la DS di Formula E della prossima stagione

DS: la velocità ha il suo charme. Il brand di lusso di PSA nasce da un modello che ha fatto la storia dell’auto

di Nicola Desiderio
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DS cerca il prestigio attraverso lo stile e l’eleganza, ma anche attraverso le corse e l’affermazione tecnologica. Ecco perché dalla stagione 2 (2015-2016) ha fatto il suo ingresso in Formula E unendo le proprie forza con il team Virgin del magnate britannico Richard Branson. È la logica conseguenza di un marchio che, in quanto parte del gruppo PSA, non può esimersi dallo scendere in pista portando avanti l’onore di un costruttore che ha vinto 13 campionati del mondo Rally (5 Peugeot e 8 con Citroën), tre edizioni della 24 Ore di Le Mans (1992, ’93 e 2009), 6 Rally Safari (1966-’68, 1975 e 1978) e 11 Dakar: 4 con Citroën (1991-’94) e 7 con la Peugeot tra 4 edizioni di fila (1987-’90) e le ultime tre.

Anche DS tuttavia ha un suo palmares sportivo ed è difficile crederlo perché la prima DS, il modello storico prodotto dal 1955 al 1975 che ha poi battezzato il marchio nato nel 2014, era una berlina all’avanguardia nello stile e il simbolo del comfort con i sedili come poltrone, la sua forma aerodinamica e le sue leggendarie sospensioni idropneumatiche, ma nel cofano non ebbe mai più di 141 cavalli. Eppure proprio quella DS fu in grado di conquistare vittorie prestigiose già nel 1956 quando vinse il Rally di Monte Carlo nella categoria 2 litri e 10 anni dopo replicò – stavolta sulla classifica generale – grazie alla squalifica per irregolarità all’impianto di illuminazione delle tre Mini Cooper che avevano monopolizzato il podio.

Nel frattempo, precisamente nel 1962, la DS era andata vincere niente di meno che il Rally dei 1000 Laghi e nel 1967 la “paciosa” francese riuscì a imporsi anche al Coppa delle Alpi, al Tour de Corse e al Rally dei Fiori.
Nel 1968 sfiorò la vittoria anche alla massacrante Londra-Sydney Marathon, sfumata alla fine per un incidente stradale mentre nel 1969 vinse il Rally del Marocco con una vettura a passo accorciato e nel 1974 colse un’altra prestigiosa affermazione al Rally dell’Acropoli. La carriera della DS riprende idealmente nel 2011 con la DS3 (allora ancora con il marchio Citroën) che dominerà anche nel 2012, grazie anche al manico di Sébastien Loeb che con questa vettura vinse l’ultimo dei suoi 9 titoli piloti di fila. Ma sbaglia anche chi crede che l’arrivo di DS al mondo delle competizioni elettriche sia stato improvviso e non privo di segnali premonitori.

Il 10 luglio del 2010 infatti al circuito di Le Mans, in occasione della Le Mans Classique, fece la sua apparizione la Citroën DS Survolt, concept da 200 kW ad emissioni zero condotta da Vanina Ickx.
Lo spirito di gruppo è dunque essenziale per PSA anche per le competizioni, per questo le monoposto elettriche impegnate nella Formula E nascono nel Motorsport Centre of Excellence, di stanza a Satory, alla periferia di Parigi come tutte le altre auto da corsa di Peugeot e Citroën.

Qui ha sede la DS Performance, diretta da Thomas Chevaucer e si preparano le monoposto elettriche che già hanno dato ottima prova di sé, tanto che Sam Bird ha colto il primo successo alla sua quarta gara, a Buenos Aires, e il team è arrivato terzo alla fine del campionato. L’anno dopo sono arrivati 4 podi e 2 vittorie (tutte e due a New York City), anche queste per merito di Bird, affiancato quest’anno dal connazionale Alex Lynn. Il britannico si è portato a casa anche la prima gara della stagione in corso dove sia lui sia il team sostano al terzo posto delle rispettive classifiche. A Satory però non guardano solo al presente e stanno già lavorando alla E-Tense FE19, la nuova monoposto la cui nuova denominazione anticipa quella dei modelli elettrificati che la DS commercializzerà già dal prossimo anno. Per allora, si spera di festeggiare qualcosa di importante e di fare della DS una dea anche in Formula E.
 

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Mercoledì 16 Maggio 2018 - Ultimo aggiornamento: 17-05-2018 10:23 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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