
Ivan Espinosa, il Ceo Nissan: «Il business è come la FE: a vincere è la squadra»

FE, in Indonesia la "prima volta" di Ticktum (Cupra Kiro) nell'ePrix degli svizzeri, due sul podio e tre negli otto

FE, a Jakarta la settima pole di Dennis con la Porsche della Andretti. Rowland (Nissan) parte dall'ottava fila

FE, nelle prime libere Günther (Ds Penske) il più veloce, come l'ultima volta a Jakarta. Poi da Costa (Porsche) e Mortara (Mahindra)
Con i suoi 46 anni, il messicano Ivan Espinosa è il più giovane Ceo che Nissan abbia mai avuto. In carica da aprile dopo le dimissioni del suo predecessore, Makoto Uchida, laureato in teologia, è il quarto numero uno della casa giapponese degli ultimi travagliati otto anni e anche il più giovane amministratore delegato di un grande costruttore, che ha appena ufficializzato un bilancio con una perdita di 4 miliardi di dollari, un piano di rilancio che comporterà la chiusura di 7 stabilimenti su 17 e anche la soppressione di 20.000 posti di lavoro, 9.000 dei quali erano già previsti. A Tokyo segue la scuderia impegnata negli ePrix della Formula E, campionato del quale guida tutte e tre le classifiche: piloti (con Oliver Rowland), squadre e costruttori (grazie anche ai punti del team cliente, la Neom McLaren).
Cominciamo dal mondiale elettrico: conferma Nissan nell'era Gen4?
«Ci siamo impegnati a lungo termine e non abbiamo intenzione di cambiare adesso. La situazione è fluida, ma per il momento non ci sono cambiamenti in vista. La squadra sta facendo molto bene e spero che quest'anno vinca il campionato».
Nissan è al comando e il manager che dirige le operazioni è un italiano, Tommaso Volpe.
«L'ho detto prima alla squadra e ne ho parlato con lui: questo è una sorta di modello di quello che voglio fare in azienda, che si trova in una situazione molto difficile».
Cioé?
«Quando trovi le persone giuste, allochi bene le risorse, indirizzi le cose dove serve e ognuno lavora per lo stesso obiettivo, allora ce la puoi fare. E lui sta dimostrando esattamente questo: è una grande storia ed un messaggio che voglio trasferire all'interno della società. Naturalmente una volta che avrà vinto il campionato (sorride)».
Con il motto dei moschettieri di Dumas, tutti per uno...?
«Vivi o muori come squadra, vinci o perdi come squadra: è importante non soltanto in pista, ma anche negli affari».
Affari, allora, nel piano Re:Nissan parla anche di Europa.
«I segmenti B e C sono quelli in cui operiamo bene a livello globale, ma abbiamo una storia di successo in Europa, con Qashqai e Juke. Continueremo a offrire questi modelli e ci sforzeremo di migliorarli. La prospettiva è quella di un futuro elettrificato e presto lanceremo la terza generazione dell'e-Power sul Qashqai, una grande macchina devo dire. Non voglio esagerare, ma l'opzione e-Power garantisce prestazioni davvero notevoli. A breve porteremo sul mercato la nuova generazione della Leaf e poi sarà la volta della Juke elettrica».
Mi riferivo a modelli dei quali ancora non siamo a conoscenza...
«Tante altre sorprese arriveranno...».
Un'anticipazione?
«Garantisco che continueremo a vivacizzare la nostra gamma in Europa».
È preoccupato per il giro di vite cinese su alcune materie prime?
«Certo che lo sono, però è una cosa che riguarda anche altri settori. La nostra speranza è che la situazione si risolva presto e che la tensione si allenti.»
Il futuro di Nissan è con la tecnologia e-Power o EV?
«Il nostro e-Power ha molte componenti in comune con il sistema elettrico e questo ci offre la possibilità di essere modulari e flessibili sulla produzione e sugli acquisti. Le nostre prospettive sono buone perché attualmente la maggior parte delle ibride sul mercato sono più vicine alla tecnologia a combustione, mentre il nostro sistema è più simile all'alimentazione elettrica. Dobbiamo essere pronti per quando avverrà la transizione perché avremo un vantaggio competitivo».
Ha annunciato che lascerà a casa 20.000 persone: come ci si sente dal punto di vista umano?
«Sono onesto: sono molto triste di dover prendere questa decisione. È doloroso ed è una cosa che mi ferisce».
Però...?
«La gente che lavora nelle fabbriche è generalmente quella più fedele all'azienda e lavora duramente Purtroppo, però, devo risolvere problemi che si trascinano da dieci anni. In passato l'obiettivo era quello di produrre otto milioni di auto e siamo arrivati al massimo a 5,7 milioni, ma nessuno era mai intervenuto».
Una decisione inevitabile?
«Amo questa azienda e sono una persona molto responsabile: questa era una cosa responsabile da fare, anche se è dolorosa. È una decisione che serve per salvare il resto dell'azienda, per quelli che restano».
È difficile da digerire per chi è coinvolto.
«Capisco che molti vivano questo momento con molta ansia, ma stiamo facendo quello che stiamo facendo perché è la cosa giusta da fare, anche se fa male. Vorrei anche che non credessero a tutto quello che leggono, le chiedo scusa per questo (sorride), ma garantisco che affronteremo ogni aspetto con grande attenzione».
Come sono i rapporti con Renault e Mitsubishi?
«La cooperazione funziona bene e ci sentiamo settimanalmente per affrontare i vari temi».
E Luca de Meo è il nuovo migliore amico?
(sorride) «Assolutamente. Parlo molto con Luca e anche con Katosan (Takao Kato, il Ceo di Mitsubishi, ndr) e ci sosteniamo a vicenda. Lo stesso ultimo annuncio relativo all'India dimostra quanto lavoriamo assieme e come riusciamo ad essere flessibili».
Avete rinunciato alla partecipazione ad Ampere, la controllata della Losanga che si occupa dell'elettrificazione.
«Avremmo dovuto originariamente impegnarci in Ampere, mentre Renault voleva espandersi in India. Così abbiamo deciso semplicemente di investire in auto anziché nelle aziende, che va bene per loro e va bene per noi. Però qualcuno ha voluto leggerci altro».
I soliti giornalisti...
(sorride) «La realtà è stata una soluzione che porta benefici a entrambi».
L'idrogeno è un'opzione?
«Può darsi che funzioni, ma per come la vedo io soprattutto per i veicoli commerciali e lungo determinate rotte. Per il mercato di massa non è così funzionale».