Le due DS Techeetah, di Da Costa e Vergne

DS, le frecce d'oro. Le vetture francesi del gruppo Stellantis sono come le Mercedes in F1: dominano la scena da due anni

di Alberto Sabbatini
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ROMA - Un nome quasi impronunciabile per chi non ha familiarità con i termini stranieri: DS Techeetah. Ma sul valore agonistico di questa squadra non ci sono dubbi: in Formula E è l’equivalente della Mercedes F1. La DS Techeetah è il team che ha monopolizzato il campionato di monoposto elettriche dal 2017 ad oggi vincendo per due volte consecutive il titolo Costruttori e per tre volte di seguito quello Piloti, prima con Jean Eric Vergne nel 2018 e 2019 e poi nel 2020 Antonio da Costa. Addirittura l’anno scorso i due piloti si sono permessi il lusso di infilare a metà campionato una serie di quattro vittorie su cinque gare. Una superiorità spaventosa. In quattro anni di partecipazione alla Formula E, la DS Techeetah ha vinto 12 corse su 48 disputate; una media di una vittoria ogni quattro gare mettendo in riga tutti gli altri grandi costruttori impegnati nel campionato elettrico: Audi, BMW, Porsche, Mercedes, Nissan. La grande competitività della squadra e l’incredibile costanza nei risultati, fanno sì che la DS Techeetah sia il team favorito d’obbligo nella nuova stagione di Formula E che scatta oggi a Diriyah, in Arabia Saudita. 


Ma a cosa è dovuta la grande superiorità sul campo dimostrata dalla DS Techeetah? Questione di piloti, di tecnologia o di organizzazione? Un po’ tutto questo. DS Techeetah è il frutto di un matrimonio franco-cinese e forse deve proprio al geniale mix di competenze così diverse ma che ben si completano, la propria competitività.
Da una parte c’è la tecnologia elettrica sviluppata da DS, il marchio di lusso parigino ex PSA che da qualche settimana, dopo la fusione con FCA, fa parte del gruppo Stellantis; dall’altra parte ci sono i capitali cinesi e la rigida organizzazione del team Techeetah che fa capo a un colosso dei media e dell’entertainment cinese come CMC (China Media Capital) che investe in vari settori ed opera anche in attività sportive come il calcio e appunto la Formula E. Poi aggiungeteci i piloti: due corridori di altissimo livello, un francese e un portoghese con esperienze variegate ma accomunati da una caratteristica: la voglia di rivincita dopo aver patito tante delusioni in Formula 1.

Già perché sia Jean Eric Vergne che Antonio Felix Da Costa sono stati illusi, sedotti e poi abbandonati dalla F1. Entrambi ma in momenti diversi della loro carriera hanno fatto parte del team Red Bull, inglobati nel programma junior del team austriaco volto a scoprire nuovi talenti del volante. Vergne in F1 c’è finito davvero, alla Toro Rosso (il team satellite di Red Bull), con cui ha corso per tre anni, dal 2012 al 2014 disputando 58 gran premi con un 6° posto come miglior risultato, prima di essere scaricato.
Da Costa invece, pupillo Red Bull per diversi anni, è sempre stato considerato una promessa da coltivare: per lui tanti test, onori e ruolo da terzo pilota, ma la promozione tanto agognata in prima squadra non è mai arrivata. Finché non è stato messo da parte. Entrambi dsono stati vittime dell’esplosione di Max Verstappen che ha attirato su di sé tutta l’attenzione della Red Bull non lasciando più spazio a Vergne e Da Costa. Così tutti e due hanno dovuto cambiare categoria per continuare a fare i piloti professionisti.
Dopo varie vicissitudini sono approdati in Formula E dove il loro talento si è finalmente rivelato; insieme hanno consolidato il successo della DS Techeetah dimostrandosi una coppia di piloti in grado di estrarre la massima competitività dalla monoposto franco-cinese senza mai ostacolarsi a vicenda. 
A proposito del curioso nome Techeetah del team, vale la pena raccontarne l’origine. Cheetah in inglese vuol dire ghepardo, l’animale più veloce sulla terra, capace di toccare punte di velocità superiori ai 100 km orari. Tanto che la squadra Techeetah al momento del debutto in Formula E quattro anni fa, realizzò un video in cui mostrava la sfida in accelerazione fra la propria Formula E e un vero ghepardo. Che si concluse salomonicamente in parità!

Il suffisso “Te” invece in cinese significa “titanio” e l’insieme dei due nomi Te-Cheetah simboleggia una specie di animale mitologico cinese dotato della velocità del ghepardo ma anche di una forza incredibile che il ghepardo di suo invece non avrebbe. La pronuncia corretta in lingua cinese è Ta-chi-ta. 
Di certo sotto la carrozzeria della DS E-Tense FE21 di Vergne e Da Costa non ci sono le potenti zampe di un ghepardo ma il motore elettrico da 340 cavalli delle attuali Formula E di seconda generazione. Il campionato delle monoposto elettriche però non ha la libertà costruttiva della F1: telai, aerodinamica, batteria e sospensioni delle auto sono tutte uguali fra loro per contenere i costi di gestione della formula. I principali componenti che un team si realizza da solo sono nel retrotreno dell’auto: il cambio, il motore elettrico che spinge l’auto – che però deve erogare una potenza uguale per tutti di 200 kW in gara e 250 kW in qualifica (270 e 340 cavalli rispettivamente) e soprattutto l’importantissimo software di gestione dell’energia per il motore. È questo il vero ago della bilancia che fa la differenza nella prestazione di una Formula E.


Il software ottimizza la quantità di energia nella batteria permettendo al pilota di poter disporre della massima potenza più a lungo. Proprio la gestione motore e l’efficienza generale dell’auto sono stati i punti di forza della DS Techeetah nelle ultime stagioni di Formula E. Pur se velocissima anche in qualifica con cinque pole su undici gare, è soprattutto in gara che è emersa la vera superiorità della monoposto rispetto alle auto avversarie.
L’eccellente software di gestione motore della DS Techeetah ha consentito ai due piloti di consumare meno energia dei loro rivali in gara permettendogli di arrivare in fondo alle corse senza dover rallentare troppo per timore di restare a secco. Questo ha consentito ai due piloti grandi rimonte fino al podio in alcune gare dove per una serie di imprevisti partivano dalle retrovie.
Proprio per salvaguardare il punto forte della E-Tense FE20, DS ha deciso di non evolvere nella stagione 2021 la vettura. Il nuovo regolamento Formula E, infatti, per contenere i costi lascia tre possibilità ai team: utilizzare per tutto il 2021 il powertrain dell’anno prima senza cambiamenti; oppure introdurre modifiche importanti fin dalla prima gara congelando però la tecnologia scelta per due anni; o ancora iniziare il campionato con la monoposto 2021 e introdurre le modifiche più avanti nel corso del 2021.

DS, forte dell’affidabilità della propria vettura, ha optato per la terza soluzione. Inizierà la stagione con la monoposto 2020, a differenza di Audi, BMW, Porsche, Mahindra e Mercedes che introdurranno un nuovo powertrain. DS spera così di far tesoro dell’affidabilità della propria vettura 2020 nella prima gara stagionale per incamerare punti “pesanti” in campionato quando gli altri team con macchine nuove saranno alle prese con gli inevitabili problemi di gioventù. E poi far debuttare a stagione iniziata il nuovo powetrain gestendo il vantaggio.
È una strategia che pagherà? Il fresco capo di DS Performance, Thomas Chevaucher, appena nominato al vertice del reparto ricerche e sviluppo, ne è convinto. Cinesi e francesi hanno voglia di fare la tripletta nel Costruttori in Formula E.

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Venerdì 26 Febbraio 2021 - Ultimo aggiornamento: 27-02-2021 12:08 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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