La Toyota TS050 ibrida da 1.000 cv con la quale Kamui Kobayashi ha conquistato la hyperpole alla 24 Ore di Le Mans sfiorando il record della pista da lui stesso fissato nel 2017

Toyota hyperpole di Kobayashi a Le Mans, Bruni (Porsche) leader delle GTE-Pro, Ferrari davanti tra le GTE-Am

di Nicola Desiderio
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La Toyota si prende la pole position della 88ma edizione della 24 Ore di Le Mans e punta a vincerla per la terza volta consecutiva segnando la fine della stagione WEC 2019-2020 e l’addio alle LMP1 in vista del cambio di regolamento che vedrà l’avvento della LMH (Le Mans Hypercar) come nuova classe regina.

A segnare il miglior tempo è stato Kamui Kobayashi che, al volante della sua TS050, ha fermato il cronometro su 3’15”267 (velocità media di 251,2 km/h…), un tempo molto vicino al limite assoluto di 3’14”791 che lo stesso pilota giapponese detiene. Sembrava anzi che il record essere abbattuto all’ultimo tentativo visto che i tempi delle prime due frazioni erano stati più veloci di 6 decimi rispetto al giro del 2017, ma secondo la direzione di gara Kobayashi avrebbe tagliato leggermente sulle Curve Porsche uscendo dai margini consentiti. Il risultato è comunque rimarchevole se si considera che il peso minimo di quest’anno per le LMP1 ibride è di 895 kg contro gli 875 kg di 3 anni fa. Elemento favorevole è stata invece la temperatura di 23 °C, ovviamente inferiore a quella del 16 giugno di 3 anni fa, e che ha fatto lavorare alla perfezione gli pneumatici.

Kobayashi si prende comunque la sua terza pole position a Le Mans (la quarta consecutiva per Toyota) ed è il primo pilota ad aver conquistato la prima fila con la nuova formula della Hyperpole, assai simile a quella Superpole della Formula E e con la quale i primi posti per ciascuna categoria vengono decisi con una sessione di 30 minuti ristretta a coloro che ottengono i 6 migliori tempi. Dietro di lui, a soli 555 millesimi, è arrivata la Rebellion R13 con motore Gibson di Senna-Nato- Menezes davanti all’altra Toyota di Nakajima-Buemi-Hartley e all’altra Rebellion, guidata da Louis Deletraz, capace di raggiungere 349 km/h sul rettilineo dell’Hunadieres, punta ben maggiore delle Toyota grazie alla maggior potenza del motore aspirato. Ma non è bastato a controbilanciare i 1.000 cv, per metà elettrici, e la trazione integrale che danno ai prototipi giapponesi un grande vantaggio in uscita dalle curve.

Ce l’hanno fatta invece Paul di Resta e la sua Oreca-Gibson della United Autosports a battere il record per la LMP2 con un 3’24”842 che migliora il precedente limite di 314 millesimi e consente di tenere dietro la Aurus-Gibson della G-Drive Racing del due volte campione di Formula E, Jean-Éric Vergne. Parla italiano, almeno nel manico, la GTE-Pro con Gianmaria “Gimmi” Bruni che, con la sua Porsche 911 RSR ufficiale, ha fermato il cronometro su 3’50”874, lontano dal suo stesso record di 3’47”504 fissato nel 2018 a causa di restrizioni intervenute nel frattempo sulla potenza del motore. Bruni si è messo dietro la Ferrari 488 GTE Evo della AF Corse guidata da Pier Guidi-Calado-Serra e l’Aston Martin Vantage AMR ufficiale di Thiim-Sørensen-Westbrook. Nella GTE-Am la Ferrari di Côme Ledogar ha avuto la meglio sulle Porsche del team Dempsey-Proton, nel cui equipaggio c’è anche l’italiano Riccardo Pera, e della Project 1 che nel cui terzetto sono presenti Egidio Perfetti e Matteo Cairoli.

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Venerdì 18 Settembre 2020 - Ultimo aggiornamento: 20-09-2020 11:58 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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