Sam Bird, è l unico pilota ad aver vinto almeno una corsa in Formula E in ogni stagione

Sam Bird (Jaguar): ««Le FE sono le vetture più difficili. Bisogna guidare in modo fluido per non perdere velocità»

di Alberto Sabbatini
  • condividi l'articolo

Sam Bird nella storia della Formula E detiene un record speciale. È l’unico pilota ad aver vinto almeno una corsa con le monoposto elettriche in ogni stagione. La FE è nata nel 2014 e da allora, ogni anno, Sam Bird ha messo a segno un sigillo vincente. Era sul podio (3°) nella prima gara della storia, a Pechino il 13 settembre 2014, e ce l’abbiamo ritrovato pure nell’ultima gara della serie, a Diriyah in Arabia Saudita, il 27 febbraio scorso, gara che Bird ha dominato con la sua Jaguar i-Type 5. In mezzo ci sono 10 vittorie in 7 anni con le monoposto elettriche. Soltanto Sebastien Buemi ha colto più successi di lui (13) nella categoria.  Con l’Italia poi Sam Bird ha un rapporto ancora più speciale. Ha vinto la prima gara di Roma, nel 2018. Nel nostro paese ha scelto di sposarsi, quello stesso anno, sulle rive del lago di Como. E in Italia ha avuto lunghi trascorsi perché per 4 anni è stato pilota ufficiale Ferrari nel campionato del mondo Endurance e a Le Mans contribuendo ai successi iridati del Cavallino. Anche la sua prima vittoria importante con le monoposto GP2 (la categoria di supporto alla F1) l’aveva conquistata proprio in Italia: a Monza 10 anni fa. Ora che ha vinto l’ultima gara di FE in Arabia Saudita ed è 2° in campionato, arriva da favorito al doppio appuntamento di Roma.

Ha un legame forte con l’Italia.
«Mi piace e mi piace la pista di Roma. Il tracciato è qualcosa di speciale. Roma è la città che ha la più grande storia e tradizione di tutto il mondo e il circuito riflette la sua natura: è uno dei più belli in assoluto. È impegnativo e completo; ci sono curvoni veloci e punti strettissimi dove sbagliare è un attimo. Mi piace perché ti impegna non solo fisicamente ma anche mentalmente; in quella sequenza di curve fra i muri non devi mai perdere la concentrazione».

La pista però è cambiata in parte dall’ultima edizione. Ha avuto modo di vederla?
«Sì, ho appena guidato al simulatore sul circuito rinnovato per familiarizzare. È stato modificato ma non ha perso il suo fascino; ora il percorso è più lungo, è ancora più veloce ed è diventato più “bumpy”, come diciamo noi, ci sono più dossi e avvallamenti. È ancora più difficile e sarà più selettivo».

Sei in FE fin dalla prima generazione di vetture, nel 2014. Come è cambiata la guida di queste monoposto negli anni?
«Tantissimo. All’inizio, nel 2014, un’auto da corsa elettrica era una novità per tutti noi e non sapevamo, piloti e ingegneri, come estrarre la massima performance da un veicolo che si muoveva spinto da batterie e non da un motore termico. Ora dopo tanti anni posso dire che la Formula E sia l’auto da corsa più difficile che abbia mai guidato».


In cosa consiste la difficoltà?
«È difficile portare l’auto al limite per una serie di motivi. Usiamo gomme stradali che offrono poco grip, l’asfalto è quello delle strade di tutti i giorni perciò è scivoloso e pieno di buche e le monoposto sono molto pesanti».

E poi i piloti sono tutti vicini.
«Esatto. Questo è dovuto al fatto che la pista è stretta e le prestazioni delle auto molto simili. Per cui gli spazi sono più serrati e i tempi di reazione devono essere più rapidi. In corsa poi devi gestire i sistemi elettronici di rigenerazione dell’energia e cambiare parametri curva dopo curva per avere trazione ma anche trovare il giusto compromesso fra velocità e dispendio energetico».


Ma tu hai guidato le F2, sei stato collaudatore F1 per Mercedes. Possibile che la FE crei più difficoltà a un pilota di una F1?
«Sì e ti faccio un esempio: quando guido la mia Jaguar le mie dita sono molto più impegnate sul volante di com’erano quando collaudavo la Mercedes F1 nel 2012. In FE i miei pollici ed i miei indici non smettono mai di toccare pulsanti e pomelli rotanti sul volante per cambiare continuamente le regolazioni. In F1 non accadeva così».

Hai dovuto anche cambiare stile di guida?
«Sì, certo. Con una F1 o una F2 devi fare le curve a V: che vuol dire frenare più tardi possibile, arrivare al punto di corda e fermare o quasi l’auto, farla girare e riaccelerare più in fretta possibile. In FE invece devi essere meno aggressivo e non perdere velocità in curva a nessun costo; quindi devi arrotondare di più le curve per mantenere velocità. Mai frenare troppo sennò sprechi energia extra per farla ripartire».

Ti manca la F1? Ogni tanto non pensi che da collaudatore Mercedes avresti potuto essere al fianco di Hamilton se fossi rimasto là?
«Beh, la F1 la guardo sempre con piacere. Ma sono contento della carriera che ho fatto. In realtà il vero sogno che ho oggi, oltre a vincere il titolo Formula E con la Jaguar, sarebbe quello di disputare la 24 Ore di Le Mans con la hypercar Ferrari. Ho corso con Ferrari in GT per tanti anni e l’esperienza non mi manca. Nel dubbio, io a Maranello mi sono proposto. Chissà mai...».

  • condividi l'articolo
Martedì 13 Aprile 2021 - Ultimo aggiornamento: 15-04-2021 10:59 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
COMMENTA LA NOTIZIA
0 di 0 commenti presenti