
FE, Charles (Ds): «Il PitBoost, la ricarica ultrarapida, è una novità tecnica importante»

DS N°8 è l'auto presidenziale della Repubblica Francese. L'ammiraglia elettrica è utilizzata dal Presidente Macron

FE, pole per Rowland (Nissan), davanti a de Vries (Mahindra) anche con la pioggia. Poi le Ds Penske di Günther e Vergne

FE, Rowland (Nissan) trionfa a Monaco davanti agli ex iridati de Vries (Mahindra) e Dennis (Andretti)
La “prima volta” della Formula E con il PitBoost, il sistema di ricarica ultrarapida da 600 kWh, è stata un successo per la Ds Penske, che nell'ePrix inaugurale di Jeddah, il terzo della stagione, a metà febbraio, con Maximilian Günther aveva centrato un prestigiosissimo en plein: pole, vittoria e giro veloce. Grazie a Jake Hughes con la Tipo Folgore della Maserati, il gruppo Stellantis era passato alla storia anche per essere stato il primo a rientrare ai box per il nuovo rifornimento di energia.
A Miami, dove la Formula E riparte sabato dopo quasi due mesi di sosta forzata (in marzo sarebbe dovuto gareggiare in Thailandia, ma tra organizzazione e autorità locali non era stata trovata l'intesa, almeno non per il calendario della stagione 11) per il quinto ePrix, il PitBoost non ci sarà perché viene impiegato solo nei fine settimana con il doppio appuntamento: se ne riparlerà a Monaco a inizio maggio. Phil Charles, il team principal del team franco americano, è stato uno degli artefici del ritorno al successo della Ds Penske: «È una novità tecnica importante», sintetizza quasi senza voce dopo l'incontenibile gioia che ha accompagnato il trionfo del pilota tedesco
Dal vostro punto di vista il PitBoost ha funzionato.
«Dal nostro punto di vista sì: è andata benissimo. Quello che possiamo fare in questa configurazione da competizione è fantastico».
La Formula E si conferma come un laboratorio.
«Ci sono macchine che caricano già a 300 kW di velocità, la metà di quella che abbiamo qui e che saranno disponibili in tempi brevi. Ci sono ancora dei problemi da risolvere perché se aumenti la velocità di ricarica devi anche cominciare a raffreddare il cavo del rifornimento».
Significa che...?
«In Formula E riforniamo 3.8 kWh in mezzo minuto, ma se devi fare un pieno di 90 kWh su una macchina di serie c'è molta più corrente da trasferire per un periodo di tempo più lungo e quindi serve anche una diversa gestione termica».
La tempistica per il trasferimento sulle auto di serie?
«Siamo vicini, molto vicini».
Il segreto del successo?
«Quello solito della Formula E, un campionato durissimo e equilibratissimo, in cui il pilota incide tantissimo e ha un grande potere su quello che accade in gara».
Quanta fortuna c'è nel vincere con un sorpasso all'ultima curva?
«Dipende a chi lo domandi. Se chiedi a me ti rispondo che non è stata una questione di fortuna... è una questione di strategie e ognuno ne studia una diversa. Nella prima gara la nostra era opposta rispetto a quella di Rowland (il pilota della Nissan superato da Günther nel finale, ndr)».
La variabili sono molte.
«Assolutamente, basti pensare a quello che succede se entra una safety car. Ma è il bello del nostro campionato, che offre la possibilità di programmare le gare in modo diverso».
Per Stellantis e per Nissan, quella di Jeddah, vicino alla Mecca, è stata quasi una... pista santa.
(ride) «Lascio a te il parallelismo religioso».
Un giudizio sul quasi debuttante Taylor Barnard, il secondo della generale individuale con tre podi in quattro gare con la monoposto della McLaren con powertrain Nissan, il più giovane di questo campionato?
«Sta facendo un lavoro fantastico. La tendenza della Formula E è stata finora quella di puntare sui piloti più esperti perché il campionato è così duro e 'specialistico' e quindi che un giovane come lui abbia ottenuto risultati così è davvero un eccezionale. Però, più in generale, possiamo ritenerci davvero fortunati con il livello dei contendenti che abbiamo: a maggior ragione è impressionante quello che sta facendo questo ragazzo».