Lo scorso dicembre, la FIA aveva reso noto che ai piloti e ai componenti dei team, dalla F1 alle serie minori, è vietato assumere posizioni personali su questioni politiche e religiose in forma pubblica. Un atteggiamento che aveva scatenato molte polemiche nell'ambiente e che era parso un abbraccio a quei Paesi presenti nel calendario F1, come l'Arabia Saudita e il Qatar per esempio, dove i termini "diritti umani" e "liberta di espressione" non sono particolarmente compresi da chi governa.
Per diversi giorni non si era registrata nessuna replica da parte di LIberty Media, tra le prime lo scorso febbraio a decidere la cancellazione del GP di Sochi dopo l'invasione della Russia a un Paese sovrano quale è l'Ucraina. In una intervista al quotidiano inglese The Guardian, Stefano Domenicali CEO della F1, ha voluto finalmente mettere i puntini sulle i: "Il nostro sport non metterà mai il bavaglio a nessuno". I diritti commerciali della F1 sono di proprietà di Liberty Media e da quando gli americani hanno preso in mano il "circus", la popolarità del Mondiale è nettamente esplosa in ogni angolo del globo come mai prima grazie all'utilizzo sapiente dei "social" e grazie ai documentari della piattaforma streaming Netflix.
Lewis Hamilton e Sebastian Vettel sono stati perfetti interpreti nell'evidenziare questioni importanti come la diversità, l'inclusività, l'ambiente, e la loro capacità nel comunicare questi temi ha portato grande beneficio allo sport motoristico: "Se un pilota vuole esprimere le proprie opinioni nella giusta forma, non lo impediremo", ha detto Domenicali. "Abbiamo una enorme opportunità, grazie alla popolarità del nostro sport che è sempre più globale, multiculturale, per trasmettere messaggi positivi".
Domenicali ha proseguito: "Stiamo parlando di venti piloti e dieci team, di tanti sponsor, che portano con loro idee e visioni diverse. Non posso essere io a dire chi ha ragione e chi no, ma se necessario è giusto offrire loro una piattaforma per discutere apertamente le loro opinioni. Non cambieremo questo approccio, questa è la linea del nostro sport: dare a tutti la possibilità di parlare nel modo giusto, rispettoso, evitando toni aggressivi. Con i piloti ci confrontiamo sempre su come affrontare questi temi delicati, di come devono discuterne in modo costruttivo".
"Credo che la FIA chiarirà quanto affermato e sono sicuro che condividerà la stessa nostra visione. Ma fanno parte di una federazione olimpica, quindi ci sono dei protocolli a cui devono attenersi", ha concluso Domenicali.
Intanto Ben Sulayem, protagonista nelle ultime settimane di qualche controverso Tweet su vari argomenti legati alla F1, ha fatto sapere che d'ora in poi si occuperà soltanto delle questioni strategiche mentre affiderà le attività giornaliere a Nicholas Tombazis, direttore tecnico della F1. Un modo elegante per fare un passo di lato e... twittare un po' di meno.