Tommaso Volpe, direttore globale del Motorsport di Nissan

Volpe, l'italiano che guida il Motorsport di Nissan: «In FE per vincere. Ipocrita non dirlo»

di Mattia Eccheli
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VALENCIA – Nella Formula E non c'è una squadra italiana. E non ci sono nemmeno piloti del Belpaese: l'ultimo era stato Luca Filippi, ingaggiato dalla Nio nella stagione 2017/2018. Tommaso Volpe, direttore globale del Motorsport di Nissan, è così il personaggio più in vista del circuito elettrico a livello di squadre (a livello organizzativo Renato Bisignani è general manager del campionato). Volpe ha 45 anni ed è di Napoli: nel 2016 il Messaggero lo aveva intervistato al Salone di Parigi, fresco di nomina alla guida del Motorsport di Infiniti. Senti questa responsabilità?

«A dire la verità non ci avevo pensato – sorride – ma grazie per avermici fatto riflettere. Quasi quasi preferivo non saperlo. Scherzo, naturalmente».

Non ci sono piloti italiani...

«Se è per quello non ci sono nemmeno in Formula 1, dove il nostro paese è rappresentato a livello di scuderie».

Appunto: non è strano?

«Non credo sia una questione di nomi o di talenti. In questo momento la situazione è complicata e il nostro paese non è in grado di mettere i giovani nelle condizioni migliori. In ballo, lo sappiamo tutti, ci sono anche le sponsorizzazioni».

Non siamo “sportivamente” in crisi, insomma.

«Non direi. Abbiamo radici profonde nel motorsport e grandi professionisti».

A cosa punti con Nissan in Formula E?

«Vogliamo essere un team competitivo e credibile».

Tradotto: volete vincere?

«Certo che vogliamo vincere! Sarebbe ipocrita dire che siamo qui per fare altro, anche perché lo scorso anno siamo arrivati secondi. Dobbiamo però capire come vanno gli altri, che rappresentano uno delle molte variabili di questa come di altre serie».

Più di altri campionati, la Formula E è un laboratorio: cosa trasferisce Nissan dalla pista alla strada?

«Diciamo che in queste prime due stagioni c'è stato un trasferimento dalla strada alla pista, perché lavoriamo all'elettrificazione da oltre settant'anni: la Tama, peraltro realizzata in pochissimi esemplari, risale al 1947. Ma con la Leaf, la prima elettrica per il mercato di massa, siamo sul mercato da dieci anni».

Il percorso inverso?

«Credo a partire da questa stagione: l'elettrificazione per noi non è mai stata solo un'ipotesi “esplorativa”».

La gente diffida ancora delle auto elettriche, soprattutto per via dell'autonomia.

«Lo sappiamo, ma sono timori ingiustificati. Tanto per cominciare perché, per definizione, l'auto elettrica serve per la mobilità urbana: molte amministrazioni stanno chiudendo i centri ai veicoli con motori a combustione interna. Significa che le percorrenze sono inevitabilmente ridotte».

Ma l'auto serve anche per gli spostamenti più lunghi...

«L'ansia da percorrenza si è ridotta perché la capacità delle batterie è aumentata e perché è stata sviluppata l'infrastruttura di ricarica. Se sai che ovunque tu vada trovi una colonnina hai ovviato al problema: anche alcune compagnie petrolifere, come la Shell che è nostro partner in Formula E, da fornitrice di carburante è diventata fornitrice di energia. Diciamo che il gap tra i veicoli elettrici e quelli convenzionali è ormai ridottissimo. E mi riferisco anche al prezzo, soprattutto se consideri tutti i costi. Tra l'altro, il prezzo dell'energia è soggetto a molte meno oscillazioni rispetto a quello della benzina o del diesel».

La Formula E è la serie del futuro?

«Ha un eccellente rapporto tra spesa e resa. Il pubblico che la segue è diverso rispetto a quello del motorsport tradizionale: è molto “social” e familiare. Del resto è un campionato che porta le competizioni in città».

È un pubblico che non vuole vedere le immagini di Grosjean che scappa dall'auto in fiamme...

«La Formula E ha la sicurezza fra i propri pilastri assoluti: non potrebbe essere altrimenti perché le gare si disputano nel cuore delle metropoli».

Cosa si aspetta Nissan dalla partecipazione al mondiale a zero emissioni?

«Vuole venire riconosciuta come leader mondiale dell'elettrificazione. Non è solo una questione di prestazioni: è importante far capire che questa tecnologia si presta anche al divertimento».

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Martedì 19 Gennaio 2021 - Ultimo aggiornamento: 20:24 | © RIPRODUZIONE RISERVATA
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