Nella foto, la sede della Red Bull F1

La partnership tra Red Bull e Porsche per il 2026 si sta raffreddando? Scopriamo cosa sta accadendo

di Massimo Costa
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Archiviato l'annuncio dell'ingresso dell'Audi in F1 come motorista e azionario del team Sauber (anche se questo aspetto non è ancora stato reso ufficiale) a partire dal 2026, ci si aspettava che anche l'altro prestigioso marchio del Gruppo Volkswagen, Porsche, rendesse nota la partnership con la Red Bull per la fornitura delle power unit, sempre a partire dal 2026. Invece, con una certa sorpresa, l'accordo stenta a decollare. E quel che pareva scontato, non lo è più. Lo scorso luglio, a seguito di una fuga di notizie dal Consiglio di Concorrenza in Marocco, era emerso che Porsche avrebbe dovuto rilevare il 50 per cento del team Red Bull. Il tutto con la benedizione del grande boss del marchio austriaco, Dieter Mateschitz, che forse sta immaginando un ritiro dalle scene della F1 considerando i suoi 78 anni. Ma chi tiene le redini della squadra con base a Milton Keynes, in Gran Bretagna, non pare molto d'accordo a questa soluzione. "Ci sono ancora molti dettagli da chiarire. Porsche è la benvenuta, ma la materia di discussione non è semplice. Spero che si arrivi a un esito positivo", ha per adesso commentato il team principal Christian Horner, come si legge sulla rivista tedesca Auto Motor und Sport, sempre bene informata su quanto accade nelle Case automobilistiche tedesche.

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Il 2026 pare lontano, ma il prossimo 15 ottobre scade il termine per registrarsi presso la FIA come motoristi del Mondiale F1, almeno per avere parola sulle questioni tecniche. E per Porsche c'è in mezzo anche la preparazione all'ingresso in Borsa, previsto a breve con lo scorporo dal Gruppo Volkswagen. Un passaggio che potrebbe rallentare l'approdo in F1, almeno a livello di comunicazioni pubbliche, anche se l’operazione, secondo gli analisti, può generare valore per 85 miliardi dollari. Dunque cosa potrà accadere? Non mancano le rivalità interne al gruppo Volkswagen. Audi produrrà in proprio, presso la base di Neuburg, il suo V6 turbo-ibrido, mentre Porsche farebbe affidamento al reparto motori che Red Bull ha allestito a Milton Keynes così da avere in mano il proprio destino, dopo il disimpegno della Honda. E questo corposo investimento, con 300 ingegneri già in organico, rende adesso la Red Bull libera di ragionare con il coltello dalla parte del manico.

"Noi possiamo realizzare un propulsore da soli", ha sottolineato Helmut Marko, braccio destro di Mateschitz. Questo significa sfidare a viso aperto grandi gruppi automobilistici, ma ci sarà comunque da attenersi al budget cap imposto anche per i motoristi. Un'altra strada sarebbe quella di riallacciare il filo con Honda, se il costruttore giapponese scegliesse davvero di rientrare in prima linea con i prossimi regolamenti, un'ipotesi che dal Sol Levante non è mai stata esclusa.

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Giovedì 1 Settembre 2022 - Ultimo aggiornamento: 20:12 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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