il presupposto indispensabile per immaginare un futuro. Il secondo pilastro è il piano prodotto al quale stiamo lavorando».
Avete già visto i primi risultati?
«Certamente, visto che nel primo semestre la contribuzione di Alfa Romeo a Stellantis è stata positiva. Grazie a questo elemento per noi fondamentale ho potuto anche far validare da Carlos Tavares, dal Comitato esecutivo globale e dal Board, la visione Alfa Romeo per i prossimi 10 anni che avevamo presentato a Carlos in settembre a Balocco».
Quali sono i punti salienti della visione?
«Diciamo che si divide in due fasi: quella fino al 2025 è già certa e bloccata, con il piano prodotto approvato e finanziato. Per quanto riguarda il periodo 2026-30, lo definirò nei dettagli nel 2022 perché non abbiamo ancora la certezza di quale potrà essere lo scenario nella seconda metà del decennio. E non voglio rischiare una strategia a zig-zag che cambia tutti i mesi».
Come si articola il piano?
«Nel periodo già approvato avremo cinque novità, in media una all’anno. Le ho anticipate ai concessionari impegnandomi a presentargli ogni anno la novità di quello successivo, cominciando dalla Tonale in arrivo a giugno 2022. Ho sincronizzato l’incontro con l’amico (e “vicino di casa”) Luca Napolitano, capo del brand Lancia che a sua volta di novità ne ha annunciate tre. Ciò significa otto modelli nei prossimi 5-6 anni per il ramo italiano del “Premium cluster” del gruppo (che comprende anche DS), evitando con cura sovrapposizioni e con una prospettiva – triplicare le vendite – ovviamente gradita dai dealer».
E il processo di elettrificazione?
«Ho fatto notare che è un processo inevitabile, a partire dalla Tonale per arrivare nel 2024 alla prima Alfa “full electric” e diventare nel 2027 un brand 100% elettrico. Questo cambierà il nostro mondo, ma senza mai venir meno al Dna del Biscione fatto di sportività e italianità».
Quali prospettive vede per il marchio?
«Alfa Romeo gode ovunque di un prestigio e di una notorietà superiori al prodotto, e questo apre grandi opportunità in Europa, ma anche in America e Asia. Comunque la mia priorità non sono i volumi, che metto solo al terzo posto dopo la qualità della vendita e la capacità di contribuire ai conti del gruppo».
Cosa chiede alla rete commerciale?
«Se vogliamo risultati premium bisogna garantire un approccio al cliente di livello altissimo, e questo comporta la disponibilità di vetture dimostrative e di test drive, uno staff di venditori dedicati e il passaggio dal “build to stock” al “build to order”: l’auto va in produzione solo quando il cliente l’ha ordinata. Il post vendita sarà strategico, e sarà nostra cura accompagnare gli addetti nel passaggio dall’assistenza prevalentemente meccanica a quella elettronica. Bisogna rinunciare a svendere le auto e ad ampliare gli stock per far posto ai km zero, definendo standard elevati per evitare di sprecare soldi ed energie».
I dealer come hanno risposto?
«Non hanno chiesto “se”, ma solo “quando” cominceremo».