NAPOLI - Alla vigilia della giornata mondiale degli oceani, celebrata lo scorso 8 giugno, venne presentato dai promotori il progetto del campionato di Formula E del mare, per la precisione la E1 World Electric Powerboat Series organizzata, con la benedizione della Federazione Mondiale Motonautica, dalla Electric Sea Race, società che fa capo allo spagnolo Alejandro Agag (presidente) e all’italiano Rodi Basso (amministratore delegato). Quest’ultimo, 48 anni, è un ingegnere aerospaziale napoletano proveniente dalla Formula 1 (ha lavorato in Ferrari, RedBull e McLaren) da tempo “convertitosi” alla mobilità elettrica e a tutto ciò che riguarda la difesa dell’ambiente. Lui ed Agag sono in pratica gli “inventori” del campionato del mondo riservato alle monoposto di Formula E, ma ora sono seriamente intenzionati a trasferire la tecnologia delle emissioni zero anche sul mare.
L’obiettivo dichiarato è organizzare un campionato con barche ecologiche in grado di volare sull’acqua a 50 nodi, da disputarsi su circuiti acquatici allestiti nelle città di mare (o anche di lago o di fiume) che si candideranno a recitare un ruolo in questo spettacolo all’insegna dell’eco-compatibilità.
Il progetto, mirato alla primavera del 2023, gode già di ampia copertura economica grazie al finanziamento del fondo sovrano saudita PIF (Public Investment Fund). I dettagli verranno illustrati a settembre, in occasione del Monaco Boat Show, ma il lavoro di preparazione avanza a ritmo incalzante, con il coinvolgimento della SeaBird Technologies di Sophi Horne, dello studio di progettazione Victory Design di Brunello Acampora e della consociata Victory Marine, che provvederà alla costruzione della RaceBird (così è stata battezzata l’E-racer, anche se – a giudicare dai primi disegni mostrati – più che un uccello da corsa ricorda le astronavi X-Wing di Star Wars).
A fine luglio si è svolto un incontro a Napoli, nella sede di Victory, proprio tra Acampora e Rodi Basso, con lo scopo di stabilire alcuni punti fermi del programma e determinare una roadmap che porterà alla composizione del campionato e delle squadre in gara. Sulle prime certezze e su tutte le opzioni al vaglio siamo in grado di dare alcune anticipazioni.
Il campionato si svolgerà con la formula del monomarca: gli organizzatori metteranno dunque a disposizione dei concorrenti le barche ecologiche, rigorosamente a zero emissioni, da loro costruite e fornite alle varie squadre previo corrispettivo in danaro di un milione di euro, cui vanno aggiunti 2 milioni per l’acquisizione della licenza in franchising (eventualmente rivendibile). A ogni squadra saranno assegnati un ingegnere e due meccanici. Obbligatorie le quote rosa: gli equipaggi in gara dovranno essere costituiti da un uomo e da una donna, che si alterneranno ai comandi. Nei piani c’è il reclutamento di piloti provenienti dal motorsport, dalla motonautica e dalle regate a vela.
Le gare si disputeranno in mare, o anche nei laghi o nei fiumi, nelle acque delle località che si candideranno ad allestire un adeguato campo di gara, quanto più possibile vicino alla costa, in modo da esaltare lo spettacolo. “Dopo il 7 giugno, giorno in cui abbiamo comunicato ufficialmente l’intenzione di organizzare la E1 Series, siamo stati contattati da una settantina di città, tra le quali anche Venezia. Purtroppo – sospira Rodi Basso – non si è fatta avanti la mia Napoli, che potrebbe offrire uno spettacolo fantastico davanti al suo lungomare, ma siamo stati letteralmente travolti da richieste provenienti da ogni parte del mondo. Del resto una competizione organizzata in nome non solo dello sport ma anche della difesa dell’ambiente rappresenta una occasione perfettamente in linea con i tempi, come dimostra lo straordinario successo avuto dalle gare di Formula E”.
La prima edizione del campionato si svolgerà su 10 gare, 5 su circuiti acquatici allestiti in Europa, altre 5 in luoghi come New York, Miami, la Groenlandia, l’Amazzonia, il Medio Oriente. Luoghi lontani, difficili da raggiungere, ma il piano degli organizzatori prevede il trasferimento delle barche a bordo della Sant’Elena, storica nave inglese un tempo adibita al trasporto postale, totalmente rimodernata e motorizzata con diesel “puliti”, a basso contenuto di sostanze inquinanti.
“Tutto deve rientrare nell’alveo di un progetto ecocompatibile” tiene a sottolineare Basso, aggiungendo che nel progetto rientra anche l’allestimento di un paddock galleggiante, costruito in materiale ecologico e trasferibile da un campo di gara all’altro.
Nel piano rientrano, ovviamente, gli accordi con le varie amministrazioni comunali e con le autorità locali. Un percorso non sempre facile, in Italia, dove la burocrazia crea non pochi ostacoli anche alle iniziative più interessanti. Ben consapevoli del problema, gli organizzatori della E1 Series prevedono di offrire in omaggio ai sindaci le colonnine per la ricarica elettrica, supporto tecnico indispensabile per la diffusione della mobilità a zero emissioni sia in mare sia su strada.
E veniamo alla barca. Da giugno è stato congelato il design affidato a Victory Marine e sono stati avviati gli studi sull’ingegnerizzazione di un prototipo che, come detto, avrà forme ispirate alla natura e agli uccelli. “Siamo ancora in una fase iniziale – tiene a sottolineare Brunello Acampora – lavoriamo su modelli di simulazione, facciamo calcoli e analisi, ma posso assicurare che entro fine anno passeremo a una fase più concreta, concentrando tutte le nostre attenzioni su Frankie”. Frankie, diminutivo di Frankenstein, è il nomignolo dato a un prototipo ancora molto lontano da quella che sarà l’imbarcazione da corsa destinata al campionato. Si tratta infatti di una barca usata, alla quale sono stati montati foil in carbonio in grado di sollevarla dalla superficie del mare.
“In tal modo – spiega Acampora – approfondiamo tutti gli studi sull’evoluzione dei foil. Abbiamo visto ciò che hanno rappresentato le barche volanti nell’ultima Coppa America, ora dobbiamo adattare la tecnologia ad una barca piccola, di 7,5x2,8 metri, studiata per le competizioni e capace di raggiungere i 50 nodi con motorizzazione full electric. E’ un campo nuovo, tutto da scoprire – aggiunge il progettista - ma siamo certi di aver intrapreso la strada giusta potendo contare, tra l’altro, anche sulla collaborazione di gente che risponde ai nomi di Luca Olivari, tra i maggiori esperti al mondo di materiali compositi, e Mario Caponnetto, autentico guru della fluidodinamica (è stato membro di punta del team progettuale di Luna Rossa e vanta esperienze significative in Coppa America, ndr).
Per il momento l’orientamento è utilizzare la fibra di carbonio per la costruzione, che dovrebbe essere in sandwich a nido d’ape o ad alta densità. Ma sono all’esame anche altre soluzioni, tra le quali le fibre di lino naturali, che comportano un aggravio di peso del 40%, ma sono più sostenibili e prevedono che gli scarti finiscano direttamente nell’organico. “Ci stiamo ragionando con calma” dice ancora Brunello Acampora, aggiungendo che una volta fatte le scelte definitive la costruzione delle barche da competizione verrà curata da Victory Marine, società controllata di Victory Design, potendo contare anche sulla collaborazione di un’azienda toscana specializzata in forniture militari.
“Intanto – aggiunge il progettista - non vediamo l’ora di intraprendere i primi collaudi con Frankie, fidandoci anche della collaborazione dell’ex campione di offshore Luca Ferrari. Sarà lui a darci le informazioni e le indicazioni necessarie per la definitiva messa a punto dei foil. Hai voglia di lavorare al software e di innamorarti del modello, ciò che conta è la prova reale. E noi siano decisi a realizzare entro febbraio del 2022 il primo prototipo vero, definitivo, quanto più possibile vicino al prodotto finale”.
Per quanto riguarda la motorizzazione è stato deciso soltanto che sarà fuoribordo, dovrà avere una potenza di 150 kW e dovrà utilizzare un piede poppiero già esistente sul mercato, ma con eliche speciali appositamente disegnate. Al momento non sono state prese decisioni definitive sulle batterie né si dispone di indicazioni sui tempi di ricarica. L’unica certezza è che non ci saranno rischiose fughe in avanti. “L’obiettivo – si limitano a dire Acampora e Basso – è seguire la stessa impostazione utilizzata per la barca e per i foil, e dunque faremo una sintesi dello stato dell’arte, guardando a ciò che sta avvenendo nel mondo dell’auto, in particolare delle supercar a emissioni zero”.