Joylon Nash, direttore vendite e marketing McLaren

Nash (McLaren): «Investiremo un miliardo di euro per 15 novità entro il 2022, il futuro è ibrido al 50%»

di Nicola Desiderio
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WOKING - Un piano di investimenti di un miliardo di euro per 15 novità, tra modelli e derivativi, entro il 2022. Oramai si può dire che il progetto di rinascita di McLaren Automotive è riuscito e ha portato nel 2017 a un’ulteriore crescita nelle consegne. Di questo e di altro abbiamo parlato con il direttore vendite e marketing del costruttore di Woking, Joylon Nash.

Che cosa pensate di aver realizzato in questi anni?
«Penso che abbiamo dato le fondamenta a McLaren facendone un brand che fa supercar ed è un’alternativa credibile agli altri brand tradizionali concorrenti. Abbiamo messo le fondamenta anche per le nostre tre famiglie di prodotti Sport Series, Super Series e la Ultimate Series e penso anche che il pubblico abbia capito la loro specificità. Ma la cosa più importante è che abbiamo messo le fondamenta per una forte base di clientela. Sin dal 2012 abbiamo venduto circa 14mila auto e lo abbiamo fatto in modo profittevole così che possiamo fare investimenti per il futuro. Credo che si tratti di risultati che hanno pochi precedenti nell’industria automobilistica».

Qual è il vostro obiettivo di vendite nel medio termine?
«L’anno scorso abbiamo venduto 3.340 auto e quest’anno speriamo di arrivare a 4mila e forse più. Nel medio termine, penso che il traguardo delle 5mila unità sia quello giusto per noi. Le nostre strutture di produzione sono dimensionate per questi volumi e riteniamo di poter soddisfare la nostra clientela con la gamma nei segmenti in cui operiamo dando anche un buon ritorno ai nostri azionisti».

McLaren è probabilmente l’unico brand che, come Ferrari, ha un legame diretto tra le competizioni e le vetture stradali. Quali sono le differenze tra voi e loro?
«Ferrari merita il massimo rispetto perché è un’azienda con prodotti e un brand grandiosi e quello che hanno raggiunto in oltre 70 anni di storia è incredibile. Ma noi siamo differenti. Le McLaren sono costruite intorno al pilota e tutto è finalizzato a questo scopo. Quando i nostri ingegneri e designer progettano una nuova macchina, iniziano sempre dal pilota, dalla posizione del corpo, del volante, della pedaliera e di tutti quello che dev’essere a portata di mano. Anche la visibilità deve essere perfetta. Un altro obiettivo fondamentale è la leggerezza utilizzando le tecnologie che possono rendere l’esperienza di guida la più coinvolgente e divertente possibile. C’è poi un altro aspetto fondamentale per le prestazioni che è l’aerodinamica. Per noi la filosofia “la forma segue la funzione” è un dogma: ogni cosa deve avere una ragione. Abbiamo chiesto ai nostri clienti perché comprano una McLaren e generalmente lo fanno per quello che la vettura sa fare su strada, per le sue capacità intrinseche. Per loro, lo stile è sempre un aspetto secondario, più che per chi sceglie altri brand».

Delle tre linee di prodotto, quale sta avendo il miglior successo e quale ritenete sia stata compresa secondo quelle che erano le vostre intenzioni originarie?
«Penso che il cuore del marchio sia la Super Series e che la 720S sia la McLaren di maggior successo perché rappresenta al meglio quello che è McLaren. Una delle sue migliori caratteristiche è la guidabilità: la puoi portare per le strade di Roma e subito dopo andare in pista a Vallelunga. Penso che questa sia un’unicità di McLaren e che la 720S la rappresenti perfettamente. Lo scorso anno ne abbiamo vendute di più in 7 mesi di quanto abbiamo fatto in un anno completo con la 650S che è stata comunque un successo».

La McLaren è generalmente percepita come una auto sportiva estrema, forse troppo, di certo non per tutti. È vero?
«Sì, questa è la percezione di chi non ha mai guidato una McLaren: costoro pensano che per farlo serva un pilota professionista. Uno dei nostri obiettivi e riuscire a far guidare la vettura e convincere che invece le McLaren sono estremamente facili da guidare, per chiunque».

La nuova Senna è comunque un’auto sicuramente estrema, ma non è il massimo che McLaren vuole esprimere. State infatti preparando una nuova Ultimate Series. Che cosa possiamo aspettarci?
«Lei parla della BP23. Avrà un nome, ma non abbiamo ancora deciso quale. Abbiamo detto che avrà 3 posti, che sarà prodotta in 106 esemplari in onore della F1. Sarà una hyper GT, non un’auto da pista, con la quale si potranno fare anche viaggi lunghi e comodi, ma sarà anche la McLaren più rapida in accelerazione e veloce sul dritto che si sia mai vista».

Può dirci qualcosa della meccanica? Sarà tradizionale o ibrida?
«Sarà un’ibrida e al centro avrà ancora un V8 a benzina, ma il sistema sarà diverso ed evoluto rispetto a quello della P1».

In futuro ci sarà ancora la possibilità di avere vetture con propulsione tradizionale o sarete costretti a passare interamente all’ibrido?
«Due anni fa abbiamo annunciato il nostro piano Track22 ed entro il 2022 almeno il 50% delle nostre vetture sarà ibridizzato, in una qualche forma. La pressione delle legislazioni, con gli obiettivi sempre più elevati in termini di emissioni e di consumo, ci obbliga a questa scelta. L’ibridizzazione porta benefici in termini di prestazioni, grazie in particolare alla coppia del motore elettrico, ma aggiunge peso. Noi però abbiamo un vantaggio tecnologico dato dalla fibra di carbonio che ci consentirà in futuro di conseguire ulteriori traguardi in tema di leggerezza».

All’interno dei marchi sportivi si parla anche insistentemente di sportive elettriche. Che cosa ne pensa?
«Come guidatore abituale di una BMW i3 elettrica, anche se non sono un ingegnere, dubito che la tecnologia attuale sia idonea per una sportiva elettrica al 100%. Se oggi compri una 720S, una Ferrari 488 o una Lamborghini Huracàn, lo fai perché sono divertenti e coinvolgenti. Non sono sicuro che l’attuale tecnologia per le batterie sia in grado di garantire simultaneamente potenza e autonomia: o l’una o l’altra. Ci stiamo lavorando, ma per ora McLaren non ritiene di poter proporre una supersportiva elettrica. La questione invece per me si pone in altro modo: come creare un’esperienza di guida coinvolgente con un’auto che non fa rumore? Probabilmente ci arriveremo, ma non sappiamo quando».

McLaren in passato ha fornito il motore elettrico per le prime stagioni di Formula E e le batterie dalla prossima stagione saranno della McLaren Advanced Technologies. Avete intenzione in qualche modo di massimizzare come brand questo sforzo tecnologico?
«Non possiamo commentare quello che fanno altre aziende del gruppo. Quello che posso dire è che stiamo lavorando molto intensamente sui sistemi di propulsione di prossima generazione, in particolare l’ibrido e le batterie ne sono ovviamente una parte fondamentale».

McLaren è in Formula 1, ma in passato ha avuto successo anche in altri tipi di competizione. Ad esempio, c’è un’attenzione crescente da parte delle case per le GT anche nei campionati di durata. Tra l’altro voi avete vinto la 24 Ore di Le Mans con la F1 nel 1995…
«Negli anni passati ci sono state un sacco di voci su un nostro ritorno a Le Mans. Ci piacerebbe che ciò accadesse presto, ma per ora non è un programma».

In futuro volete continuare con le sportive pure o esplorare anche altri campi come hanno fatto o stanno per fare altri marchi sportivi e prestigiosi come Rolls-Royce o Ferrari? Alludiamo ovviamente ai Suv, ma non solo…
«La cosa più importante per noi è la nostra indipendenza. Non siamo neppure quotati in borsa e questo, se da un lato ci rende liberi, ci obbliga a formulare piani che siano idonei al nostro brand e alla nostra dimensione. Il nostro DNA è leggerezza, prestazioni elevate e alta tecnologia e qu questo vogliamo continuare a concentrarci. Al momento, pensiamo che un SUV non sia la cosa più adatta per McLaren e i nostri azionisti condividono questa visione. La nostra gamma si espanderà sicuramente, ma non troppo perché siamo nel segmento nel quale vogliamo essere e le dimensioni del nostro business sono vicine a quelle che vogliamo che siano. Pensiamo di doverci concentrare su prodotti specifici e non allargare troppo la nostra offerta perché crediamo che questo indebolisca il brand».

Al momento, il vostro business è sostenibile e siete indipendenti e profittevoli, ma nel futuro potreste stabilire almeno una relazione industriale con un costruttore più grande o no?
«Nessuno può sapere cosa potrebbe succedere in futuro. Ad ogni modo, nel settore dell’automotive esistono anche accordi su programmi specifici e c’è sempre la possibilità che questo possa accadere anche per noi».

Uno dei vostri punti di forza è la lavorazione della fibra di carbonio, un argomento al quale le grandi case sono sempre più attente. C’è la possibilità un giorno che voi possiate fungere da fornitore di questa tecnologia per qualcuna di loro?
«Se davvero essere specialisti nella fibra di carbonio dovesse essere un’opportunità di business per noi in futuro, potrebbe accadere. Ma sempre per prodotti che non siamo concorrenti con i nostri. Abbiamo investito tantissimo in questa tecnologia sin dal 1981, quando abbiamo presentato la MP4/1, la prima monoposto di Formula 1 in fibra di carbonio e oggi abbiamo il nostro Composite Technology Center a Sheffield dove produciamo i nostri componenti in carbonio con tecnologie allo stato dell’arte, ma siamo sempre alla ricerca di nuove tecnologie per essere un passo avanti».

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Giovedì 17 Maggio 2018 - Ultimo aggiornamento: 15:03 | © RIPRODUZIONE RISERVATA