Phil Charles della DS Penske

FE, Charles (Ds Penske), stregato dal mondiale elettrico; «Pensavo di rimanerci sei mesi e invece mi ha completamente rapito»

di Mattia Eccheli
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MADRID – Stregato dalla Formula E. Phil Charles è un ingegnere britannico che parla con passione latina. Anche nei termini che sceglie. Approdato al mondiale elettrico con la Jaguar e poi passato a campionato in corso alla Ds Penske (non solo Jay Penske, ma lo stesso Jean Eric Vergne hanno giocato un ruolo determinante nella sua scelta) la passata stagione, in questa gestisce la sfida fin dall'inizio. A Madrid, in occasione dei test che aprono il campionato che comincia ufficialmente il 7 dicembre a San Paolo, in Brasile, racconta di essere «un veterano delle competizioni»: «Onestamente? Sono arrivato in questa classe pensando di restarci appena sei mesi prima di tornare in un'altra – spiega – ma ho sviluppato una forma di "dipendenza". Pensavo di passare da una scuderia di F1 all'altra, mentre invece sono in Formula E e mi ha completamente rapito».

Come mai questo “amore”?

«Per via del powertrain e per via della notevole incidenza che hanno i piloti. E del fatto che ogni membro della scuderia può impattare considerevolmente. Altrove intervieni e vedi i risultati in sei mesi, mentre qui uno ha un'idea geniale, la sviluppiamo come gruppo e la applichiamo subito. Sono veramente attratto da questo»

Solo il powertrain? Non il telaio, ad esempio, che è ancora uguale per tutti?

«Al momento ci sono già molte cose interessanti delle quali occuparsi. Non siamo in mille e non abbiamo le dimensioni di una squadra di F1. Con le risorse che abbiamo ci concentriamo su elementi già molto stimolanti. Poi, in futuro, quando avremo raggiunto altri risultati, magari ci potremmo pensare, ma non adesso».

Nemmeno pensando alla Gen5?

«E se invece che pensare al telaio immaginassimo un'apertura sul fronte delle batterie? O magari a un motore anteriore ancora più piccolo che possa venire adottato su auto stradali? O soluzioni per quello posteriore, come una frenata non idraulica e senza rigenerazione o magneti senza terre rare?».

Torniamo al presente, soddisfatto delle prove di Madrid?

«Dobbiamo fare attenzione perché siamo nella fase di test, abbiamo un certo numero di gomme e questo non è uno dei classici tracciati della Formula E. Dipende da come imposti la macchina: i dati vanno analizzati molto bene».

E i tuoi dati cosa dicono?

«Credo che siamo messi bene, ma abbiamo visto diverse squadre fare passi in avanti. Non farò nomi, ma una è vicina a noi (al suo fianco c'è la Nissan, ndr) e l'altra, che ha davvero impressionato, è giù in fondo, con le macchine gialle (la Kiro Race, con il powertrain Porsche, ndr). E non è tanto una questione di tempi: occorre guardare al quadro complessivo, tipo con quali gomme hai ottenuto quali crono».

Gli pneumatici sono la nuova variabile: ci saranno cambi durante le gare?

«Non sarà necessario perché sono studiate per arrivare in fondo alla gara. Ma se mi chiedi se servirà aggiungere un pit stop per il cambio degli pneumatici, direi di no: avremo gare fantastiche anche con le soste per il rifornimento di energia».

Gli obiettivi della Ds Penske quali sono, anche rispetto ai rivali?

«Non puoi veramente capire cosa fanno gli altri, ma devi concentrarti su quello che fai tu, come scuderia. È come se vai ad allenarti con la squadra: valuti quali sono le tue debolezze e provi a migliorare gli aspetti che non ti soddisfano. Ti chiedi cosa puoi fare meglio e se lo fai con costanza alla fine speri di ottenere quello che vuoi. Ma non è scontato».

Il tuo obiettivo personale, allora?

«Migliorare sempre. Il motorsport dipende dalle persone: io sono “ingegneria dipendente”. I singoli fanno la differenza e devi mettere assieme un mosaico nel quale ogni pezzo vada al proprio posto».

I tasselli della scorsa stagione?

«Siamo migliorati diventando molto bravi in qualifica introducendo novità che ci hanno portati avanti, ma adesso vogliamo crescere sotto altri aspetti. Abbiamo obiettivi interni, ma se me chiedi piazzamenti no, quelli non li ho».

Un risultato che non ti soddisferebbe?

«È relativo anche quello. Pensa alla F1: sai di non avere il miglior motore e quindi la quinta è una grande posizione. Poi, invece, l'anno dopo potresti essere deluso dalla seconda».

Ma tu e la Ds Penske non siete qui per lottare per il quinto posto.

«Giusto. La passata stagione siamo arrivati terzi e va bene. Rifammi la domanda tra qualche mese, quando avrò capito come sono messi gli altri, e ti dirò quello che potremmo essere in grado di ottenere. In questo momento stiamo ancora cercando di capire dove siamo, perché altri hanno fatto passi in avanti».

Non è che ti nascondi, forse come qui a Madrid?

«Forse. Ma allora non abbiamo fatto un bel lavoro, perché siamo stati veloci, anche con il miglior tempo di una sessione. Mi intriga capire come funzionano le gomme: come scuderia le vogliamo interpretare, non per piazzamenti, ma per gli obiettivi. Voglio imparare».

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Sabato 9 Novembre 2024 - Ultimo aggiornamento: 20:12 | © RIPRODUZIONE RISERVATA